L'avvenimento presente

Pagina Uno
Giancarlo Cesana e Julián Carrón

Appunti dagli interventi di Giancarlo Cesana e Julián Carrón alla Giornata d’Inizio anno degli adulti di Comunione e Liberazione della Lombardia. Milano, 1 ottobre 2005


GIANCARLO CESANA


Nella riflessione dei responsabili della Diocesi e della Regione, preparatoria a questa Giornata d?Inizio anno, sono emersi molti spunti, che tuttavia possono essere riassunti in due considerazioni, che sono anche domande, esigenze fondamentali. 1. La prima riguarda la constatazione che frequentemente - non solo tra gli altri, ma anche tra noi - la presenza dei cristiani nell?ambiente (sia esso lavoro, parrocchia o quartiere) ?ispersa. ?vissuta, cio?come un impegno individuale, magari anche intenso, di pensiero e di testimonianza. Ma cos?on basta. Non basta n? chi vive questa esperienza, n? chi la vede. Non ?onvincente, perch?anca quell?aspetto fondamentale che segnala la presenza cristiana: l?unit?ensibile. La presenza cristiana si comprende dal fatto che noi siamo uniti, non che siamo pi?elligenti, pi?vi, pi?litici, pi?egnati, pi?ali, pi?isi, pi?to. Quindi manca l?unit?ensibile: lo stare insieme non semplicemente in un modo occasionale o cortese, ?educato?, ma come sistematico aiuto di amicizia guidata al destino, come don Giussani definiva il nostro movimento: ?Un?amicizia guidata al destino?. Abbiamo fatto gli Esercizi di Rimini con il titolo ?La speranza non delude?. Come ha detto Albertino Bonfanti (cito i nomi di chi ha fatto gli interventi, anche se magari ai pi?o sconosciuti, semplicemente per dire che il movimento non sono idee, il movimento sono persone), ?il luogo fisico della speranza ??unit?ensibile come riscontro dell?amore che Dio ci d?ttraverso la testimonianza e il sostegno reciproco?. ?la certezza di una prossimit?Unit?quindi, non ideologica (noi non siamo insieme per le idee), la nostra ?na unit?ffettiva, capace cio?i riconoscere e attaccarsi per sempre a chi ci ?ato come compagno, chiunque esso sia, perch? nostri compagni, la compagnia che ci ?ata, l?amicizia che ci ?ata ??imprevista, positiva e vitale manifestazione del mistero di Cristo. Non c??ltro modo di conoscere Cristo. 2. Di qui la seconda considerazione, che a mio avviso ?articolarmente importante dopo la morte di don Giussani. Riguarda l?esigenza che ci?e guida la nostra vita, ci?e la nostra vita sente come riferimento, come fattore costitutivo, non sia l?applicazione e lo sviluppo meccanico di una teoria o di una organizzazione, per quanto teoria e organizzazione possano essere intelligenti, ma il coinvolgimento con un avvenimento - appunto, con quell?imprevisto di cui parlavo prima -, che non pu?sere di popolo se non ?nnanzitutto personale e familiare, cio?uotidiano, legato alla vita di tutti i giorni. Un avvenimento che ?ccezionale. La presenza di Cristo ?n fatto eccezionale proprio perch?i manifesta nella banalit?uotidiana, nella vita di tutti i giorni: in ci?e sentiamo come la cosa pi?vista, pi?ita, si manifesta questo imprevisto. Un avvenimento che ?ccezionale proprio perch?i manifesta nella banalit?uotidiana, che risulta essere sorprendentemente trasfigurata, cio?ambiata nel profondo. La realt? i rapporti di tutti i giorni diventano affascinanti non quando improvvisamente siano trasformati secondo i nostri sogni (la durata di questa felicit? breve), ma quando siano percepiti nella profondit?el loro significato, del loro essere per sempre il segno della salvezza della nostra vita. Questo ??avvenimento; questo fondo dentro la