Tracce N.7, Luglio/Agosto 2009

Il bello dell’estate
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Il bello dell’estate è che si lavora sul serio. Non che durante l’anno ci si giri i pollici, per carità (almeno, non sempre e non tutti...). Ma è tra luglio e agosto, quando gli obblighi diminuiscono, gli impegni si diradano e le circostanze si fanno (apparentemente) meno pressanti, che la sfida diventa ancora più serrata. Perché va a parare dritta dritta sul peso che diamo al «tempo della libertà», come ci ha sempre richiamato don Giussani, ovvero a quel «momento in cui uno si impegna come vuole col valore che riconosce prevalente nella sua vita».
Ecco, è in questo impegno che sta il bello delle vacanze. Tutto il bello, perché è un impegno che tocca ogni aspetto: mangiare e divertirsi, cantare con gli amici o ammirare un tramonto in montagna. Non c’è istante del tempo libero che non si porti dentro questa esperienza possibile di un gusto pieno, profondo, che faccia «respirare a pieni polmoni» come diceva ancora don Giussani sempre a proposito di vacanze. Non c’è circostanza che non sia «parte del dialogo di ciascuno di noi con il Mistero presente», a patto di leggerla fino in fondo.

Per questo le vacanze sono un lavoro. E per questo, come ogni lavoro che si rispetti, ha bisogno di strumenti. Anzitutto la ripresa continua degli Esercizi, che ci vede impegnati da un po’ e che ci accompagnerà ben oltre settembre. Qualche lettura consigliata (le trovate più avanti nel giornale: fidatevi, fanno parte di un percorso). Ma anche il dono che Benedetto XVI ha voluto farci proprio in questi giorni, e che trovate allegato a Tracce: la Caritas in veritate, la sua terza enciclica. È un’“enciclica sociale”: parla di lavoro, economia, sviluppo. Ma lo fa partendo da un punto saldissimo che offre ancoraggio a tutto il resto: «Solo nella verità la carità risplende e può essere autenticamente vissuta. La verità è luce che dà senso e valore alla carità. Questa luce è, a un tempo, quella della ragione e della fede (...). Senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo. L’amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente». Carità e verità. Ragione e fede. Insomma, un «percorso di conoscenza», per usare un’espressione di cui, in questi tempi, stiamo scoprendo la profondità.

Lo dice all’inizio, il Papa. E lo riprende costantemente, come potrete leggere. Fino a quell’ennesimo accenno che arriva proprio nelle ultime pagine, e che sembra quasi rimandare in maniera singolare a un altro “strumento di lavoro” (e di gusto) delle vacanze. «Conoscere non è un atto solo materiale, perché il conosciuto nasconde sempre qualcosa che va al di là del dato empirico. Ogni nostra conoscenza, anche la più semplice, è sempre un piccolo prodigio, perché non si spiega mai completamente con gli strumenti materiali che adoperiamo». Ogni conoscenza è un piccolo prodigio. In altri termini, “un avvenimento”. Proprio come dice il titolo del Meeting di quest’anno. Ce n’è abbastanza per godersi il bello dell’estate, no?