Genova

A Genova, per ritrovare l'eredità di Marcos

Aveva chiesto al giovane seminarista spagnolo, morto nel 2015, il dono dei suoi amici. Per cercarli è capitato anche in Italia. Dove ha conosciuto un ex studente Erasmus, un anziano sacerdote e una ragazza musulmana...

Non ricordo se è stata la stessa notte della morte di Marcos Pou o se è stato pochi giorni dopo. So che, proprio in quel periodo, gli avevo chiesto di regalarmi l’amicizia con i suoi amici, come se fosse una specie di eredità. Non si è trattato di una battuta né di un capriccio del momento, ma di una richiesta sincera. Perché lui parlava sempre dei suoi amici e si vedeva che era qualcosa di molto importante nel suo rapporto con il Signore e nella sua strada. Non volevo perdere quella possibilità per la mia. Maria è una amica di Marcos, dei tempi in cui lei aveva fatto l’Erasmus a Barcellona. Durante un dialogo con lei via Skype le ho chiesto com’era la sua amicizia con lui. Mi ha risposto che Marcos amava più di lei il rapporto di lei con il Signore e che più volte l’aveva richiamata a camminare verso di Lui.

Durante le vacanze di Natale sono andato in Italia. Sono stati dei giorni bellissimi in cui ho fatto tanti incontri con diversi gruppi di persone. Il primo con la famiglia di Maria, che io non conoscevo e che mi hanno accolto con un grande e inaspettato abbraccio. Dopo con i suoi amici, con quelli del paese, con quelli di Genova, e anche con alcune persone di Milano che sono venute per trascorrere insieme quei giorni. Fa molta impressione vedere che sono tanti quelli che, attraverso alcuni scritti tradotti e – soprattutto – attraverso la testimonianza di coloro che sono tornati in Italia dopo il periodo di Erasmus trascorso a Barcellona, hanno saputo di Marcos. Due incontri mi hanno commosso particolarmente. Il primo è stato quello con una ragazza di vent'anni. È straniera, ma vive in Italia da tanto. Di famiglia musulmana, da alcuni anni segue e vive l’esperienza degli amici del movimento. Poco tempo fa suo padre è morto in un incidente e i suoi amici le hanno tradotto l’omelia del funerale di Marcos e la lettera che Nico (fratello di Marcos) aveva pubblicato in quei giorni. Lei mi ha detto che le erano state di grande aiuto per vivere il dolore per la morte di suo padre.

Il secondo incontro è stato con un sacerdote di ottantacinque anni, simpatico e felice, che era diventato amico di don Giussani quando era un giovane parroco. Sono stato felice di conoscerlo. Perché mi terrorizza la possibilità che la vita man mano che si cresce rimanga come piatta, sempre uguale (in realtà non guardavo la vecchiaia con grande speranza). Dopo aver celebrato insieme la messa gliel’ho detto. Don Pino mi ha guardato sorridente e mi ha detto: «Cristo è la novità». Vederlo ancora il giorno dopo, di nuovo insieme a messa, confermando l’esperienza del giorno precedente,mi ha dato speranza. Non so com’è il suo rapporto con il Signore, ma gli fa amare e godere la vita anche alla sua età. Abbiamo dedicato una mattina a visitare la città di Genova e a fine mattina siamo stati in una chiesa dove mi ha colpito particolarmente un’antica immagine del Crocefisso. È un’immagine strana fino a quando qualcuno te la spiega. Non è una croce normale. È fatta con un tronco d’albero, dove le braccia della croce tendono verso l’altro, come crescendo, perché è viva, significando la Risurrezione.

L’ultima sera ci siamo incontrati a mangiare la pizza, eravamo un bel gruppo. Abbiamo parlato della Spagna, di come ho incontrato il movimento, e al dolce hanno cominciato a cantare. Siccome io non conoscevo i canti – e in più canto malissimo – ho potuto guardarli attentamente. Gente di età diversa, in situazioni personali molto diverse. Tre – due uomini e una donna – consacrati al Signore. Io sacerdote. Alcuni fidanzati, altri appena sposati. Un ragazzo di dodici o tredici anni, figlio dei più grandi tra di loro. È stato un momento in cui poter vedere la forza con la quale il carisma di don Giussani genera un’umanità preziosa. E di come questo accade anche dopo gli ottanta e passa anni.
Yago, Castellón (Spagna)