Tracce n. 5, Maggio 2024
Davanti al muroLeggi«Nessuna guerra vale le lacrime di una madre che ha visto suo figlio mutilato o morto, nessuna guerra vale la perdita della vita, fosse anche di una sola persona». Ci sono parole che rimbombano più del frastuono dei missili perché dicono semplicemente la verità, come queste che il Papa non si stanca di ripetere, e che fondano ogni tentativo di affrontare conflitti in cui non si vede via d’uscita, la minaccia è continua, le ferite sono insondabili. Mentre andiamo in stampa, di fronte all’escalation in Medioriente e al martirio dell’Ucraina, Francesco torna a chiedere «la via del dialogo», perché prevalgano i negoziati e la diplomazia, «che può fare tanto».
Alla vigilia del voto europeo, il nostro Continente, con la sua vocazione a essere uno spazio di libertà e di pace, è chiamato a riscoprire cosa vivifica oggi questo suo tratto fondamentale, a essere di nuovo «un credibile interlocutore» e a «promuovere luoghi di dialogo che mettano al centro la persona e la vita», come ha ricordato di recente il Segretario generale della Cei, Giuseppe Baturi, parlando dei due scenari di guerra che sono alle nostre porte. Eppure è facile che con il passare del tempo tutto si attutisca, e qui si smetta di percepire la sofferenza, la fame e la paura di chi vive e muore là. Per questo abbiamo voluto ascoltare coloro che portano quelle ferite sulla propria pelle, come i due padri, israeliano e palestinese, protagonisti del libro di Colum McCann Apeirogon, che saranno ospiti con lui al Meeting di Rimini. Raccontiamo di persone che hanno scelto di guardare la realtà, di conoscere cosa accade, di porsi delle domande, andando in Ucraina per farsi vicine a chi ha bisogno di tutto e chiede speranza. C’è chi ha vissuto il genocidio in Ruanda o è stato vittima del terrorismo e testimonia il seme del perdono in tutta la sua potenza: non si tratta di dimenticare, ma di fare i conti con quello che è successo, come leggerete in questo numero, la cui copertina è dedicata a “Nostra Signora che abbatte i muri” di Betlemme. Troverete la sua storia nelle prossime pagine: è un’icona scritta sul muro di separazione tra Israele e i Territori palestinesi. La gente la chiama più semplicemente “Nostra Signora del muro” o “Nostra Signora della pace”. Perché solo con la sua stessa vita porta nel mondo l’unica Presenza in grado di rispondere a tutto il dramma dell’esistenza.