Un momento della Colletta Alimentare a Chioggia

A Chioggia la Colletta diventa una festa

Dopo i disastri dell'acqua alta, un'edizione speciale della raccolta di cibo. Al Lido di Venezia i volontari di Pellestrina "in trasferta". E un evento di popolo per riscoprire il valore del «fondo comune degli italiani»

Quest’anno ci siamo accostati alla Colletta Alimentare portandoci dentro tutto quello che è successo da noi in Laguna. Straordinario è stato il gesto dei nostri amici di Pellestrina, così colpiti dall’acqua alta. Sull’isola c’è un supermercato che lavora a singhiozzo e gli altri due negozi di alimentari sono chiusi. Eppure hanno chiesto consiglio su come potevano partecipare all’iniziativa, pieni del desiderio di tornare a fare un’esperienza che, in questi anni, per loro è stata importante. Non si trattava di decidere se organizzare o non organizzare qualcosa. Ma dire di “sì” a un’esperienza che riapre il cuore alla domanda su che cosa, veramente, risponde al nostro bisogno, che non è appena quello del cibo, ma è qualcosa di infinito. Alla fine hanno deciso di partecipare come volontari alla Colletta al Lido di Venezia, dove hanno ricevuto la visita del Patriarca, monsignor Francesco Moraglia. Uno di loro, Mario, alla sera mi scrive: «Avevo programmato di fermarmi solo mezza giornata. Ma, a un certo punto, è arrivata una bimbetta di otto anni accompagnata dalla catechista. Mi sono detto: “Che cosa è venuta a fare, così piccola?”. Ho scoperto che era il suo compleanno e, per l’occasione, era decisa a fare qualcosa di importante. L’ho guardata: non la fermava nessuno, nemmeno chi rifiutava di prendere il sacchetto. Mi è passata la stanchezza e ho prolungato il turno fino a sera».
Per noi a Chioggia, invece, è stata una “Colletta-in-festa”. Quest’anno desideravamo, durante la raccolta dei generi alimentari, esprimere la bellezza della carità. Così abbiamo invitato a partecipare diversi gruppi che, con nostra grande sorpresa, hanno accettato: dalla banda musicale a cori di musica popolare e gospel, che si sono esibiti gratuitamente fuori dai supermercati. Abbiamo poi preparato una piccola mostra per raccontare come è nato il Banco Alimentare e di come ha coinvolto negli anni la nostra realtà locale. Insomma, la Colletta è diventata una festa, un fenomeno di popolo.



«In questa giornata di servizio per i poveri è importante ricordare quanto dice papa Francesco: i poveri ci facilitano l’accesso al Cielo», ha detto don Luca a inizio giornata prima di farci recitare l’Angelus: «Mentre aiutiamo qualcuno, infatti, ne riceviamo un grande dono in cambio. Il povero dilata il nostro cuore, alimenta la nostra generosità. Insomma, rende un grande servizio alla nostra vita».

La mattina procede con quattro classi delle Superiori che partecipano nel contesto di progetti scolastici sul volontariato. Alle 13 ci troviamo per mangiare insieme la ormai tradizionale pasta e fasoi preparata da Renza. A noi si aggiunge qualche povero della città che bazzica, di solito, attorno a Moreno. Arriva anche Gibo, da Forlì, che è venuto perché curioso di vedere che cosa sarebbe successo qui da noi per la Colletta. Lui è il papà di Andrea, un nostro giovane “cavaliere”, ora in Cielo, alla cui memoria abbiamo dedicato il Banco di solidarietà. Sabato era anche il suo giorno: sant’Andrea.

Gli addetti al magazzino, che non vedono cosa succede fuori dai supermercati, vogliono sapere come sta andando. Rispondo: lo spettacolo più bello sono i volti raggianti dei volontari. Sono tantissimi, di tutte le appartenenze religiose e civili: giovani, adulti e anziani. E le facce della gente che, fatta la spesa e avendo donato qualcosa, si lascia prendere dal clima festoso o fa qualche domanda sui contenuti della mostra.
Sauro rincorre una signora anziana per ringraziarla del suo sacchetto donato e le dice in dialetto: «Dio ghe ne renda merito». E lei risponde: «Anche se non ho merito: el Signor varde el cuore bon». Nel pomeriggio arriva anche chioggiatv per fare un servizio, facendo domande sull’iniziativa. I volontari sono molti e i turni si fanno più brevi, ma la gente si ferma sul piazzale a godersi la festa. È l’occasione per stare insieme.

Alla sera anche Michele, il capo magazziniere che aveva in mano tutta l’organizzazione logistica, ha la faccia raggiante e legge i messaggi che gli arrivano: tutti sono felici e grati per aver partecipato. Chiara, la direttrice del coro gospel, dice che, nonostante la stanchezza e un po’ di pensieri, si è divertita un sacco: «È stata una bella occasione per mettersi in gioco per un bel servizio».

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Abbiamo raccolto l’11 per cento in più dell’anno scorso. Ma soprattutto abbiamo fatto esperienza di un atteggiamento del cuore che ci ha ricordato il bene che siamo: che ciascuno è fatto per questo bene, per questo amore. Penso: oggi la gente non ha visto persone che invitavano a fare la spesa per la Colletta. Ha visto un piccolo popolo, espressione del grande popolo che è per noi il movimento dentro la Chiesa, un popolo contento di ciò che vive e che lo comunica a tutti. Penso a don Giussani, che ci aveva detto che sarebbe diventato il più grande gesto di carità, «il fondo comune degli italiani». Avrà gioito anche lui con noi. Siamo grati e più responsabili dell’eredità paterna che ci ha lasciato quando disse al cavalier Fossati: «Che cos’è l’amore se non volere il bene dell’altro? Se non volere riconoscere la misteriosa bontà di Dio per ogni uomo?».
Stanca ma lieta vado a dormire e, prima di addormentarmi, penso alla mia prima caritativa con Anna, la figlia disabile di amici del movimento. Ero all’università, all’inizio, e c’era qualcosa che mi attraeva. Negli anni ho imparato sempre più a guardare la realtà per scorgere la bellezza che c’è in ogni gesto di carità che vivi.
Patrizia, Chioggia