Tracce n.8, Settembre 2024

Passione educativa
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In treno verso Rimini don Luigi Giussani incontrò alcuni ragazzi e li trovò «totalmente ignoranti di religione e di cristianesimo». Quell’episodio gli fece venire «la “rabbia” perché conoscessero, perché sapessero di più, fossero in più a sapere quello che a me era stato dato». Ma conoscere che cosa? «Che la gente capisca ciò per cui il cuore è fatto, il destino per cui è fatta […]. All’inizio c’è stata l’idea di comunicare agli altri più giovani di me ciò per cui io ero contento di vivere» (L. Giussani, Realtà e giovinezza. La sfida, Rizzoli, 2018, p. 58).

Questo numero di Tracce ha origine nella passione che don Giussani aveva di comunicare sé ai più giovani. Che quella educativa sia un’emergenza – gravissima quanto trascurata se non colpevolmente occultata – lo si dice da anni. Meno spesso, invece, si racconta la “passione educativa”, cioè il rapporto che si sviluppa tra adulti e ragazzi, il dare ed esigere libertà reciproca, la comunicazione dell’esperienza fatta accompagnata dall’invito a verificare se tale proposta corrisponde.

«Introduzione alla realtà totale», chiama ancora don Giussani l’esperienza educativa, e aggiunge: «È la testimonianza del mio modo vivo di rapportarmi con il reale». «Realtà totale», «modo vivo»: come ha sempre fatto nelle aule del liceo Berchet e dell’Università Cattolica, don Giussani ha offerto la propria chiave interpretativa della realtà esponendosi al rischio del confronto, anzi sollecitando il dialogo e la critica. L’educazione è una presenza di vita, è comunicazione della verità di sé: un’impostazione che va controcorrente rispetto alla mentalità comune, che spesso riduce la questione alle tecniche e alle pratiche che l’educatore si dà. Invece, solo la vita comunica la vita.

L’età più complessa nel percorso educativo è quella giovanile, e qui è il cuore di questo numero della rivista. Il dialogo iniziale tra Franco Nembrini e Matteo Severgnini ci restituisce un’immagine di giovani fragili e senza un significato per la vita, e di adulti impauriti, incapaci di assumersi il proprio compito. In questo panorama che sembra privo di speranza, il contributo che i due interlocutori propongono è l’invito a prendere sul serio la proposta di don Giussani. L’esperienza educativa è innanzitutto un incontro, un rapporto umano che diventa una strada percorsa assieme.