La Colletta alimentare

Colletta 2018. Ma nella carità si è mai "a posto"?

I trenta bambini delle elementari e un ragazzo con cui si parla della fede e dell'educazione dei ragazzi. Ma soprattutto quella nonna appoggiata al bastone che non si dà pace cercando le ultime monete in fondo alle tasche. Il racconto di Lucia di Todi

Anche quest’anno la Colletta ha presentato, come dice don Giussani, momenti “imprevisti e imprevedibili” che mi hanno scosso e commosso.
La mattina, puntuali, si sono presentate le due classi dell’anno scorso (30 bambini delle elementari con le loro maestre) con «91 euro e 39 cent», come mi ha detto fiero un bambino, per fare la spesa. «Quest’anno non ci spiegare, perché ci ricordiamo tutto dall’anno scorso. Dacci trenta buste e trenta volantini». Così hanno esordito e si sono messi in fila per prendere il sacchetto giallo e il volantino. Mai buste gialle e volantini sono stati più apprezzati!

Bello è stato il rapporto con i volontari, soprattutto con un ragazzo della parrocchia locale che aveva portato un gruppo del dopo-Cresima per un turno di due ore. Lui si è fermato ed è iniziato un serio e commovente momento di confronto sulla fede e sulla vita dedicata ai ragazzi.

Ma il fatto che più mi ha scosso e mi ha fatto riflettere è avvenuto alle 20, a mezz’ora dalla chiusura del supermercato. È arrivata una signora che conosco, nonna attiva ma curvata dalla vita e appoggiata a un bastone. Mi dice che è il terzo negozio che gira e io già mi preparo alla frase più ricorrente della giornata: «Già fatta in un altro negozio!». Invece mi sorprende prendendo la busta e spiegandomi che proprio perché l’aveva fatta negli altri negozi la voleva fare anche lì. Poco dopo esce dal supermercato e mi chiama in disparte tutta dispiaciuta perché, mi dice, non si era accorta che aveva finito tutti i soldi. Mi spiega che nel negozio si era messa in un angolo per conteggiare le cose da comprare. Poi si ricorda che ci sono i soldi del carrello! Prende l’euro dal carrello e inizia a svuotare tutte le tasche in cerca dei centesimi. Un euro e sessanta! Io e Melissa, una volontaria di 17 anni, iniziamo a dirle che aveva già donato negli altri negozi, ma lei insiste e continua a cercare i centesimi in fondo alla borsa. Noi le ripetiamo che non c’è bisogno, alla colletta ha già partecipato. Felice per i suo 1 euro e 60 esclama: «Un pacco di biscotti ci viene!». E, curva, sul bastone rientra. Melissa allora si propone per andare lei a prendere i biscotti. Contenta ci ringrazia e parte: Melissa entra dicendo che se non fossero bastati li avrebbe aggiunti lei i soldi.

Il mio pensiero, per tutto il tempo che cercava le monetine, era che in fondo “stava a posto”, la donazione l'aveva già fatta in due negozi. La carità l’aveva fatta, perché preoccuparsi di cercare le monetine facendo tardi per la cena ancora da preparare? Un pensiero che il giorno dopo non mi ha abbandonato, anzi mi ha posto la domanda sulla mia posizione verso la caritativa. È come se mi dicessi: «Ho dedicato tutta la giornata alla colletta per cui “sono a posto”». Ma nella carità si è mai a posto? Ma io le svuoto le tasche fino all’ultimo centesimo?
La colletta quest’anno mi ha lasciato non solo tanti “avvenimenti”. Mi ha lasciato anche una grande domanda e un grande lavoro.
Lucia, Todi