La #giornatatracce nel 2016

#giornatatracce. "Vieni e vedi"

"Il cristianesimo è un'esperienza". È il tema di Tracce di ottobre protagonista di tante iniziative il 19 e 20 per la diffusione straordinaria della rivista. In attesa dei vostri racconti, ecco cosa può accadere accettando questa sfida

Ciò che abbiamo di più caro
Caro Julián, la vendita di Tracce è stata proprio una scoperta di quello che ho di più caro. Solitamente sono una che davanti a queste proposte non si tira indietro, perché sono una tipa “carica”, mi piace conoscere nuove persone. È successo quasi sempre così ai volantinaggi: ai “no” non mi arrendo. Ma poi tornata a casa, mi rendo spesso conto che niente di quell’ora mi ha riempito veramente, quella “carica” svanisce in un attimo. Questa volta non è stato così. Ad ogni “no” il mio cuore si infiammava. Mi rendevo conto che c’era in gioco la possibilità di far vedere agli altri quello che mi rende felice ora, c’era la possibilità che vedessero gli occhi di Giussani, quegli occhi che agli Esercizi mi avevano commosso e che continuano ad indicarmi una strada. Ho incontrato una ragazza che non conosceva Tracce, tantomeno il movimento. Allora ho iniziato a dirle che siamo un movimento di Chiesa e lei subito mi ha stoppato: «Guarda, con quella roba non ho più a che fare, non m’interessa». Stava per andar via, ma non era in fondo vero che quello che stavo proponendo non le interessava. È per tutti! L’ho fermata e le ho detto questo: «Cristiana o non cristiana, come fa a non affascinare uno che vive così?». E ho iniziato a raccontare di me, di quando tre anni fa anche io odiavo tutta ’sta roba, i ciellini in particolare, ma che poi sono rimasta affascinata da uno che era più felice di me, punto. Non era più questione di vendere o meno Tracce, né di convincerla di qualche cosa con un bel discorsino. Quello era ciò che ho di più caro. E lei mi ha ascoltato quasi incredula che l’avessi fermata per dirle questo, mi ha ringraziato e se n’è andata. Lo strappo più grande: star di fronte alla libertà degli altri di dire “no”. In quel momento la prima cosa a cui ho pensato è stata: stasera prego per te. Ma io non sono capace di guardare così spesso neanche al mio moroso o ai miei amici più cari. Tornando a casa, mi sono resa conto di che razza di strada mi è capitata, di che sguardo è entrato nella mia vita e della fortuna che ho di poterlo imparare di nuovo, sempre.
Gioia, Bologna
(da Tracce, marzo 2016)



«Conosce don Giussani?»
Un’ora al banchetto per vendere Tracce in piazza a Rimini sabato mattina, con le bancarelle del mercato e la gente che cammina frettolosa. Ti chiedi come fai a fermarli, cosa gli puoi dire. E la domanda cade inevitabilmente su di te. Posso comunicare agli altri solo quello che io ho di più caro, che è anche per loro. Per cui se all’inizio fermavo la gente dicendo: «Conosce questa rivista?», adesso chiedo: «Conosce don Giussani?». Trovi quello che «sì lo venivo sempre ad ascoltare quando veniva a parlare in fiera a Rimini», e la coppia giovane con il marito che dice: «CL? Abbiamo provato in un altro movimento, ma non ci siamo trovati, a me non interessa». E rivolgendosi alla moglie: «E a te?». Lei resta un attimo titubante poi compra la rivista.
Maurizio, Rimini
(da Tracce, marzo 2016)



Tra le bancarelle del mercato
Carissimo Julián, ho incontrato il movimento nel 1975 e da allora molti sono stati gli incontri e gli Esercizi sia col Clu che con la Fraternità ai quali ho partecipato. Ma quest’anno è scattata in me una decisione: l’avviso dato riguardo la diffusione del numero di Tracce di maggio è stato come una scossa. Mi dicevo: «Se hai sentito così vere le cose ascoltate in questi giorni e soprattutto se non sei tu, ma un Altro che può cambiare la vita di ogni uomo, perché non dirlo ad altre persone?». Così, insieme ad alcuni amici, abbiamo deciso di vendere Tracce al mercato. Quattro chiacchiere insieme, il Veni Sancte Spiritus e via. A me tremavano le gambe, non mi decidevo a partire dal parcheggio verso le bancarelle. Era dai tempi del Clu che non facevo più una cosa così. Non trovavo le parole. Ma questo impaccio e questa difficoltà mi chiedevano continuamente le ragioni di quel gesto e via via mi hanno reso più sicuro e certo. Un’altra cosa sorprendente è stata incontrare un’amica del movimento che era venuta per fare la spesa. Andandosene mi ha detto che sarebbe stata contenta di venire anche lei se avessimo riproposto la vendita di Tracce.
Beniamino, Perugia
(da Tracce, luglio/agosto 2012)

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Qualcosa che colpisce innanzitutto me
La proposta di vendere Tracce pubblicamente mi aveva inizialmente impaurito e preoccupato. Ma tutto è cambiato quando un amico mi dice: «Puoi proporlo ad altri solo se prima c’è qualcosa che colpisce te, come un amico che prova un buon gusto di gelato e ti porta a mangiarlo insieme». Ho preso Tracce e ho iniziato a sbirciare qualcosa di interessante. Gli articoli sulla famiglia mi hanno subito colpito. Il modo di concepire il rapporto affettivo senza pretendere la soddisfazione dal partner, ma come segno di qualcosa di più grande mi ha colpito per la verità che ho visto personalmente e nella mia famiglia. Allora vendendo Tracce sono partito proprio da questi articoli sfidando la gente a guardare un nuovo modo di vivere i rapporti. Al di là delle copie vendute quello che mi ha stupito è stato il modo in cui stavamo insieme tanto che la gente se ne accorgeva. Ho venduto Tracce a un amico di mio padre che non vedevo da tanto. Due giorni dopo incontra mio padre e gli dice: «Ho visto tuo figlio, è cresciuto molto e poi c’era qualcosa che univa quei ragazzi, mi colpiva come si guardavano!». Per me questa è stata la testimonianza più grande dell’agire di un Altro che si mostrava attraverso le nostre fragili facce.
Andrea
(da Tracce, luglio/agosto 2012)