La giornata di raccolta del Banco Farmaceutico in Argentina

Argentina. «La domanda di chi dona un farmaco. E la nostra»

La giornata di raccolta dei medicinali nelle farmacie del Paese raccontata dalla comunità di Buenos Aires, tra la gratitudine di Silvana, le scoperte di Sonia e la libertà di Maria Rosa... Cronaca di un sabato "speciale"

Siamo un gruppo “umano”, con tutto ciò che implica. Alcuni molto amici, altri “solo” compagni in questa avventura, eppure siamo tutti uniti da un Altro, che rende possibile che l’attività del Banco Farmaceutico e della Giornata annuale di raccolta di medicinali cammini, al di là dei limiti e della povertà di ciascuno.

Quest’anno abbiamo formato vari gruppi di lavoro in base alla disponibilità e alle capacità di ciascuno, dividendoci i compiti con l’obiettivo di diffondere meglio la proposta e ottenere l’adesione di volontari. «I “nuovi” mi hanno colpito», ha detto Semper, uno di noi: «Li ho osservati con uno sguardo diverso dal solito, trattandoli con più affetto, congratulandomi con loro e valorizzando e apprezzando il loro aiuto».



È un sabato speciale che tocca anche la vita a casa, in famiglia. Come racconta Silvana: «A casa non c’è il pranzo pronto. Dico a Tomás di passare al supermercato e comprare le classiche cotolette perché non arrivo. Lui si lamenta…». È qui che sorge la domanda: «Perché lo facciamo? Perché faccio questo? Penso che la domanda debba essere la stessa per tutti. Prego la Vergine di Lourdes: accada quello che vuoi, ma noi vogliamo aiutare gli altri, quindi ti affido questa giornata». Questo vale per tutti: per quello che lasciamo, per quello che offriamo, perché è il primo giorno di primavera e un giorno di vacanza per gli studenti. E poi potrebbero esserci poche persone in giro, e la gente ha pochi soldi, e… Niente, serve solo, di nuovo, domandare e affidarsi.

Abbiamo lavorato duramente per un anno intero, abbiamo avuto incontri e scontri, ma, dice Oscar, «ridurremmo quello che è accaduto se non guardassimo allo spettacolo di bellezza che questo lavoro ha portato. Davvero, è l’opera di un Altro che si fa presente».

Per i volontari, anche per i veterani, è sempre una novità stare nelle farmacie, quattro ore che possono passare velocemente o diventare interminabili. Come racconta una di noi: «Entravano pochissime persone, e, in generale, ascoltavano la proposta, ma poi davano risposte evasive. Dopo quasi un’ora ancora nessuno aveva dato un contributo. Mi sentivo scoraggiata. Poi è arrivata una persona che mi ha ascoltato con attenzione: “Cosa vale la pena donare?”, mi ha risposto. Ha messo la medicina nella nostra scatola e io l’ho ringraziata, e questa: “No, grazie a te; per fortuna c’è qualcuno che si prende cura di questa cosa”».

L’esperienza di Silvana è stata completamente opposta. La sua farmacia era piena di clienti e lei non riusciva a star dietro a tutti. Con lei c’era Maria Rosa, una venezuelana che vive a Buenos Aires, e Silvana ne è rimasta molto colpita: «Quando spiegava alla gente, era quasi troppo insistente, andava lei stessa allo scaffale dove c’erano i prodotti e li dava alle persone perché li pagassero in cassa. Cosa la spingeva? Senza quasi neppure conoscere il Banco Farmaceutico, ha dato il suo tempo per gli altri. Ha messo in gioco la sua libertà e anche il suo cuore».

Durante la giornata abbiamo incontrato persone che ci hanno ascoltati, altre che ci hanno detto un “no” deciso, spiegando che avevano già tante spese o che già partecipavano ad altre iniziative. Ma tanti hanno collaborato: «Si è sempre portati a giudicare le persone al colpo d’occhio», dice ancora Silvana: «Se è vestito così non compra, se acquista creme ci comprerà dei cerotti… Niente è più lontano dalla realtà: sono stata colpita da un giovane di ventidue anni, arrivato con le cuffie sulle orecchie. Se le è levate per ascoltarmi, ha letto il volantino, ha aspettato il suo turno e ha scelto e comprato cinque prodotti per noi. Non me l’aspettavo: nel suo mondo, con la sua musica… Invece era attento ai bisogni degli altri. E mi ha ringraziato per la giornata, per l’opportunità di poter donare».

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E ci sta anche la “scoperta” di Sonia, un’altra volontaria: «Chi ha dato qualcosa non era obbligato. Il Bene esiste ed è inspiegabile, non è scontato. E quando accade, quando vedi persone che si muovono con affetto e alla ricerca di un bene… Ecco, allora ti trovi addosso una grande gratitudine. Perché tutto questo esiste, perché loro ci sono».

Molti clienti hanno chiesto se i prodotti arrivano veramente a coloro che ne hanno bisogno ma, in generale, hanno contribuito con fiducia, come è successo a Miguel: «A due persone molto generose ho lasciato i contatti del Banco, in modo che potessero ricevere la conferma che i prodotti erano arrivati a destinazione: “No, mi fido”, è stata la risposta».

Oscar sintetizza la Colletta farmaceutica 2019: «Il nostro amico Julián dice che la caritativa ci porta a prendere coscienza dei bisogni reali delle persone che vivono accanto a noi ma anche dei nostri. Chi risponde davvero a ciò che ci manca? Voglio tenere aperta questa domanda».
Rita, Buenos Aires