Assisi, un momento del giocone

Cavalieri all'autogrill

Due giorni ad Assisi per la Promessa. La visita alla Basilica, i canti, i balli, il giocone per le vie della città. Un turista chiede: «Ma voi chi siete?». «Cavalieri, e siamo venuti a dire il nostro sì a Gesù»

2 marzo. All'alba siamo pronti per partire. Destinazione: Assisi. Nella città di san Francesco i Cavalieri di San Giorgio di Fidenza e di Amistad di Parma, Reggio Emilia, Modena, Sassuolo, Carpi Rio Saliceto (la proposta cristiana dei ragazzi delle medie) faranno la Promessa. Alle 8,30 ci fermiamo all'autogrill dopo qualche ora di viaggio, siamo un po' assonnati, ma i ragazzi sono carichi. Abbiamo pregato insieme in pullman perché «accada secondo la Sua Parola».

Al banco, mentre beviamo il caffè, la responsabile dell'autogrill ci chiede: «Scusate, ma dove state andando? Non siete una scuola, vero?». Le rispondiamo: «Siamo Cavalieri e andiamo ad Assisi a dire il nostro sì a Gesù». Ci guarda stupita. «Ma quanti ragazzi avete?». Noi, senza ben capire, rispondiamo: «Circa un centinaio... Forse le abbiamo dato fastidio?». «Aspettate qui». Dopo qualche minuto, torna con due confezioni di lattine di the freddo, ce le vuole regalare. «Pregate per me», ci dice. «Ho una situazione difficile a casa. Vorrei fare di più, ma questo è quello che posso darvi».

In pullman si decide di riprendere l'incontro con don Marcello Brambilla su san Francesco. I ragazzi capiscono che c’è in gioco qualcosa di grande: ciò che ha portato Francesco a realizzare pienamente i suoi desideri è Qualcosa che è interessante anche per loro oggi. Dopo un iniziale “fatica”, tutti partecipano seriamente: chi dando la disponibilità a leggere un pezzo della vita del santo, chi intervenendo per raccontare cosa l’aveva colpito dell’incontro.

Ad Assisi, balliamo e cantiamo c’è un clima di festa poi visita alla Basilica a piccoli gruppi, parte il giocone per le strade della città. Si coinvolgono anche i turisti che passano: ballano con noi, baciano il “lebbroso” o semplicemente stanno a guardare, qualcuno domanda: «Chi siete?». «Siamo Cavalieri e siamo venuti a dire il nostro sì a Gesù!».

Una ragazzina, 11 anni, trasferitasi a Parma da poco, dice di essere venuta a fare la Promessa perché in questo periodo di grandi cambiamenti gli amici di Amistad l'hanno fatta sentire accolta e chiede che possano aiutarla a riconoscere che Gesù è sempre di fianco a lei. Poi c’è Elisabetta che con sua figlia Cecilia aveva deciso di lasciare la vacanza in montagna con la famiglia prima del tempo per raggiungere gli amici alla Promessa: Bardonecchia-Assisi in treno. Cosa la muove? «Né io né mia figlia avevamo dubbi», racconta. «Arrivate in albergo, appena dopo cena, i volti degli amici dicevano che stava accadendo qualcosa di grande. Non abbiamo sentito lo scarto di essere arrivate dopo».

L'incontro di domenica mattina è in preparazione alla Promessa. Le lettere dei ragazzi colpiscono per la serietà e la profondità. Scrive uno di loro: «Ho scoperto che l’amicizia con Gesù, pur desiderandola, è difficile da vivere tutti i giorni e il gruppo dell’Amistad mi sostiene e permette di vivere questo rapporto. È sempre bello avere degli amici più grandi da seguire».

C’è chi, per una grave dislessia, non riesce ad esprimere ciò che ha nel suo cuore; allora si fa aiutare, per poter scrivere: «La gioia della vostra compagnia mi riempie di letizia ed è necessaria alla mia vita più dell'aria che respiro». Un'altra ragazza scrive: «Vorrei che la Promessa mi aiutasse a cercare quella me stessa che non ho mai trovato».

Poi i canti (La preferenza, Parsifal, L'uomo cattivo); la canzone di Simone Cristicchi Abbi cura di me («ti accorgerai che il tunnel è soltanto un ponte»); il dialogo tra il matto e Gelsomina del film La strada («se questo sasso è inutile allora è inutile tutto, anche le stelle, anche tu»); il video di Giussani che si inginocchia davanti al Papa il 30 maggio 1998, come noi avremmo fatto alla Promessa un'ora dopo.

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La messa a Rivotorto è vissuta da tutti con molta emozione, la Promessa è un gesto molto semplice, ma ha tutta la durata dell’eternità. La cosa che colpisce di più è che i ragazzi si sentono voluti bene. Lo si capisce nei biglietti che scrivono durante il viaggio di ritorno: «La cosa che mi ha colpito di più è che ho avuto di fianco persone che mi vogliono bene veramente», e ancora: «L'amicizia che ho trovato mi ha fatto capire che non sono da sola». «Mi ha colpito molto la storia di san Francesco, il fatto che lui voleva veramente bene ai suoi amici e loro volevano bene a lui. La loro era una compagnia veramente bella e io l'ho ritrovata in quella dei Cavalieri». «In questi due giorni», scrive una di loro «è come se gli altri avessero parlato per me perché tutto era molto simile alla mia vita: come la ragazza del film (Gelsomina ne La strada), perché a volte anch’io, come lei, mi sento un po' inutile e la cosa che mi tratterrò è il fatto che anche il più piccolo sasso serve».

Al ritorno, i ragazzi erano entusiasti. Una mamma scrive: «Mio figlio è tornato dalla Promessa trasformato. Ha detto: “Dopo Assisi sto meglio perché ho trovato la felicità, mi è cambiata la prospettiva. Finalmente ho visto che essere felici non vuol dire fare i cretini in continuazione, ma vedere delle cose belle. È una cosa che dobbiamo dire a tutti. Ieri durante la celebrazione delle Ceneri aveva vicino due compagni che facevano un po' di confusione ed erano distratti, alla fine mi ha detto: “Questa volta invece di arrabbiarmi come faccio di solito ho pregato che anche loro incontrino qualcosa di bello”».

E c’è anche chi alla Promessa non è venuta perché ha scelto di partecipare ad una gara di nuoto sincronizzato, per non penalizzare la compagna di squadra, e scrive: «Venerdì agli allenamenti ero più grintosa che mai e ho cercato di farli meglio delle altre volte. Sabato mattina mi sono ricordata che i miei amici partivano per Assisi, così ho detto un’Ave Maria per loro perché la Madonna li proteggesse. Domenica la gara è andata benissimo e la mia allenatrice mi ha abbracciato. Ma la cosa più bella è che Giusy mi ha dato la tessera per essere ufficialmente un Cavaliere!».
Gerry