Un momento della vacanza-studio a Triuggio.

Vacanza maturandi. Studiare insieme e tornare diversi

Tre giorni di convivenza a Triuggio per un gruppo di ragazzi di dieci scuole diverse. Un'amicizia che cresce. Tra studenti, ma anche tra professori. E accorgersi che, anche se pieno di incognite, l'esame non è una "scocciatura"

Che cosa rende possibile, dopo solo tre giorni di convivenza, una tale paternità degli adulti verso gli studenti e una tale fratellanza tra di loro, da far sì che un universitario venuto per aiutare solo un paio di giorni decida di prolungare la sua permanenza e gli studenti chiedano di organizzare una pizzata per rimanere a studiare una mezza giornata in più? Questo è avvenuto durante la vacanza-studio a Triuggio tra trenta maturandi provenienti da dieci scuole diverse di Milano e provincia. E la risposta non è una somma di fattori, ma l’esperienza di un avvenimento che accade e che permette di vivere anche lo studio della “matura”, quest’anno così piena di incognite, non come una “scocciatura”, ma come una scoperta piena di significato. E così accadono tanti fatti, semplici ma straordinari.


Il primo è l’unità nella diversità: studenti di scuole anche molto diverse tra di loro incontrano prof che non hanno mai visto e si mettono a studiare, chiedere, ripetere. In giornata si alternano molti insegnanti che vengono apposta per aiutare nella loro disciplina anche un solo ragazzo mai visto prima: iniziano così ripassi di Tedesco, Chimica, Biochimica, Italiano… Una prof di Matematica e una di Fisica affrontano insieme la seconda prova scritta con alcuni ragazzi dello scientifico e così facendo imparano l’una dall’altra.


Così gli studenti si rendono conto dell’eccezionalità del fatto di avere a disposizione praticamente sempre un prof e ringraziano ogni sera con un verso del loro inno quando, pronunciando le parole «mi accorgo che questo esame non lo passo senza di te», indicano ogni sera il prof che li ha aiutati quel giorno.

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E ancora: Ilaria, invitata da due compagne di classe, dice di essersi sentita non semplicemente accettata, ma amata. Un loro compagno ateo, che dal Triduo è un fiume di domande, decide di raggiungerle in giornata caricando la bici sul treno e arrivando sudato dalla vicina stazione, per poter studiare solo qualche ora. Lo stesso accade con Simone, indeciso fino all’ultimo, colpito dalla festa maturandi di qualche giorno prima, che decide di venire in giornata a studiare perché «una cosa così non l’avevo mai vista».


Insomma, si torna diversi. Come hanno espresso i ragazzi stessi nell’inno composto per l’occasione: «E se non l’hai ancora capito, questa avventura non finirà/ con tutto ciò che hai imparato, è finalmente maturità!».

Caterina, Milano