Ancona

Ancona. Un luogo dove sentirsi a casa

L'anno scolastico si preannuncia difficile. Cambiamenti di organigramma, classi impegnative. Magda si domanda: «Che cosa mi può sostenere?». E decide di giocare a carte scoperte con chi, nella scuola, condivide l'esperienza del movimento. Ecco come

Le ferie sono concluse, il nuovo anno scolastico è ormai alle porte. Mi attendono situazioni nuove anche per i notevoli cambiamenti di organigramma scolastico, mi è stata affidata ancora una volta una classe difficile e soprattutto devo relazionarmi con colleghi con i quali non c’è stata mai empatia.
Da dove ripartire? Che cosa mi può sostenere?

Desidero per me la stessa cosa che in questa splendida estate ho visto accadere nella mia terzogenita: il maturare di una affezione per un luogo dove sentirsi a casa, dove non censuri nulla di te e nel quale anche le paure hanno diritto di cittadinanza.
Di getto mi viene in mente di organizzare, a casa mia, un pranzo con Emanuele, Genziana e Laura, i miei colleghi del movimento e i sette ragazzi che frequentano il liceo dove insegno: a parte mia figlia, Caterina e Luigi, degli altri conosco solo il nome.
Mentre mando i messaggi di invito, già subentra la sfiducia e mi dico «Non verrà nessuno. Chi te l’ha fatto fare?». Invece, come sempre, la realtà sorprende. Tutti, adulti e ragazzi, accettano, con entusiasmo, addirittura Pietro mi chiede se può invitare Riccardo, a cui non avevo pensato.

Arriva il fatidico giorno. All’inizio c’è un po’ di imbarazzo da parte di tutti, si avverte dell’estraneità tra di noi. Rompo il ghiaccio spiegando il motivo di questo strano invito: parto da me, non nascondo le mie paure, le mie ansie per l’avvio di questo nuovo anno e nello stesso tempo dico di non volere soccombere a questa negatività. Per questo motivo ho chiesto di vederli. Sento forte l’urgenza di partire in questa nuova avventura con la certezza di non essere sola, con la certezza di avere dei volti precisi a cui guardare. Racconto loro come in questi anni per me sia stato prezioso anche il solo incrociare lo sguardo di un volto amico, nei cinque minuti di ricreazione, camminando nei corridoi o nei cambi di aula. Anche i loro giovani volti sono per me di richiamo, sono un far memoria costante della verità di me. Desidero che il nostro “ricordarci a vicenda” sia la possibilità di rialzare lo sguardo ogni volta che accadrà, invece, di chiudermi in me stessa.

LEGGI ANCHE - Se la bellezza passa tra la luna e l'abbazia

E il dialogo comincia: ognuno racconta di sé, di come ha vissuto l’anno, delle difficoltà incontrate con i propri compagni, della fatica di rivestire la carica di rappresentante di classe, della curiosità che i primini hanno di incontrare la realtà liceale. Mi commuove in particolare una di loro che arriva a dire di ringraziare i suoi docenti per averle dato i debiti in due discipline, perché lo studio estivo è stato per lei occasione di capire chi fosse e dove voler stare.
Capisco che anche loro hanno il mio stesso desiderio: trovare un luogo dove poter mettere a tema tutto, soprattutto il loro umano. Il loro cuore non è diverso dal mio.

Quando se ne vanno, ringrazio Dio per questa giornata, per questo dono inaspettato. La Sua tenerezza e la Sua eterna compagnia si sono resi visibili attraverso i volti di ognuno di loro, attraverso i loro racconti. Dio sa che cosa verrà fuori da un semplice pranzo. Io certamente ricomincio la scuola più certa.
Magda, Ancona