Gli insegnanti delle Marche in visita ad Ancona

Insegnanti. Una giornata particolare

Un centinaio di insegnanti delle Marche hanno trascorso una giornata ad Ancona. Al mattino, la visita alcuni luoghi artistici della città. Nel pomeriggio l'assemblea «per dare spazio a una Presenza che parla attraverso la nostra unità»

Domenica 1 luglio, eravamo un centinaio di insegnanti delle Marche, dalle elementari alle superiori e anche qualcuno in pensione, per una giornata di convivenza con Alberto Bonfanti responsabile di GS. Il nostro desiderio era quello di vivere un gesto per dare tempo e spazio a una Presenza che è tra noi e che parla attraverso la nostra unità. Ci siamo accorti che questo è il seme di tutta la fecondità che sta emergendo anche nel rapporto con i ragazzi di GS e con gli studenti che incontriamo in classe o nei nostri gruppi.

Al mattino, la scrittrice Giorgia Coppari ci ha aiutato a guardare molti luoghi di Ancona: l’immagine della Madonnina del Duomo che, durante il periodo dell’occupazione napoleonica, aprì gli occhi; la storia di san Ciriaco e della sua conversione al cristianesimo; i mosaici di Santa Maria della Piazza. Potersi fermare davanti a tanti segni è stata la possibilità di guardare a dei fatti che nella storia hanno provocato la libertà delle persone. Dopo pranzo, è seguito un dialogo tra gli insegnanti e Alberto partendo dalla domanda: «Il cammino di quest’anno - la nostra vita, l’amicizia fra noi e con i ragazzi, la scuola, il Triduo - come ha fatto emergere in te questo “accorgersi di Lui che fa una cosa nuova?”».

Gabriele ha raccontato della convivenza maturandi: «Nell’assemblea finale, una ragazza, ha raccontato come la sua prof sia l’unica ad insegnare in maniera strana: “È l’unica che durante le sue lezioni cerca di mostrare l’umanità degli autori latini. Per lei il problema non sono le nozioni, ma le questioni di senso”. E ha aggiunto: “Adesso ho capito perché lei è così e lavora così. La sua modalità l’ho ritrovata qui. Io sono venuta per studiare, però ho trovato materiale umano che mi ha stupito. Sono stata con tutti e soprattutto ho approfondito i rapporti che avevo con i compagni di classe. Ho capito che la prof. ha questo luogo come origine”».

Alessia ha aggiunto che la stessa ragazza, nel viaggio di ritorno, le ha confidato: «Prof, se la Chiesa è questa, io voglio stare nella Chiesa». Alberto ha richiamato al fatto che il gesto della convivenza è fecondo perché affronta il bisogno dello studio non come un particolare, ma nella sua totalità. Sei tu con tutta la tua persona al centro, non una strategia didattica. Maria Giulia, insegnante delle medie, ha parlato dell’esperienza scolastica di questo anno e del vuoto che sente: «È da poco finito l’anno scolastico e come ogni volta a questo punto io mi sento svuotata. Insegno Lettere, sono una supplente molto precaria per cui ogni volta per me è un trauma dover lasciare i ragazzi. Mi accorgo che come sono in classe, vera, senza sovrastrutture, difficilmente riesco a esserlo in altri contesti».
Don Gigi è intervenuto: «Questo vuoto in te non lo crea la mancanza della scuola. La mancanza della scuola lo mette in luce. Questo vuoto, non coperto dalle cose da fare e gestire, ti fa capire di cosa hai bisogno. Ti rivela che hai bisogno di un Altro».

Giulia, insegnante di Filosofia, partendo proprio dall’intervento di Maria Giulia ha raccontato del suo rapporto con un alunno che fa fatica nello studio. «Ho sempre cercato di attutire questa difficoltà, dandogli delle soluzioni, offrendogli dei continui appoggi. Finché mi sono chiesta: “Ma per questo ragazzo la questione determinante è avere successo nell’esame di Stato? Di cosa ha bisogno veramente?”. Per rispondere ho dovuto chiedermi: ma io di cosa ho bisogno, cosa in primis soddisfa me?». Questa domanda le fa vedere meglio tutto.

Alberto ha preso la palla al balzo e ha rilanciato a tutti: «La domanda che ti poni è la stessa che ti lega ai ragazzi. La certezza dell’adulto non è nel saper dare consigli o definizioni, ma è la certezza di un legame. È una grazia». Altri interventi sono susseguiti. In tutti c’era il desiderio di comunicare ciò che si è vissuto e si sta vivendo. Giorgia ha raccontato dell’incontro con dei suoi ex alunni, di un rapporto che non si perde nel tempo. Paola dell’esperienza di GS non come una serie di iniziative, ma un aiuto a guardare i ragazzi in modo più ampio. Infine Antonella e Fiorella hanno detto cosa ha voluto dire stare con verità davanti ai loro ragazzi: guardare ai loro desideri e alle loro esigenze irriducibili.
Nicola, Ancona