Chiavari. Una tenda a cielo aperto

Una comunità in piazza. Dai giessini alle giovani famiglie, fino ai più "vecchi". Mesi di preparazione, per far conoscere a tutti i progetti Avsi della campagna di quest'anno. E per scoprirsi, ancora una volta, «guardati e abbracciati»

Fin da subito - ce lo siamo detti - la decisione di realizzare un evento a favore di Avsi qui a Chiavari non avrebbe dovuto «essere un gesto fatto in automatico». Ma, a dar manforte nel ridestare l'esigenza di una motivazione adeguata durante i tre mesi di preparazione, ci hanno pensato anche le difficoltà burocratiche, tra autorizzazioni e permessi per una presenza in piazza.

Infatti, è stato sempre più chiaro che non si voleva perdere l'occasione di poter offrire alla nostra città uno spettacolo in grado di cambiare vite “tranquille” in vite “mosse dalla speranza”. Tante volte ci era capitato che, dopo alcuni incontri - al Meeting, per esempio -, avevamo avuto il rammarico che non ci fosse stato anche quel tale amico, quel conoscente o quel collega… Fare le Tende, mettere in piedi una serie di iniziative di piazza per raccogliere fondi destinati ai progetti della Campagna Avsi, quindi, rappresentava la possibilità di far conoscere a chiunque, “a casa”, alcune opere significative e persone impegnate in realtà educative a tutti i livelli, esempi di carità concreta.

Non tra tutti quelli che hanno preparato il gesto c'era un'amicizia storica, eppure, da subito, ci si è guardati con stima profonda, nella certezza che ciò si stava costruendo era prima di tutto per se stessi, seguendo chi aveva fatto la proposta, curiosi di vedere dove fosse la convenienza di muoversi così.



Per fare il banchetto in centro città abbiamo dovuto presentare - più volte - domande a vari enti, incontrando spesso i referenti di queste istituzioni per cercare di risolvere con loro i problemi che emergevano man mano. In questa fase, ci siamo accorti che le tende come “luogo di incontro” stavano già iniziando in quei rapporti, e che eravamo chiamati già lì a risponderne: «Perché questo gesto? Perché insistere nonostante i continui impedimenti?».

Sabato 26 gennaio, in una piazza occupata da altri tre eventi di natura diversa, c'era anche una comunità visibile a tutti per l'allegria e la vivacità, fatta di ragazzi, giovani famiglie, adulti e anziani, con l'amico clown che attirava i passanti, una quasi improvvisata band piena di gusto e sound, alcune Suore di Carità dell’Assunzione, protagoniste con la loro opera di uno dei progetti Avsi, sotto i gazebo...

I ragazzi di GS hanno chiesto di capire meglio chi fossero queste “suorine” e che cosa portavano della storia del movimento di CL alla loro vita di oggi. In mancanza di spazi, hanno chiesto ospitalità ad un bar nelle vicinanze per incontrarle di persona. Alcune prof delle medie si sono stupite che alcuni dei loro alunni avessero voluto esserci. Dei giovani padri di famiglia, senza clamori hanno curato gli allestimenti, la sicurezza, le varie connessioni e la sorveglianza per l'intera giornata. E pur di poter preparare e distribuire cioccolata calda per il pomeriggio, c’è anche chi ha riempito moduli e richieste per tre giorni di seguito.

«Quando ci siamo trovati al mattino e ho visto che eravamo in pochi, ero deluso, agitato ed arrabbiato», ha raccontato uno di noi: «Ma è bastato guardarsi in faccia per capire che ce l'avremmo comunque fatta. Non poteva dipendere da noi, ma da un Altro… Sono andato in ordine nel fare le cose, con calma, fino all'apertura dello stand alle 10 e mezza grazie all’aiuto di un gruppo di Scuola di comunità di gente più grande di me. Mi sono sentito guardato e abbracciato. Avevo portato i miei bambini con me perché vedessero cosa stavamo preparando da mesi e, non volendo deluderli, e desideravo che vedessero tutta la bellezza di quel gesto».

La giornata si è conclusa con la testimonianza pubblica delle suore, per tutti una ricchezza, un segno della pienezza dell'amicizia con Cristo che può raggiungere tutti in modo semplice e fedele.

Giuse, Maurizio e Pietro, Chiavari