realt? l?avvenimento; questo fondo misterioso che cambia la realt? l?avvenimento: ?La realt?invece, ?risto?, diceva mia moglie nel suo Diario, ripetendo san Paolo. ?Il Meeting, per chi vi ha partecipato - lo ha detto Riccardo di Peschiera -, ?tato un esercizio del guardare e dell?ascoltare?. Guardare e ascoltare ?i?e siamo innanzitutto chiamati a fare, fare proprio nel senso di fare, cio?el lavoro: il lavoro nella nostra vita ?mparare a guardare e ad ascoltare, se vogliamo che l?incontro, l?incontro con l?altro e con Cristo, che ?l suo fondo (don Giussani a un incontro con gli universitari diceva: ?Quando guardi la tua ragazza, la tua ragazza che ami: al fondo, di che cosa ?atta? Al fondo, ci?e la costituisce, ci?e la rende unica, cos??Cristo!?) sia - come diceva Romeo Astori - immediato e non mediato dai calcoli e dalle politiche, siano esse laiche o clericali. Come scriveva il cardinale Ratzinger nell?introduzione al primo volume della storia di Comunione e Liberazione: ?L?identit?on ?rodotto della discussione [cio?uello che io sono, quello che sei tu non ?l prodotto della discussione tra noi], ma ne ?l presupposto e cos?a verit?on ?rodotto della discussione [non ?l prodotto dei nostri sforzi], ma la precede [precede la discussione, precede i nostri sforzi], e in essa non deve essere creata, bens?rovata [riconosciuta, appunto, attraverso i nostri sforzi]?. Il nostro sforzo ?i trovare, non di creare; il nostro lavoro ?i trovare. Questa ??unica possibilit?i dialogo anche per noi. La giornata di oggi ?n invito a questo lavoro, al cambiamento continuo a cui siamo chiamati per scoprire - come ?tato ripetuto all?Assemblea dei Responsabili di Cl questa estate, e ne avete il resoconto in Tracce - il Qualcosa che c??entro qualcosa: ?La realt?invece, ?risto?. La giornata di oggi ?n invito a questo lavoro: di passione, di dedizione e di preghiera, perch?l nostro giudizio, cio?l modo con cui noi guardiamo noi stessi e tutta la realt?non sia una fredda definizione, ma un atto di carit?he cresce nel tempo, perch?utto cresce nel tempo.




JULI? CARR? L?origine dell?unit?ensibile (la prima questione) ?n avvenimento (?a seconda questione emersa), per questo inizier? questa seconda. Siccome - come diceva adesso Cesana - l?avvenimento ?n imprevisto, che razza di attenzione ci ?hiesta per sorprendere questo imprevisto e lasciarci colpire! In questo momento della nostra storia, ci conviene in modo particolare guardare, essere attenti all?imprevisto. Ognuno di noi, dopo la morte di don Giussani, si ?atto questa domanda: ?E adesso che cosa succeder?senza? - tra virgolette - don Giussani??. Perch?utti siamo convinti che il nostro stare insieme non ?tato l?esito di un?organizzazione pi?ltra, e non pu?sere l?esito dello sviluppo di un discorso; siamo convinti che l?unica possibilit?he questa storia continui a trascinare il nostro io ?olo questa: che continui ad accadere quello che ci ?ccaduto incontrando don Giussani e la storia nata da lui, cio?n avvenimento presente, presente qui e ora. Altrimenti dovremmo accontentarci della nostalgia di lui fin quando il tempo finir?er allontanarlo definitivamente e la dimenticanza si impossesser?i noi, perch?no non pu?vere del passato, della rendita del passato; occorre qualcosa di presente, e noi sappiamo bene che siamo fragili fino al punto da avere bisogno di una presenza cos?ostante, cos?ermanente in mezzo a noi da riprenderci in continuazione, quasi istante dopo istante. Per questo non serve soltanto il discorso, non serve soltanto il passato, ma