Tracce n.9, Ottobre 2021

Non c'è prezzo
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Chi ha visto la mostra sulla secolarizzazione del Meeting di Rimini, di cui parliamo all’inizio di questo numero, ha visto anche le immagini di chiese trasformate in ristoranti, musei o piscine; ha sentito il filosofo canadese Charles Taylor dire che per lui la cosa più interessante da chiedersi è perché non si è allontanato dalla Chiesa come tanti hanno fatto negli anni Sessanta.
Nel video la sua domanda emergeva in controluce alle istantanee di intere generazioni fino alla nostra: schegge di aspirazioni autentiche, espresse in tutti i modi, e che montano nella tragica spinta a una risposta che non possiamo darci. Invece c’è chi in esse “ascolta” il presentimento di qualcosa di più potente dei venti che le scuotono.
Ed è qui che si gioca ancora oggi la domanda di Taylor. Julián Carrón ha voluto riproporla alla recente Giornata d’inizio anno, che apre il cammino del movimento di CL e che trovate a pagina 35: «Come mai non siamo finiti come tanti dei nostri coetanei, che hanno abbandonato la Chiesa?».

Affrontare questa domanda è non dare per scontato il fatto più evidente: «Se non apparteniamo al deserto, è per la grazia che abbiamo ricevuto, per la grazia del carisma donato dallo Spirito Santo a don Giussani, in funzione di tutta la Chiesa», cioè «per il modo con cui Cristo ha scelto di attirarci a Sé».
La fede ha fatto breccia, ha penetrato la vita, solo «perché ha risposto alla nostra sete di pienezza e di destino», continua Carrón prima di introdurre l’audio di un intervento del 1976, in cui don Giussani dice con tutto se stesso: «Non esiste una cosa più umanamente sconvolgente e vera di questa», riferendosi alla domanda di Cristo che ha percosso la sua vita e gli lasciava il fiato mozzato: «Che giova all’uomo prendere tutto il mondo se poi perde se stesso? O che darà l’uomo in cambio di se stesso?». La grazia della vita è l’incontro con una voce così, come quella di Cristo che parla come nessuno del valore sconfinato della persona. «Se pronunciassimo la parola “io” con un minimo di tenerezza attenta», dice Giussani, vedremmo che nulla è paragonabile, nulla è così importante e irriducibile: «Non c’è prezzo per questo io!».
In mezzo al frastuono o a qualsiasi maceria in cui la vita si sgretola, nasce e rinasce la possibilità di una coscienza nuova di sé: per la sorpresa di uno sguardo unico in cui ci si imbatte.
Torniamo per questo sul Meeting di Rimini, per approfondire alcune proposte che hanno avuto un’incidenza per tanti, per guardarle con gli occhi di chi si è lasciato colpire, di chi c’era per la prima volta o lo ha costruito, coinvolgendosi con il lavoro di una mostra o mettendo in fila le sedie. Ci sono persone e fatti che hanno un peso diverso dagli altri, una novità concreta di vita che esiste perché plasmata da un incontro.