Tracce N.11, Dicembre 2006

L'insopprimibile positività che domina il cuore del Papa
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Il viaggio in Turchia di Benedetto XVI è stato un viaggio di testimonianza. Un viaggio contro l’inimicizia. Il Papa non solo ha toccato e affrontato tante questioni spinose della nostra epoca: rapporto tra identità diverse, libertà religiosa, diritti umani, ecumenismo, e grandi questioni geopolitiche. Ma egli ha mostrato anche, con gesti e con parole, come un uomo di fede affronta tali problemi. Che sono, in scala più grande, i medesimi dilemmi - favoriti dal male che genera inimicizia - in cui tutti ci imbattiamo ogni giorno, dentro e fuori di noi. Con gesti e con parole ha mostrato, testimoniato, quale insopprimibile positività domina il cuore di un cristiano e lo rilancia nel tentare di costruire il bene. Commentatori e semplici cittadini - turchi, arabi o occidentali - hanno notato quanto il Papa sia stato semplice e diretto. E quanto egli, certo della propria fede e della propria responsabilità, sia stato capace di accoglienza e di dialogo. Di incontri veri. La fonte di tale atteggiamento non risiede in una strategia di comunicazione. Né in una posizione politica. Il cuore da cui proviene è la pace della fede.
Ma cosa è la pace dell’uomo di fede? Una specie di tranquillità imperturbabile? Una assenza di conflitti? Uno stare al riparo dalle contraddizioni della storia? Ne ha parlato lui stesso alla piccola comunità cristiana, che vive in quei luoghi che furono visitati da san Paolo e abitati da Maria. «Egli è la nostra pace», è stato il motto scelto dal Papa per il suo viaggio apostolico. E commentando il brano di Paolo dove l’Apostolo delle genti usa quella espressione, Benedetto XVI ha detto: «Ispirato dallo Spirito Santo, Paolo afferma non soltanto che Gesù Cristo ci ha portato la pace, ma che egli “è” la nostra pace. E giustifica tale affermazione riferendosi al mistero della Croce: versando “il suo sangue” - egli dice -, offrendo in sacrificio la “sua carne”, Gesù ha distrutto l’inimicizia “in se stesso” e ha creato “in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo” (Ef 2,14-16). L’apostolo spiega in quale senso, veramente imprevedibile, la pace messianica si sia realizzata nella Persona stessa di Cristo e nel suo mistero salvifico. (…) Questo “mistero” si realizza, sul piano storico-salvifico, nella Chiesa, quel Popolo nuovo in cui, abbattuto il vecchio muro di separazione, si ritrovano in unità giudei e pagani. Come Cristo, la Chiesa non è solo strumento dell’unità, ma ne è anche segno efficace. E la Vergine Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, è la Madre di quel mistero di unità che Cristo e la Chiesa inseparabilmente rappresentano e costruiscono nel mondo e lungo la storia».
Il male - che ci fa male perché introduce un sospetto che ci allontana dall’altro - è vinto in Cristo, che ne ha sofferto, ma non si è lasciato dominare da esso, tanto era più forte il Suo legame col Padre e con gli uomini.
La testimonianza del Papa, che ora tutti vedono come uomo di pace, nasce dalla riscoperta del significato del Battesimo. Noi sperimentiamo ogni giorno quanto sia forte e corrosiva l’inimicizia. Per molti essa rappresenta il volto vero e definitivo della vita umana. Preda dell’inimicizia, la vita si dibatte inutilmente nella costruzione di vincoli, di leggi e di usi che ne limitino i danni. E che finiscono per assicurare al più forte una esistenza senza troppi problemi. Il Battesimo sovverte questa visione. Non abbandona la vita all’inimicizia, al sapore amaro e al comportamento violento che essa genera. Ne estirpa la radice.
«Ricevendo il sacramento del Battesimo» ha detto ancora il Papa nella Cattedrale di Istanbul «siamo stati tutti immersi nella morte e resurrezione del Signore, “siamo stati dissetati dall’unico Spirito”, e la vita di Cristo è diventata la nostra affinché viviamo come lui, affinché amiamo i nostri fratelli come lui ci ha amati (cfr. Gv 13, 34)». La testimonianza del Papa è la medesima di tanti semplici cristiani che riscoprono il senso del proprio Battesimo: quando un uomo lascia entrare la positività che è Cristo, la vita diventa una presenza originale e non più una reattività alle circostanze. Tutto il viaggio ne ha dato prova, richiamando i cristiani all’avventurosa missione di essere collaboratori della volontà del Padre che vuole il bene nel mondo. E a gustare, nel presente, la vittoria sul male lungo la strada segnata da Benedetto XVI: «La Buona Novella non è soltanto una Parola, ma una Persona, Cristo stesso!». Buon Natale a tutti.