Tracce N.5, Maggio 1997

Un momento della storia provocativo e drammatico
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Viviamo in un momento triste, eppure "drammaticamente bello", perché la possibilità di una ripresa poggia tutta sull'io che si realizza come generatore di popolo e di storia. E l'io è rapporto con una "x" misteriosa, orizzonte infinito di ogni pensiero e di ogni azione che si dica umana, cioè libera. La libertà, infatti, è quella dinamica energica con la quale l'uomo aderisce all'Infinito. Nel momento in cui si nega che l'uomo è fatto per questo Mistero, il fenomeno della libertà si riduce a una irrequietezza che il potere deve controllare, normalizzandolo e fissando in sé il termine ultimo in base al quale un uomo si può dire libero. Per questo fin dall'epoca dell'Impero romano il totalitarismo ha identificato nella Chiesa cattolica un fattore irriducibile e indomabile.

Questo mese Tracce è quasi interamente dedicato al tema della libertà, una parola oggi tanto sbandierata quanto tradita e vilipesa.
In particolare abbiamo voluto offrire alcuni contributi - di tipo storico, culturale e dalla vita della Chiesa - che mostrano antecedenti e aspetti rivelatori della situazione presente. L'epoca moderna ha preteso affermare l'unica ed esclusiva signoria dell'uomo misura di tutte le cose, mettendo cioè tra parentesi quella che per gli antichi era elementare evidenza: che l'uomo non si fa da sé e dunque dipende, in tutto è dipendente da altro.
Il totalitarismo politico di qualunque colore deriva sempre da un dogmatismo culturale. Quando lo Stato pretende di mettersi al posto di Dio come unica speranza di ciò che possa essere in qualche modo ordine e salvezza terrena, l'individuo è alla mercé del potere, prigioniero della sua circonferenza.

La grande manifestazione popolare sulla scuola «Difendiamo il futuro», promossa da trenta associazioni laiche e cattoliche, che il 13 aprile ha raccolto a Milano ventimila persone, ha imposto all'attenzione del Paese - e delle sue forze politiche, maggioranza e opposizione - il punto nel quale si annida il pericolo per la libertà in Italia: l'assenza di una educazione adeguata dei giovani.
Al giornalista del Corriere della Sera che qualche tempo fa gli domandò: «Perché è successo tutto questo?», don Giussani rispose: «A tutte queste generazioni di uomini non è stato proposto niente. Eccetto una cosa: l'apprensione utilitaristica dei padri». E Angelo Panebianco ha scritto di recente: «In sostanza, non pensiamo né progettiamo il futuro, ma ci limitiamo a godere i privilegi presenti, perché ce ne infischiamo del destino dei nostri figli».

Questo è il tempo della persona, la realtà più fragile che ci sia - non c'era e adesso c'è -, ma sulla quale il Mistero, Dio, ha costruito nel tempo la dimostrazione della sua capacità di cambiare in meglio il mondo. Da duemila anni il Mistero che fa tutte le cose ha il nome di una Presenza diversa che catalizza la speranza e incomincia a sciogliere il ghiaccio delle cose.