occorre qualcosa oggi, adesso, che mi riprenda. Perci?he cosa succede tra di noi? Che cosa ?uccesso da quando ?artito don Giussani? Il mio invito ? guardare - come sentivamo prima -. A guardare che cosa? A guardare quello che succede, perch?essuna riflessione pu?stituire l?avvenimento. E che cosa ?uccesso? Facciamo sinteticamente l?elenco dei fatti a cui ognuno - all?uno o all?altro - ha partecipato: pensate agli Esercizi della Fraternit?a cui non occorre aggiungere niente perch?utti ne siamo stati testimoni; poi, questa estate, gli Esercizi estivi del Gruppo Adulto; il Meeting di Rimini, in cui tanti siete stati testimoni dello spettacolo di bellezza e di unit?he abbiamo vissuto insieme; l?Assemblea Internazionale dei Responsabili, dopo la quale uno di voi mi ha mandato questa lettera: ?Carissimo Juli? mi permetto di scriverti avendo ancora davanti agli occhi le straordinarie giornate trascorse a La Thuile durante l?Assemblea Internazionale. Pieno di gratitudine e sorpresa, ho visto come si destava in me un inarrestabile desiderio di compimento. Sono cos?tati pieni di intensit? giorni dell?Assemblea, da non poter che desiderare che questa densit?i vita possa continuare nel continuo affronto della vita. Quando uno sperimenta un di pi?me fa a distaccarsene, a rimanere indifferente, a non chiedere che riaccada ogni istante e che, soprattutto, lo si possa riconoscere, si possa rimanere attaccati a questa domanda senza allontanarsi prima che si manifesti??. ?questo avvenimento che, poi, ?ontinuato negli Esercizi dei preti o nell?Equipe del Clu, o nell?Equipe di Gs, per non fare l?elenco delle tante testimonianze delle vacanze delle diverse comunit? gruppi di Fraternit?Come mi diceva un prete arrivato dall?estero, dove era in missione, dopo aver girato vacanze varie e Fraternit??Un soffio di novit?orre tra di noi?. Ognuno pu?dere, non che cosa rispondo io o che cosa risponde Giancarlo alla domanda, ma cosa sta rispondendo Colui che ?ra di noi. ?Questa ??opera del Signore: una meraviglia ai nostri occhi? (Sal 117). Per questo ci interessa guardare. Chi l?avrebbe mai pensato? Chi avrebbe mai immaginato che dopo la morte di don Giussani avremmo avuto davanti ai nostri occhi tutto quanto abbiamo adesso? Tutto quanto abbiamo vissuto insieme ha un solo protagonista: il vero protagonista di questo ?risto presente in mezzo a noi. Provate, cari amici, a guardare. Chiediamo alla Madonna di farci uscire per un istante dalla distrazione in cui ricadiamo di solito, per guardare quello che sta accadendo. Provate a guardarlo e ditemi, poi, se riuscite a non commuovervi davanti a quello che succede. Questo ci fa percepire di pi?l ?a modalit?ella presenza di don Giussani, perch? impossibile guardare tutte queste cose senza pensare a lui, a come lui continua a ?fare? tra di noi, adesso, in un modo pi?icace quello che ha sempre fatto: dal Cielo continua a rendere presente, a testimoniare Cristo. ?all?opera lass? meno di quanto lo abbiamo visto tra di noi. Siamo dei visionari? Questa mattina mi veniva in mente quello che sar?ccaduto ai discepoli dopo la Pentecoste: non lo vedevano pi? che imponenza della Sua presenza grazie alla potenza dello Spirito, che rendeva Cristo ancora pi?o, pi?ognuno di loro, pi?ensamente loro! Come ?er noi adesso: pi?tro, ogni volta pi?tro. Da dove viene questa energia, da dove viene questa intensit?i presenza di Cristo, se non da quella intercessione per noi che continua a fare don Gius? Questa Presenza tra noi non accade solo in questi momenti