Tracce N.11, Dicembre 2007

Natale, l'inizio della speranza
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«Stanco e disfatto è il mondo», scriveva G.K. Chesterton nel suo A Christmas Carol datato 1900, «e astiosi e astuti tutti i re». È passato più di un secolo, ma non è cambiato molto. Il mondo continua ad essere smarrito, come allora. E il potere gioca ancora con il bisogno degli uomini.
Basta guardarsi attorno, per accorgersene. Fissare attoniti la guerriglia che incendia un Paese per colpa di una pallottola impazzita, sparata su un’autostrada una domenica mattina. O il buio di un delitto come quello di Perugia, nato dal nulla che si respira in troppe vite e subito trasformato nel solito canovaccio da talk show.
Ma basta guardare a se stessi per sorprendersi mille volte al giorno stanchi e disfatti come tutti, e in balia dei pensieri che pensano tutti.
Basta guardare, appunto.

Ma che cosa succede se quello sguardo non si ferma in superficie? Che cosa può accadere se va oltre, se accetta fino in fondo la sfida della realtà?
Perché bisogna essere ciechi e sordi per non vedere cosa scorre sul fondo del caos che ci circonda. Ciechi, per non accorgersi che «tutta la creazione geme e soffre fino a oggi nelle doglie del parto», come diceva san Paolo ai Romani. E sordi per non sentire la domanda che sta sotto, un grido che nessuna confusione riesce a soffocare. Ma io cosa cerco? Di che cosa ho bisogno davvero? Chi può sostenere la mia speranza? E chi può rispondere a questa mia sete di felicità senza fine?

Che tenerezza ha il Mistero per noi. Che compassione. E che fiducia, perché devi proprio avere una stima totale dell’uomo, per affidargli tuo Figlio. Devi scommettere tutto sulla sua libertà.
Eppure Dio irrompe nella storia proprio così: affidandosi alla tua - alla mia - libertà. Scendendo alla radice del tuo bisogno. Accompagnandoti fin lì, a scoprirne l’origine e la profondità. Richiamandoti a non soffocarlo, a condurlo fino in fondo. Fino a riconoscere che è bisogno di un Altro. Perché, aggiungeva Chesterton, «stanco è il mondo, ma del mondo / è questo il desiderio».
Il Mistero lo sa. Conosce bene il tuo cuore, perché è Suo. Sa che cosa cerchi. E risponde. In una maniera inimmaginabile: facendosi compagno di strada. Un uomo come noi. Un bambino. E poi, una compagnia di uomini come noi. La Chiesa.
A noi sembra pochissimo, ricordava tempo fa Julián Carrón in una lezione ai responsabili di Cl. Sembra pochissimo, tanto che continuiamo a cercare come se ci mancasse ancora qualcosa. E invece è tutto. Perché quella compagnia «ci fa capire qual è la natura del nostro io - rapporto diretto col Mistero - e qual è il significato di tutto il reale».

È questa la speranza che ci salva, come dice la nuova enciclica di Benedetto XVI che alleghiamo a questo numero. È un regalo che il Santo Padre fa al cuore di tutti perché ogni cuore sia aiutato a riconoscere Colui che risponde al bisogno.
Sembra pochissimo, come un bambino in una mangiatoia.
Invece è l’inizio di tutto.
Buona lettura. E buon Natale.