Tracce N.6, Giugno 2009
La vera festaLeggiIl cuore di molti aveva fatto un sobbalzo già lì a Rimini, ascoltando dal vivo quell’accenno: «Soltanto Lui è in grado di compiere questo desiderio. Per questo occorre festeggiare Cristo, che Cristo c’è!». Poi è iniziato il lavoro di ripresa, l’approfondimento del testo di quegli Esercizi della Fraternità di Cl. Le lezioni. L’assemblea. E lo stesso sussulto, ad incontrare di nuovo le parole di don Julián Carrón: «Alla fine, se il criterio è soltanto quel che mi pare e piace, Cristo diventa un pensiero che mi pare e piace più o meno; non è Chi mi rende possibile la corrispondenza di cui diceva don Giussani, l’unica vera corrispondenza, quella che è impossibile all’uomo se non Lo trova. Per questo occorre celebrare Cristo, festeggiare Cristo». E ancora: «Il nostro cuore è questo desiderio, ma noi siamo limitati e tutto quello che facciamo è piccolo, è limitato, è incapace di soddisfare questo desiderio dell’infinito. E per questo o c’è Cristo (Uno che viene da fuori e riempie il cuore) o possiamo incominciare a piangere, perché quello che desideriamo non c’è. Ecco perché può festeggiare Cristo solo chi capisce qual è la natura infinita del desiderio. Qualcuno come Leopardi, come sant’Agostino, come la Samaritana…».
Festeggiare Cristo, perché Lui c’è. E risponde al nostro cuore. «Finché non ci rendiamo conto di questo, non possiamo capire che grazia abbiamo avuto incontrando Cristo; non restiamo stupiti che Qualcuno abbia avuto pietà del nostro niente e ci abbia dato quella grazia, assolutamente inaspettata, che nessuno di noi merita e che tanti uomini cercano a tentoni. Noi abbiamo ricevuto la grazia, ma molte volte è come se non l’avessimo ricevuta». Vero. Fino alla radice. Fino a quel malessere che sentiamo dentro appena ce ne rendiamo conto. Possiamo avere incontrato Cristo. Possiamo essere abbracciati dalla Sua compagnia. Possiamo averLo davanti sempre, di continuo, in persone e momenti di persone che ce lo rendono contemporaneo, carne e sangue della nostra vita. E può non passarci per la mente l’idea di «fare festa».
E invece, eccolo lì il metodo: Lui stesso. Avendo Lui, «nessun dono di grazia più vi manca», come diceva san Paolo. Basta solo che il cuore pulsi, che l’umano non sia addormentato nell’anestesia, perché la vita diventi proprio così: una letizia continua. Una corrispondenza continua con una Presenza infinita, ampia e profonda quanto il nostro desiderio infinito. E una strada, un metodo. Perché il bello è che ogni istante della vita può diventare festa. Ogni circostanza: il lavoro e la famiglia, la fatica o la politica, il piatto da lavare o il volantino dato a un amico. Tutte occasioni per accorgerci della Sua presenza. Per festeggiare Cristo, e noi con Lui. Tutte. Persino - sembra impossibile dirlo - una campagna elettorale come quella che si è appena chiusa, come sa benissimo chi ci si è impegnato prendendola per ciò che poteva essere: una sfida a verificare questa corrispondenza, non solo questioni di potere... E infatti, a voto passato (e giornale stampato), qualunque sia il risultato, chi ha vissuto così quella circostanza potrà non voltare pagina e continuare, più certo e lieto di prima, a fare festa. La vera festa.