straordinari, eccezionali, dove la Sua presenza si impone in modo cos?olare, ma ci sono tante testimonianze di come questa Presenza accompagna e trasfigura la vita quotidiana di tanti di noi, anche nei momenti pi?plicati della vita. Due amici hanno perso il loro figlio in un incidente di moto e davanti a questa impotenza totale, che un evento cos?a sperimentare, il pap?in mezzo a questo immenso dolore, non pu?n riconoscere che qualcosa di pi?nde in questa circostanza si ?eso evidente, ancora pi?dente: si chiama Cristo. Per riconoscerLo - dice - occorre ?guardare alla realt?er quello che ?enza frapporre i ?se? e i ?ma?. E per questo nel ricordino di Andrea [il figlio] abbiamo voluto mettere una frase di don Giussani, che si conclude in questo modo: ?Adesso ci sei vicino in modo diverso da prima, ma infinitamente pi?prima. E ci guardi con la stessa piet? con lo stesso sguardo di Colui in cui sei??. ?lo stesso sguardo che scopre una di voi in un amico presente che la guarda cos? che le fa domandare: ?Chi sei tu che mi vuoi bene anche e nonostante il mio male? Chi sei tu che quel giorno mi hai guardata e amata come mai avrei pensato possibile prima? Che inaspettatamente mi hai chiamata e cos?referita? Di Chi sei tu? Chi ti costituisce? Non posso che ridire tu, dirlo? ma con pi?fondit?con il desiderio che sia pi?ciente. Perch?o sono responsabile di questo grande dono che mi ?ato: aver percepito la tenerezza del Mistero su di me, gli occhi, lo sguardo di uno amante della mia vita. E quando si ?tati graziati cos?on si pu??nare indietro, perch?no dovrebbe sopprimere il proprio cuore e la nostalgia che viene?. Uno sguardo presente, uno sguardo - diceva don Giussani - che d?orma allo sguardo, e che possiamo riconoscere adesso in mezzo a noi. La moglie di Antonio, di cui leggevo prima, che ha perso il figlio, scrive: ?Il mio cuore non ?ai stato - per grazia di Dio - disperato, smarrito [per questa tragedia], ma, pur nell?immenso dolore, in una grande e profonda pace. Mi sono sorpresa cos??uesta la parola - ?sorpresa? -, perch?hi potrebbe dire una cosa cos?, come un dato di fatto che stupiva me e anche poi, successivamente ho saputo, chi si ?tretto a noi. Ero certa che mio figlio aveva raggiunto la sua pienezza e guardava in faccia quel Mistero che tanto ci attira e ci affascina tutti [che una madre possa essere cos?erta che suo figlio ?desso in quella pienezza e che guarda la faccia di quel Mistero di cui noi riusciamo soltanto a percepire il barlume di quel fascino, ?eramente una cosa dell?altro mondo]. Mio figlio ci ha letteralmente rigenerati, lo vediamo nel modo diverso di trattarci tra di noi, e il profondo cambiamento che ha provocato in me e in mio marito nel modo di guardarci. L?accorgersi del positivo che nonostante la morte c?era, accadeva, ci ha reso pi?ti e liberi di comunicare a tutti le ragioni della nostra fede. L?unico compito che avevo per ringraziare il Signore di non aver fatto prevalere la morte nella nostra vita era quello di testimoniarlo. Tante volte avevo sentito ripetere che ?olo per una grande gioia che si pu?sere Suoi testimoni e ora mi rendevo conto che era quello che mi capitava, una cosa assurda poter essere in pace, serena, ho pudore a pronunziare questa parola di fronte alla morte di mio figlio. Mai come in questo periodo ci siamo resi conto, nei fatti accaduti, che quello che avevamo incontrato ?ero per noi, come risposta umana a ogni situazione e lo ?er tutti i nostri amici, cristiani e non. Questo ?i?l centuplo quaggi?me ho risposto a mio marito. Un