I giardini "Montanelli" in via Palestro a Milano

#giornatatracce. «Alla prova dell'esperienza»

La ragazzina che frequenta alcune sette, l'ortodosso che scopre una prospettiva nuova e un anziano chiuso e cinico... Sono gli incontri di Matteo durante la vendita speciale della rivista. «Occasione di verifica di cosa ci muove...»

Con gli amici della Scuola di comunità di Claudio Bottini abbiamo allestito la nostra #giornatatracce nei pressi dei giardini di via Palestro, in centro a Milano, il 20 ottobre. Dopo aver recitato l’Angelus, Claudio ci ha provocato: «Verifichiamo nella vendita di Tracce se il nostro muoverci è una militanza o piuttosto un’esperienza». Non vedevo l’ora di mettermi alla prova.

Inizialmente, con un amico abbiamo incontrato un gruppo di ragazzini delle superiori. Si professavano atei e disinteressati rispetto a Tracce. Una ragazzina del gruppo, invece, che aveva voglia di parlare, ha voluto raccontarci un po' di quello in cui crede, che studia varie religioni e che frequenta alcuni gruppi neopagani, una specie di sette. Nel dialogo con lei è emerso come le sue domande di significato e il suo senso religioso si giocassero negli aspetti della realtà che le suscitavano un interesse, e che, ultimamente, non le bastavano, non la riempivano. La nostra provocazione a leggere Tracce non ha avuto esito positivo, ma ci ha rimesso davanti le sue domande, le stesse nostre che, spesso, noi stessi diamo per scontate.

Il secondo incontro è stato con un cristiano ortodosso. Parlandoci, è venuto fuori come la fede, per lui si basa sulla tradizione e sul ricordo passato, qualcosa che difficilmente è in grado di incidere nella sua vita di oggi. Gli ho risposto: «Ma se questo cristianesimo, questa fede, fosse invece una cosa che si può incontrare oggi? Qualcosa di cui si possa fare esperienza ora?». Proprio come recita la copertina di Tracce. Subito lo ha preso, lo ha sfogliato e mi ha chiesto quanti soldi doveva darmi. Era colpito, era un prospettiva nuova. Mi ha ringraziato e se ne è andato sorridente.

Ho fatto un altro incontro, stavolta con un signore anziano, in apparenza benestante. Gli ho proposto la rivista leggendogli un pezzo dell’editoriale: «Il cristianesimo non è una collezione di idee, regole e valori: è anzitutto una vita. Fatti e persone. Qualcosa che accade e, quando lo intercettiamo, ci sorprende per la sua Bellezza. E incuriosisce, attira». Subito si è quasi arrabbiato: «Io mi accontento. La vita è difficile, io ho faticato tanto e tutto quello che ho me lo sono guadagnato». Era una posizione diametralmente opposta a quella dell’ortodosso: anziché lo spalancarsi ad una nuova possibilità, aveva prevalso la “difesa”.

Tutto in sole due ore di vendita. Chissà cosa può accadere facendolo più spesso. Anche con persone più vicine e conosciute. Sono davvero contento di essermi giocato nella verifica di quella provocazione iniziale. E di aver fatto, ancora, esperienza del cristianesimo, di Cristo. E ringrazio Carrón per averci proposto questo gesto alla Giornata d’inizio anno.
Matteo, Milano