Tracce N.9, Ottobre 1996

Il popolo nasce da un Avvenimento
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La ragione dichiarata dalle fazioni - e l'elenco sarebbe inutilmente lungo - che si stanno facendo una guerra spietata nel nostro Paese è la difesa del popolo italiano, cioè di tutti noi. Da qui insorge la nostra elementare domanda: come è possibile che per lo stesso scopo, enfaticamente affermato come nostro bene, tutti stiano diventando così orribilmente nemici tra di loro? "Tutti", nel senso che disgregazione e ostilità sono l'amaro sapore di una convivenza che non possiamo più con tranquillità chiamare civile. A questa elementare domanda siamo costretti a dare un'altrettanto elementare risposta: le fazioni confondono il bene del popolo con il selvaggio perseguimento dei loro interessi, o meglio, del loro potere. Non riconoscono nessuno prima e oltre loro. Anzi, la loro prevaricazione comincia con la distruzione del passato che non solo le ha generate, ma di cui sono corresponsabili. E il passato si vendica, attraverso la vantata purezza degli inquisitori, che scavano infaticabilmente colpe pregresse, e attraverso la memoria della gente, che in modo oscuro e ribelle sempre anela a ritrovare una via migliore. Così questa Italia, che ha preteso fare giustizia e innovare contro se stessa, avida di punire chi, magari, sbagliando, ha pur costruito, sta pagando duramente, con l'incertezza del diritto, con tensioni seccessionistiche, con un'economia stagnante dove benessere e lavoro sono progressivamente erosi. Ma «il popolo nasce da un avvenimento», dall'incontro con un fatto grande e positivo, da un'esperienza imprevista e più umana, che illumina tutto il buono che c'è adesso perché è cominciato prima. Sì, è cominciato prima con Gesù, che fa vivere da duemila anni quel popolo nostro che è la Chiesa, che è profetizzato e accompagnato dalla storia quasi doppia del popolo ebraico, che ha determinato più di ogni altra la civiltà italiana, che è per la realizzazione dell'apparentemente impossibile quanto irriducibile desiderio di unità fra gli uomini. Siamo insieme per la memoria di Gesù. Nel presente c'è una realtà di uomini che vivono la memoria di Cristo. Riconoscere questo presente, secondo tutta la sua possibilità di ardore, fa della speranza il fattore che sostiene la ragionevolezza e la letizia del vivere. E sostiene la creatività della morale trapassando le debolezze e le incoerenze, sempre ultimamente costruendo.