immenso conforto ?tata la nostra amicizia, non solo conforto, ma una compagnia. In modo tangibile ci siamo resi conto di non essere soli nel cammino per scoprire e vivere il significato del nostro Destino e della nostra vita. Per questo non posso che ringraziare il Signore dell?immenso dono che mi ha fatto facendomi incontrare l?esperienza del movimento trent?anni fa. In questi anni erano successe diverse cose, ma tutte sono servite per farmi giungere a questo appuntamento con questa posizione umana, una posizione umana che non avrei avuto se non avessi incontrato l?esperienza del movimento. Non ?he gli altri interrogativi sono scomparsi, anzi, tutte le domande si sono acuite, ma ora la certezza che il Signore ha vinto, facendo nuove tutte le cose, ?aggiore. E poi la domanda ha veramente assunto la forma della preghiera. Quello che ci ?ccaduto in questi due mesi ci ha reso pi?iliare il Mistero?. ?questa certezza che vince qualsiasi tentazione di nichilismo, quando il nulla sembra bussare alla nostra porta in un modo cos?otente come la morte. Che imponenza della Sua presenza occorre perch?on vincano definitivamente il nulla e la disperazione! Forse ?emplice. A una di noi un?amica universitaria raccontava che le era morta la zia e il nonno di questa ragazza (cio?l pap?i sua zia) le ha detto: ?Vedi, Alessandra, Ges? ?uono, ?uonissimo!?; ha detto questo davanti alla bara di sua figlia, poi ha aggiunto: ?Tu hai studiato tantissimo, ma la cosa importante l?ho imparata io andando in campagna e vedendo il mio asinello: la legge della vita ?bbedire. E comunque la vita ?emplice! E sai perch?Perch? donata?. Basta accogliere questo dono, essere disponibile ad accogliere la modalit?on cui ci viene dato, e per questo Lui ha incominciato con ognuno di noi questa lotta per il nostro destino, per il nostro bene, come documenta un?altra persona che si trova davanti a questa lotta: ?Sentivo un certo malessere e dicevo sempre a tutti, per non dare altre spiegazioni: ?Sono stanca?. Poi, lentamente, ho cominciato a sentire tutto come un peso. Quando andavo a trovare un?amica non riuscivo a guardarla in faccia, perch?ei mi chiedeva: ?Come stai??. E io mi arrabbiavo: ?Sto bene, non ho fatto niente?. E in realt?ll?inizio era cos?cio?io non mi ero accorta di essere insoddisfatta e appesantita. Anche perch?on c?era nessuna ragione in particolare per essere cos?Questo fatto di scivolare senza accorgermi nel formalismo e nell?insoddisfazione mi accade da sempre. E per molto tempo non ho fatto niente, se non aspettare che passasse, senza giudicare. Anche perch?essuno mi aveva mai marcato stretto come la mia amica chiedendomi: ?Come va??. Solo questa volta ho finalmente capito cosa vuol dire che Ges?roprio Lui, quello concreto, quello che riempie il cuore -, mi manca. Perch?e Lui non ci fosse o se il mio cuore non fosse fatto per Lui, allora io non sarei stata cos?nsoddisfatta e insofferente. Ho scoperto cosa vuol dire che ?na persona cos?oncreta tanto che la Sua mancanza si sente! Come sento che mi manca la mia amica che ?ndata in missione. E ho iniziato a scoprire perch?ant?Agostino dice che il mio cuore ?nquieto finch?on riposa in Lui, perch?inch?on sono stata aiutata a dire: ?Sei Tu che urgi, che ti fai sentire in questa insoddisfazione?, io non mi sono placata. A un certo punto non potevo pi?e solamente: ?Ho troppe cose da fare?. Allora ho pensato che questo malessere che io ho ?maledetto? perch?i faceva star male, alla fine ?n modo con cui Ges? mi ha mollato, non mi molla tramite i miei amici