Inveruno

#giornatatracce. Il tesoro che qualcuno aspetta

Il disagio di fronte all’ennesimo gesto “da fare”. E il desiderio che sia un'occasione “da vivere”. Poi, quella nonna, fuori dalla chiesa che spazza via ogni obiezione... Un altro racconto legato alla vendita speciale della rivista di ottobre

Quando ho sentito della proposta di una giornata speciale dedicata alla vendita di Tracce, ho subito pensato, davanti al disagio che questo gesto mi procurava, che occorresse trovare una frase, quasi uno slogan per propormi alle persone che avrei incontrato. Ma passando i giorni e paragonandomi a questo gesto, la mia mossa iniziale non mi bastava e la sentivo sempre più inadeguata perché diventava una cosa “da fare” e non un gesto da vivere. Mi sono fermata allora a pensare alla mia esperienza, cosa vuol dire per me leggere Tracce e ho lavorato su questo aspetto. 

Quando sono uscita da chiesa con la rivista da vendere avevo chiaro nel cuore che desideravo farmi incontrare e incontrare l’altra persona. Mi sono guardata in giro e ho visto una nonna della scuola materna che incontro spesso a scuola. Mi sono avvicinata contenta e le ho detto: «Ciao, vorrei farti conoscere una rivista, Tracce, che nasce da una vita di fede e che io leggo sempre molto volentieri. Ci sono lettere, articoli di varia natura e…», lei mi interrompe e mi dice: «Ma tu hai pensato a me per propormi una cosa così bella? La voglio acquistare subito». E io, spiazzata davanti al suo interesse inaspettato, continuo “scoprendomi” di più: «Guarda, io parto sempre dalle lettere perché mi sono di aiuto nel vivere la vita di tutti i giorni. Magari non parlano del problema che hai in quel momento...». E lei di getto: «Continua, continua perché mi interessa». Io continuo dicendo che imparo la posizione del cuore e lei: «Quando le situazioni ti soffocano, io ho proprio bisogno di questo». E così tutta contenta e tenendo bene in mano la rivista mi abbraccia con calore continuando a ripetere: «È proprio quello di cui ho bisogno, è per me». 

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Sono rimasta sorpresa dalla sua libertà nel dirmi il suo bisogno e ho pensato che il mio e il suo cuore sono fatti dallo stesso Creatore, hanno lo stesso desiderio e domanda di senso sulla vita. Subito dopo mi ha raggiunto questo pensiero: le cose che leggo, allora, capitano anche a me, non solo le leggo o le sento raccontate, desiderandole!

Riprendendo ieri sera la Scuola di comunità, mi ha colpito una frase perché mi aiuta a giudicare questo incontro: «Mi sto rendendo conto che io porto un grande tesoro e che qualcuno sicuramente lo sta aspettando»

Giovanna, Inveruno (Milano)