«Chi è costui?»

Pagina Uno

Giornata d’inizio anno degli adulti e degli studenti universitari di Comunione e Liberazione. Mediolanum Forum, Assago (Milano), 28 settembre 2019

Julián Carrón
Domandiamo allo Spirito quella povertà di cuore che ci rende disponibili a lasciarci afferrare da Cristo.

Discendi, Santo Spirito

In una recente intervista, alla domanda: «L’angoscia più frequente qual è?», il filosofo e psicoanalista Umberto Galimberti ha risposto: «Quella provocata dal nichilismo. I ragazzi non stanno bene, ma non capiscono nemmeno perché. Gli manca lo scopo. Per loro il futuro da promessa è divenuto minaccia». E subito dopo aggiunge: «Nel 1979, quando cominciai a fare lo psicoanalista, le problematiche erano a sfondo emotivo, sentimentale e sessuale. Ora riguardano il vuoto di senso» (U. Galimberti, «A 18 anni via da casa: ci vuole un servizio civile di 12 mesi», intervista di S. Lorenzetto, Corriere della Sera, 15 settembre 2019).
Mi sembra che queste affermazioni identifichino bene la sfida che ciascuno si trova a vivere. Lo vediamo quotidianamente, a livello personale e sociale, come abbiamo constatato anche in questi giorni con la vicenda del fine vita. La posta in gioco è talmente alta che non si può cercare di minimizzarla. Qualsiasi tentativo in questo senso non fa che confermare quanto sia decisiva la partita.
A questa sfida non si può rispondere con discorsi sui massimi sistemi, con un moralismo o con il sentimentalismo, che lasciano il tempo che trovano. Qui è chiamata in causa fino alla radice l’esperienza che ciascuno fa del vivere. Lo stesso professor Galimberti ne è consapevole, tanto che alla domanda: «Il senso dell’esistere qual è?», ha risposto: «Lo devo cercare nell’etica del limite, in quella che i greci chiamavano la giusta misura». Ciascuno può verificare se questa sua risposta è in grado di colmare il «vuoto di senso» e di far fronte al nichilismo da lui stesso denunciato.
Non so se questa risposta soddisferebbe un autore come Houellebecq, che in una lettera pubblica a Bernard-Henri Lévy scrive: «Mi riesce penoso ammettere che ho provato sempre più spesso il desiderio di essere amato. Un minimo di riflessione mi convinceva naturalmente ogni volta dell’assurdità di tale sogno: la vita è limitata e il perdono impossibile. Ma la riflessione non poteva farci niente, il desiderio persisteva e devo confessare che persiste tuttora» (F. Sinisi, «Michel Houellebecq. “La vita è rara”», Tracce, n. 6/2019, p. 65). Anche Houellebecq, come Galimberti, percepisce il limite della vita, ma questo non cancella in lui – malgrado alla sua riflessione sembri assurdo – il desiderio di essere amato.
«Quant’è importante sentirci interpellati dalle domande degli uomini e delle donne di oggi!», ha detto papa Francesco di recente, ai partecipanti all’incontro organizzato dal Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione (21 settembre 2019). Oltre al fatto che in tante occasioni sono anche le nostre stesse domande, esse ci spingono a fare i conti con il contesto culturale in cui viviamo. Per rispondere a questa provocazione don Giussani ci ha proposto una strada: l’esperienza.
(...)

Scarica il testo integrale