e questo disagio. Ecco, questa cosa non l?avevo mai sentita cos?ulla mia pelle, e quando uno ti chiede: ?Come va??, ridesta costantemente il dramma, e io sentivo la rabbia e la ribellione dentro: ?Basta, voglio essere lasciata in pace, voglio essere libera di star male!?. Ma lei, la mia amica, continuava a darmi fastidio, ma attraverso di lei era proprio Ges?rgermi e dicevo: ?Ma perch?on mi lascia in pace??. Ho anche pensato per un attimo: ?Basta, vado via!?. Ma si capiva benissimo che era un affare tra me e Lui, che non sarebbe finito cambiando le circostanze. Perch?rmai sono segnata dall?incontro con Lui. Posso anche scappare, ma dove? Lui - o la mancanza di Lui - ?empre con me. E una parte di me si chiedeva continuamente: ?Ma tu, cosa vuoi??. E una parte di me diceva: ?No, a me non basta essere tranquilla. Io voglio essere felice?. E mi ?ornata in mente una frase che mi ha detto un amico, che la vocazione ?ire: ?Ges? mi hai guardato e io Ti appartengo?. ?vero, dopo che sono stata guardata da Lui, e ho visto quello sguardo, io non posso essere pi?stessa se mi stacco da Lui. Questo si pu?re con gratitudine, o con risentimento, come ho fatto l?altra sera. E mi sentivo lacerata nel dire cos?perch?ra un?evidenza, ma io volevo dire: ?No!?, proprio come un bambino che fa i capricci. Non so se sono esagerata, ma mentre lottavo tra il cedere o il rifiutare questa appartenenza, ho proprio avuto l?impressione che quello era un momento decisivo, vitale, che magari potevo anche continuare a stare nel movimento, a fare tutto come prima, ma se non arrivavo a dire: ?Tu. Sono qui, riprendimi?, mi sarei persa lo stesso. Non so se riesco a spiegarmi. Mi ha fatto anche impressione pensare che potevo impuntarmi a dire no, che nessuno, alla fine, poteva obbligarmi a cedere. E allora ho solo detto: ?Se Ti appartengo, abbi tu cura di me. Io da sola non riesco a cedere, a dirti: sono qui?. Pi?cos?on riuscivo a fare. Allora ho pensato che era proprio l?occasione giusta per vedere se i sacramenti sono davvero una forza dall?alto, che non ?ia. E la mattina dopo sono andata a confessarmi e ho fatto la Comunione. Al pomeriggio, con una fatica enorme, ho detto alla mia amica: ?Avevi ragione tu, mi ero persa. Ma io desidero che il mio io viva. Non ?ero che non me ne frega niente?. Io l?altra sera ho rideciso per la mia felicit?che ci?e mi interessa pi?tutto ?he il mio io viva. ?stato drammatico e doloroso come non mai e sono stupita e grata del fatto che Dio mi abbia fatto sentire cos?anto ?l?insopportabilit?della Sua mancanza e mi abbia messo vicino la mia amica, senn?iss?e e quando me ne sarei accorta. Mi ha colpito tantissimo anche vedere quanto uno pu?tinarsi a dire no, anche quando ha tutte le ragioni per dire: ?Sono un poveretto, tienimi con Te?. Per? fatto che Ges?abbia ancora una volta conquistata? ?na roba grande! Ho capito anche quanto ?avvero vitale fare il lavoro che dici tu, e come sia indispensabile una compagnia che ti sostenga in questo. Ecco Comunione e Liberazione cosa vuol dire, ecco cosa ??amicizia della mia amica: Ges? mi riprende e che con pazienza e sacrificio provoca la mia libert? aspetta e prega che la mia libert?ica s? Questo dramma ci ?amiliare perch? il dramma della nostra vita, tra il cedere a quella Presenza incontrata o il resistere. Il lavoro da fare non ?ltro che questo. ?in fondo semplice: non anteporre niente a questa Presenza. Basta semplicemente cedere alla Sua attrattiva potente, basta avere questo minimo desiderio di felicit?un istante di tenerezza, di