Vacanze GS/1. Ogni giorno una "bomba" di sorprese

“Febbre di vita, tutto si gioca qui”. È il titolo che ha accompagnato la settimana a Cervinia dei ragazzi di un gruppo di scuole milanesi. I giochi, le testimonianze... E la gita con Michele Cucchi, alpinista del K2

La sfida è iniziata fin dalla preparazione della vacanza, quando ci siamo trovati noi del Sacro Cuore insieme ai ragazzi del Carducci, del Beccaria, del Don Bosco e di alcune scuole di Milano Est. Infatti, trovare un tema che centrasse con questa “febbre di vita”, intesa non come malattia, ma come una passione grande e prepotente, non è stato immediato. All’inizio, abbiamo pensato ad alcuni santi come Madre Teresa di Calcutta o Giovanni Bosco che si sono dati tutti al servizio del Signore aiutando i malati e i meno fortunati; poi, però abbiamo deciso di virare su figure storiche di grandi combattenti per dare la carica e gasare tutti i componenti della squadra: Re Artù, William Wallace, Leonida ed Alessandro Magno.

Il tema delle serate con i giochi era centrato su come questi capitani avessero perso la loro febbre di vita che li aveva portati a fare grandi imprese, ma che poi, attraverso un incontro, l’avevano ritrovata, e ne erano stati così inondati da contagiare anche il loro esercito (cioè la loro squadra). Fino ad arrivare alla domanda con cui ci aveva lasciato don Pigi alla Giornata di fine anno: «Che cosa siamo disposti a dare della nostra vita per trattenere la bellezza incontrata?».
La vacanza si è aperta “a bomba” con la testimonianza di Antonio Mandelli, papà di Andrea, protagonista del libro consigliato per l’estate Ti regalo la mia molla. Andrea era un ragazzo innamorato della vita a cui viene diagnosticato un tumore all’età di 17 anni, ma che non si dispera, anzi, affronta anche questa circostanza così dolorosa dicendo il suo sì al Signore e vivendo l’amicizia di chi gli stava attorno come la Presenza di Cristo. Andrea non è stato il solo a dire sì, papà Antonio rispondendo alla domanda: «Come hai fatto ad affidarti?», ha risposto: «All’inizio è stata una pugnalata anche perché con lui c’era un feeling particolare. L’ho affrontato con speranza e abbandono sapendo che stavo accompagnando mio figlio al destino che il Signore aveva scelto per lui. Sofia (la mamma di Andrea) diceva sempre che era come partorirlo di nuovo». Antonio è stata la prima testimonianza vivente di cosa vuol dire essere giessino, anche a più di 80 anni, e ci ha subito richiamati ad un’attenzione alla realtà che contiene segnali da cui si può ricevere ed imparare.
Il secondo giorno, c’è stata la prima giornata di giochi ai quali quest’anno ho voluto partecipare con tutta me stessa, senza tirarmi indietro nemmeno sul lancio del lardo o sulla caccia alla gallina. Eravamo tutti tesi, come ci ha detto un adulto: «Voi dovete preparare i giochi come se dovesse scendere Gesù a giocare».
Per non farci scivolare nulla addosso, abbiamo voluto fissare quanto successo con un’assemblea. Siamo stati sempre accompagnati e richiamati dagli amici più grandi che ci hanno anche sfidato; se uno non aveva voglia di andare a messa, gli veniva chiesto di andare da un adulto e dirgli: «Non ho voglia di venire a messa per la ragione "X" e non di scappare in camera e uscirne una volta finita la celebrazione».
Alla serata “un’altra bomba” era stata pensata per noi: un approfondimento sul Samba, un genere di musica brasiliana che sulle note allegre e spensierate racchiude una grande tristezza.
Il giorno seguente siamo andati in gita al Bec del Pio Merlo. La gita per tanti di noi è un momento molto faticoso fisicamente, ma mentre ci preparavamo a partire i capo gita ci hanno chiesto di «cercare di mettere in secondo piano la fatica e di goderci quello che Lui ci ha messo davanti»; con questo semplice richiamo, con l’aiuto del coro degli alpini che a metà gita hanno cantano due canzoni e con due frasi tratte dal libro di Andrea Mandelli amante della montagna, è stato più facile provare a dire di sì alla realtà.
Con noi c’era Michele Cucchi, alpinista, arrivato in cima al K2 con un gruppo di pakistani nel 2014. Michele detto “il Lungo”, dopo la gita, ci ha raccontato della sua scalata sulla vetta himalayana e tanti di noi sono rimasti colpiti dalla sua febbre di vita per la montagna: «Anche se la salita alla Capanna Margherita (Monte Rosa) l’ho fatta 300 volte, portare, per esempio, una coppia di signore inglesi che non vi erano mai state mi riempie il cuore e me la fa gustare. Essere arrivato in cima alla seconda montagna più alta della terra è un sogno, però non svaluta le salite più semplici, come quella con voi oggi».
Mercoledì mattinata di giochi a cui io e altri amici non abbiamo partecipato perché abbiamo dovuto preparare la lettura de L’annuncio a Maria di Paul Claudel che si sarebbe tenuto nel pomeriggio. Non è stato facile dire di sì a questo impegno e saltare i giochi e i tornei del pomeriggio. Alla fine dello spettacolo inaspettatamente tutti sono rimasti colpiti da dramma, anche i più disattenti c’erano stati e quella è stata la carica per i giorni dopo.
Ma le sorprese non erano finite: il coro ci ha presentato dieci canzoni di vario genere, dal rap di Guè Pequeno, al rock dei LinkinPark, a Guccini, a Zucchero e agli Imagine Dragons. Artisti che li avevano colpiti, questo per dirci come anche ascoltare la musica non è tempo sprecato, ma in ogni cosa, se la si guarda attentamente, c’è del bello per noi.
Il 28 la gita al lago Goliet. Ci hanno accompagnato altre frasi di Andrea Mandelli: «Era bello stare con lui, era sempre una gioia perché per lui tutto era un dono e mai una fatica».
La vacanzina come si era aperta a “bomba” così si è chiusa: ci hanno portato sullo Skyway del Monte Bianco con un panorama mozzafiato. Davanti ad uno spettacolo del genere era impossibile non ringraziare il Signore per quello che ci aveva messo davanti e per averci preferiti così tanto!
Al ritorno, il cuore scoppiava di gratitudine, ed era pronto a portarla in giro per i luoghi di vacanza, verificando quanto scoperto ogni giorno.
Ludovica, Milano