Tracce n.9, Ottobre 2022
OraLeggi«L’istante, da allora, non fu più banalità per me». È la novità che si è introdotta come uno spartiacque nella vita di Luigi Giussani, in prima liceo, quando gli accadde quello che lui chiama “il bel giorno”. Lo racconta nel brano in apertura di questo numero, che esce nel mese della sua nascita: il 15 ottobre di cento anni fa.
L’annuncio cristiano lo ha raggiunto a quindici anni come l’unica risposta all’altezza della nostalgia struggente di infinito che si trovava addosso: quel mistero di se stesso, che, se pur così giovane, percepiva in maniera potente, tanto da fargli sentire amico come nessuno un uomo vissuto duecento anni prima: Giacomo Leopardi. Per un mese, si era immerso letteralmente nelle sue poesie, arrivando a definirlo «il compagno più suggestivo del mio itinerario religioso».
Se Giussani non avesse sentito, in tutta la sua urgenza, in tutta la sua profondità, l’attesa che costituiva il suo cuore, non avrebbe riconosciuto e amato Cristo come la presenza più importante per sé e per il mondo.
L’incontro, tra la sua umanità e Cristo, ha segnato l’inizio e tutto lo svolgersi della storia che Dio ha operato in lui, nel suo pensiero, nel suo apostolato, rendendolo testimone delle parole folgoranti di Giovanni Paolo II: «Non ci sarà fedeltà, se non si troverà nel cuore dell’uomo una domanda per la quale solo Dio offre risposta».
Giussani ha amato appassionatamente la serietà della domanda umana. Quella domanda che, diceva, «si dimentica nel cumulo dei minuti e delle ore della giornata! Quanto andiamo lontani da noi stessi, lungo il corso del cammino del nostro tempo!». E affondava: «Per non “dimenticarsi”, bisogna che la risposta sia presente».
Per tanti, tantissimi, il “bel giorno” è accaduto imbattendosi nella sua vita investita da quel fatto: incarnandolo, nel modo con cui entrava nella realtà, Giussani ha mostrato a tutti che cos’è il cristianesimo: un avvenimento.
«Voi sapete quanto importante fosse per lui l’esperienza dell’incontro», disse papa Francesco nell’Udienza al movimento del 2015: «L’incontro non con un’idea, ma con una Persona, con Gesù Cristo». Nella rivista proponiamo alcuni brani che documentano l’intensità con cui Giussani, in forza di questo rapporto, viveva l’istante, anche nei momenti più quotidiani: questo “ora” che è di ciascuno.
Troverete poi alcune testimonianze di chi, raggiunto dalla sua esperienza di fede, ha iniziato a credere in Cristo in modo persuasivo: anche se era già teologo o se era lontano dalla Chiesa. Persone che, oggi, scoprono e attraggono altri «a scoprire – o a vedere in modo più facile – come Cristo è presenza».
Questo «è il solo motivo per cui esistiamo», ha ricordato Davide Prosperi nella lettera di invito all’Udienza con il Santo Padre del 15 ottobre, a cui ci prepariamo prendendo consapevolezza del dono che abbiamo ricevuto con la vita di don Giussani. E «continuando a mendicare, innanzitutto per noi stessi, Colui che solo può compiere la sete del cuore dell’uomo».