piet?on se stessi. ?un lavoro da fare, amici, perch?ante volte - come vediamo - si insinua la nebbia. Non dobbiamo farlo perch?ccorra arrivare a qualcosa che non vediamo, Ges? dobbiamo farlo con tutto, per non ridurre la realt?d apparenza. L?altro ieri, con un gruppo di avvocati facevo questo esempio: quante volte vi ?apitato, marito e moglie, di essere in cucina, uno accanto all?altra, e sentire l?altro lontano mille miglia! Non che uno fisicamente non sia vicino, ma sente l?altro lontanissimo, perch?a pesantezza, la nebbia, la stupidaggine si frappongono tra di noi. Immaginate che a quella persona che ti ha affascinato, e che ora senti lontanissima, venisse un infarto: tutta la nebbia andrebbe via. E dicevo a loro: ?Carissimi, o l?infarto, o l?educazione!?. Cio?o ci aiutiamo a trapassare questa nebbia che si impone tra di noi, che si impone tra quello che vediamo e il fondo del reale, in modo da lasciarci colpire, affascinare da Cristo e dall?altro che ?avanti a noi, o prevale tutto il resto. Per questo riprenderemo quest?anno, con la nuova pubblicazione de Il rischio educativo, il tema dell?educazione come introduzione alla realt?otale, cio?l Mistero, al Mistero delle cose. Perch? come ci ha detto don Giussani - se ci fosse un?educazione del popolo (anche tra di noi), tutti starebbero meglio. Per questo il lavoro ?uesta iniziativa personale, di ognuno di noi, per attraversare la nebbia, un?iniziativa contro la nebbia che si impone, contro questa incapacit?i vedere quanto abbiamo davanti, un?iniziativa per scoprire quel ?Qualcosa dentro qualcosa? di cui parlavamo a La Thuile. Come diceva una professoressa ai suoi studenti, colpita da quello che aveva sentito da una ragazza di Firenze: ?Mi ha colpito la ragazza di Firenze, di cui oggi leggete l?esperienza. Mossa dalla Due giorni dei Responsabili, ha cercato il ?Qualcosa dentro qualcosa? in una circostanza che era negativa. A me ?uccessa la stessa cosa stando a casa malata. Chi si aspettava un?influenza bastarda a settembre? La circostanza oggettivamente negativa mi ha spinta a chiedermi tutte le mattine al risveglio, col mal di testa, di ossa, di orecchie, dove fosse il ?Qualcosa dentro qualcosa?. Era l?resente, per costringermi a desiderare di guarire per tornare a scuola. Desiderio, credo sia la parola fondamentale. Desidero ricominciare per cercare nel quotidiano quel Qualcosa che te lo rende affascinante e ricco di novit?Spero mi aiuterete in questo?. Ci interessa questo: cercare nel quotidiano quel Qualcosa che te lo rende affascinante e ricco di novit??questo l?origine dell?unit?ensibile nell?ambiente, ?uesto che ci fa veramente liberi: un attaccamento cos?rande a Cristo per cui siamo liberi di essere noi stessi in qualsiasi luogo, e perci?conosciamo tra di noi l?appartenenza a questa Presenza unica che ci ha trascinati tutti. Per questo essere uniti ?olo l?esito di questo seguire, ognuno di noi, questa Presenza, di questo cedere all?attrattiva di quella Presenza. Allora il seguire ??origine di una comunione vissuta, e ci conviene, perch?enza una compagnia nel reale, cos?ome ci hanno mostrato le testimonianze che ho letto, noi non ce la caviamo. Possiamo esporci insieme nell?ambiente proprio per questa vittoria di Cristo tra di noi, a cui l?unit?isibile rende testimonianza come nessun?altra cosa. Siamo davanti a un anno pieno di eventi ecclesiali, culturali e politici. Essere noi stessi, con tutto quanto abbiamo incontrato e abbiamo visto, con la novit?he portiamo, sar?l nostro contributo al bene di tutti.