Tracce N.4, Aprile 2002

Carità
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Fuochi di guerra e terrore in Terra Santa, il prolungarsi di tensioni e di attacchi dopo la distruzione delle Twin Towers, altri focolai di violenza in Africa e in Estremo Oriente. E in Italia una tensione politica, alimentata pretestuosamente, e perfino atti di terrorismo. Il dissidio, la divisione, la sopraffazione violenta sembrano regnare in un’epoca che ha sempre celebrato se stessa come moderna, illuminata, nuova.

In questo contesto, la tentazione dello scoramento è forte. Da dove ripartire per creare unità tra gli uomini?

Fallacemente si è creduto che per annullare le tensioni bastasse annullare le differenze, che bastasse insegnare a tutti che non c’è nulla per cui valga veramente la pena di esistere, che non c'è verità da perseguire nella vita, e dunque nessun motivo per combattersi. Chi ha bevuto alle cattedre (universitarie e massmediatiche) di tale pensiero si ritrova attore egli stesso di violenza o comunque incapace di porre un’alternativa che non sia vana ciancia. Nell’epoca del pensiero “debole” regna la violenza come norma dei rapporti, così come regnava in quella del pensiero “forte”.

I tremila che hanno percorso dietro alla croce il cammino del Venerdì Santo a New York, attraversando il ponte di Brooklyn fino a Ground Zero, avevano bene in mente che non un pensiero salva l’uomo, ma il sorprendente gesto d’amore di Dio nel morire di Cristo per risorgere nella carne. Non un discorso, ma il riconoscimento di una Presenza eccezionale e più grande di ogni idea e ideologia costituisce per gli uomini di ora e di sempre un attacco di ripresa, una possibilità di carità reciproca, in mezzo alle contraddizioni della storia. Il nuovo sindaco di New York ha voluto inaspettatamente essere presente a quel gesto proposto alla città da Comunione e Liberazione, lui ebreo non praticante a un’iniziativa di cattolici. E il Papa ha inviato imprevedibilmente un messaggio personale.

La storia, contro ogni riduzione a teatro di scontro, riprende sempre dalla carità che Dio indica con il suo gesto agli uomini. La Via Crucis a Ground Zero - come tutte le altre Via Crucis del popolo cristiano - ha detto a tutti che non si può capire nulla dell’Essere, né delle Twin Towers, né di ogni altra cosa senza carità, l’unica parola che salva tutto dell’umana vicenda, se la gente la prende con intelligente sincerità. Carità, e quindi possibilità di unità e di pace: un ecumenismo reale che la proposta cristiana realizza con chiunque la abbordi, come è accaduto alle centinaia di persone che si sono aggregate spontaneamente al cammino della croce di New York.