La gita

Vacanze GS. La canzone interrotta

Le testimonianze di due amici romani, l'assemblea finale, l'arrabbiatura per richiamo all'ordine. Cinque giorni pieni di provocazioni. Che non lasciano tranquilli, ma che fanno andare a casa «con il cuore desto»

Quattrocentotrenta ragazzi e un cuore solo. Sembra assurdo, ma è quello che è successo a Pila durante la vacanzina di GS di alcuni gruppi di Milano (Beccaria, Carducci, Sacro Cuore, Salesiani, Milano Est e altre scuole). La cosa che più mi ha colpito è stato vedere che in tutto c’era un’attenzione al particolare spesso non necessaria, ma qui essenziale.

Questa vacanza è stata come una miniatura della vita per la sua intensità. All’inizio pensavo di esserci andata per stare bene, per essere felice in quel lasso di tempo, ma quello che ci è stato messo davanti non era questo, chi ci è stato messo davanti non voleva questo. Tutto è stato una provocazione. A partire dalla testimonianza fatta da Alfiero e Federico, due amici di Roma, che nella loro diversità avevano come collante questo: «Voglio vedere come Cristo risponde alla mia ferita. Voglio stare in questa realtà». Durante quest’assemblea, Federico ha letto una poesia di Marco Gallo (il ragazzo di GS morto in un incidente stradale nel 2011) e questo fatto, che per molti magari non è stato particolarmente rilevante, per me è stato un richiamo grandissimo. La mia storia in GS è partita seriamente due anni fa grazie a quel libro e che questi due ragazzi di Roma me lo rimettessero sotto gli occhi è stato come un risveglio che mi ha ricordato perché ero lì.

Come nella vita anche qui ci siamo scontrati con i limiti dell’umano, divergenze tra scuole e tra amici, ma sono stati affrontati in modo diverso. Ho scoperto che il non capire, il sentirsi fuori posto o diversi sono l’occasione per un rapporto. Ad esempio, una sera un gruppo stava cantando dopo l’orario di silenzio, ed è stato interrotto durante l’ultima canzone che era La notte che ho visto le stelle. E siccome nessuno aveva capito perché quella bellezza era stata spezzata, siamo andati a parlare con Marco Cirnigliaro, uno dei responsabili.
Io, come molti altri, ero tornata in camera ancora con molti dubbi e arrabbiata. E poi sono arrivate tre ragazze a chiedermi cosa ne pensassi e mentre ne parlavamo mi sono resa conto che quello che c’era stato chiesto era di rispettare l’orario (anche se appunto si trattava solo di cinque minuti) perché dall’ordine deriva la bellezza e mi sono accorta che era ciò che desideravo. Dall’amarezza iniziale è scaturita una gratitudine per questa possibilità che ho di essere libera e chiedere entrando così in rapporto con tutto.

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L’ultima assemblea è stata un momento straordinario perché solitamente ognuno dà solo una interpretazione o un punto di vista di tutto quello che è successo, invece qui è accaduto davvero qualcosa che mi ha fatto sentire vicina anche allo sconosciuto che avevo di fianco. «Adesso non è che me ne vado tutto a posto senza domande. Sono più incasinato, ma con il cuore desto ed è questo che desideravo», questa frase detta nel primo intervento da Luciano, un ragazzo di quarta del Sacro Cuore, ha riassunto ciò che era successo ad ognuno di noi, chi più chi meno.

Il cuore è desto perché ti nasce una domanda e non sei rinchiuso nella tua bolla di rassegnazione. Da questa vacanza non sono tornata più "spensieratamente felice", ma più presente e lieta.

Maddalena, Rho (Milano)