Tracce N.8, Settembre 2000

La nostra libertà, gli altrui pregiudizi
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Proponiamo come editoriale l’articolo di Giancarlo Cesana pubblicato in prima pagina sul quotidiano Avvenire del 24 agosto, a commento della Giornata Mondiale della Gioventù e del Meeting di Rimini.

Dopo avere commentato in lungo e in largo il Giubileo dei giovani, giornali e Tv sono planati sul nostro Meeting. Con ben due editoriali su la Repubblica Eugenio Scalfari ha messo in guardia dal presunto pericolo che i due milioni di giovani “buoni e puri” protagonisti del grande incontro col Papa possano essere ridotti a “cera” nelle mani di una minoranza senza scrupoli (identificata in Cl e Opus Dei) al comando del Pontefice che pur Scalfari dice di stimare.

È una paura da cui il dottor Scalfari può liberarsi: il nostro movimento e il Meeting non si pongono il problema di egemonizzare niente e nessuno. Ci sentiamo dentro l’avvenimento del Giubileo, come ci ha scritto Giovanni Paolo II nel messaggio autografo al Meeting, definendolo «eco esplicita e consapevole» di ciò che il Giubileo stesso richiama e festeggia: l’incarnazione del Figlio di Dio. Noi siamo parte di quell’entità etnica sui generis, per usare l’espressione di Paolo VI, di un popolo che guarda alla proposta cristiana come l’unica risposta soddisfacente il desiderio di libertà e di verità che c’è nel cuore umano. Specie nel cuore della giovinezza, quel tempo della vita in cui le esigenze fondamentali non hanno ancora avuto il tempo di rassegnarsi.
Da oltre vent’anni il Meeting è un fatto all’interno della vita della Chiesa che c’è, non di quella che certi vorrebbero che ci fosse quale docile cortigiana dei potenti di turno. Apparteniamo alla Chiesa che, come testimonia il Papa, non ha rinunciato a puntare sulla ragione e sulla libertà, e si dimostra quindi aperta a tutti gli interessi della vita.

La fede ridotta a vago spiritualismo estetizzante senza incidenza sociale: questa presta il fianco alla egemonia culturale di alcuni e al conformismo suggerito dal potere.
Altri esponenti del mondo laico, invece, partecipando o osservando il fenomeno Meeting, rilevano una passione per la ragione e per la libertà che sentono vicina e familiare alla loro più autentica ispirazione.
La ragione non va confusa con le opinioni generate e caricate di pregiudizio. E la libertà non va confusa con la retorica farisaica del libertinismo, che, inneggiando alla trasgressività, finisce con l’integrarsi nel potere. 

Siamo un movimento che, proprio dalla libertà di un carisma, ha ingrossato un flusso di vita che si è mescolato con altri carismi nella spianata di Tor Vergata insieme al Papa. Quell’avvenimento ha raccolto tutti in unità, esaltando le diversità di ciascuno, secondo quanto afferma san Paolo.
Quello che del Meeting colpisce di più noi e chi vi partecipa senza preconcetti, è proprio una umanità aperta di cui la Chiesa è luogo di accoglienza, per tutte le coscienze, qualunque sia il colore della pelle e delle idee che esse portano.