Tracce N.7, Luglio/Agosto 2011

L'occasione
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Chissà se saremo davvero disposti ad affrontare la partita. A non archiviare le parole che sentiamo ripetere spesso all’inizio dell’estate nella scatola dei discorsi già sentiti: puliti, corretti, da ripetere a memoria, ma discorsi. «È il tempo della libertà», ci ha sempre ricordato don Giussani. E ce lo ricordava, ha osservato pochi giorni fa Julián Carrón, per una «stima particolare per il tempo libero» perché «lì uno vede e scopre che cosa vuole realmente, a che cosa dà lo spazio e il tempo».
E a cosa serve questo tempo? Che cosa ci possono regalare queste circostanze a prima vista meno impegnative, più semplici, completamente (o quasi) a disposizione della nostra libertà? «La verifica della fede», diceva lo stesso Carrón a un gruppo di universitari (vedi la Pagina Uno di questo numero): «La verifica della fede non avviene soltanto nelle elezioni o nella preparazione dell’esame. È soprattutto nel tempo libero che viene fuori che cosa abbiamo di più caro. È un’occasione stupenda». In una parola, anche le vacanze sono un test. Potente. Ci si guarda in faccia con più calma, ci si osserva in azione, e si vede dove si è. Che cosa ci muove, ci attira davvero.

Però, a pensarci bene, c’è anche un altro fattore a rendere questa occasione così incisiva. Ed è un paradosso. Perché a prima vista si tratta di un’assenza. Non si vive delle modalità solite, abituali. Qualche volto amico è più lontano. Qualche gesto comune (le riunioni, la caritativa, le assemblee) si dirada, o si concentra in alcuni momenti. Insomma, si è più soli davanti alla sfida di questa verifica. Che così può diventare un’occasione per mostrare con più chiarezza la vera urgenza a cui siamo di fronte: quella di un cammino personale. L’unico cammino indispensabile perché l’esperienza diventi nostra, quindi reale. «Ciascuno ha bisogno per sé di questa esperienza, non possiamo vivere soltanto dell’esperienza di un altro», si diceva ancora in quel raduno: «Perché sono io che devo fare l’esame di latino, sono io che devo stare davanti alla morosa, non è l’altro, non siamo noi tutti insieme. Davanti al dramma del vivere ci sono io». E ho bisogno di certezze io. Di un cammino io.

L’augurio è di ritrovarci a fine estate in cammino. Quindi, più certi. E più curiosi di afferrare i connotati di questa certezza. Paragonandosi con storie e testimoni come quelli di cui si racconta in questo numero (i ragazzi di Kampala, quelli di Asunción, le lettere…). O magari esplorando incontri e mostre del Meeting di Rimini, che si apre il 21 agosto ed è dedicato proprio a questa sfida. Personalissima, come si è detto. E insieme storica, perché è proprio impossibile non accorgersi di come sia la mancanza di certezze a rendere l’uomo - il mondo - di oggi confuso e scettico. Incidi lì, rendi certo l’io, e aiuti il mondo. Buona lettura. E buon cammino.