Tracce n.7, Luglio-Agosto 2019

Spazi umani vivi
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Lo spunto, stavolta, è un documento pubblicato qualche settimana fa. 
Si chiama “La libertà religiosa per il bene di tutti”, ed è il frutto di oltre quattro anni di lavoro di una commissione di teologi di tutto il mondo. Ma non è un testo da addetti ai lavori, anzi. Piuttosto, un aiuto grande a rimettere in asse molti fattori decisivi, nel caos in cui siamo immersi. Il motivo è semplice: solo nel rapporto con un significato troviamo una bussola in grado di orientare la vita. Senza, siamo abbandonati alla confusione. E solo se questo significato ha un volto che trascende ciò che si vede e si tocca, se è in qualche modo Dio – qualunque nome abbia –, tutto può tornare a prendere una forma adeguata.

Vale per la vita sociale, dove soltanto una libertà religiosa bene intesa e altrettanto ben custodita permette di rimettere al loro posto Dio e Cesare, religione e politica, senza strumentalizzazioni reciproche che nella storia hanno già mostrato tutti i loro limiti drammatici e oggi rischiano continuamente di riproporli. Ma vale anche per la nostra vita personale, perché è nel legame riconosciuto e accolto con il Mistero che ogni cosa torna là dove deve essere, viene ridimensionata – che non vuol dire ridotta, ma piuttosto ricondotta alla sua giusta dimensione, senza quelle sfasature quotidiane che ci fanno attendere la soddisfazione, il compimento dei nostri desideri, a volte persino la salvezza, dai particolari: la famiglia, il lavoro, gli amici, la stessa politica… Cose importantissime, ma troppo piccole per rispondere al nostro cuore se staccate dal loro Destino ultimo, anche quando vanno come abbiamo in mente noi. Figuriamoci quando non succede.


È per questo, perché l’uomo non sia «condannato al “non senso” e alla disperazione», come osserva il teologo Javier Prades nel dialogo che trovate più avanti, che è necessaria l’esistenza di «spazi umani vivi dove si possa raccontare l’esperienza del senso del nascere, del vivere, del lavorare, dell’amare, del morire». È un bene per tutti. Ed è il motivo per cui il nostro viaggio estivo parte dalla libertà religiosa per fare tappa, poi, al prossimo Meeting di Rimini, dove tante di queste sollecitazioni torneranno. A cominciare dal titolo, preso dalla celebre poesia di Karol Wojtyla sulla Veronica: «Nacque il tuo nome da ciò che fissavi». È nel rapporto con un Altro che il nostro io trova consistenza, che la nostra umanità fiorisce. O rifiorisce, di continuo.
Lo vedremo nella settimana riminese, che ci attende dal 18 al 24 agosto. Ma intanto, è il filo rosso di questo Tracce. Un filo che ricorre anche nei “Percorsi”: dalla splendida testimonianza di don Pigi Bernareggi, alle storie dei ragazzi di Gioventù Studentesca, fino al dialogo con il poeta Daniele Mencarelli, autore di un romanzo che, in fondo, racconta proprio come in quel legame riscoperto con il significato di tutto può rinascere tutto. Buona lettura. E buona estate!