Una veduta di Milano (Foto Matteo Raimondi/Unsplash)

Vacanze. «Viviamo perché il mondo sia più bello»

Frascati come Milano: due lettere raccontano di brevi vacanze (fuori o in città) per gruppi di ragazzi delle scuole medie. In modi diversi, l'esperienza della bellezza e dell'amicizia

Ho vissuto quattro giorni intensi con trenta ragazzi delle medie e dei primi anni delle superiori, la “Compagnia dell’Allegria”. C’erano anche una ventina di genitori (con annessi figli delle elementari) invitati per il secondo anno nell’era Covid. Quest'anno hanno voluto partecipare più numerosi per condividere le responsabilità della convivenza, ma poi si sono appassionati e coinvolti in tutto, dai giochi alle gite.
All'inizio della prima passeggiata, tra i consueti lamenti e domande sulla durata del percorso, uno dei ragazzi esclama: «Perché salire se poi dobbiamo discendere?» e uno dei ragazzi di seconda media rincara la dose, rende più radicale la domanda: «Perché vivere se poi si muore?».

Questa domanda, insieme al tema dell'amicizia vera, è stata il tessuto dei giorni seguenti.
La testimonianza di alcuni amici di Famiglie per l’Accoglienza; la Messa quotidiana in cui don Francesco ci ricordava che prima di tutto siamo stati amati; il richiamo a seguire la propria vocazione; i canti, i giochi, l’ascolto notturno di Mozart in una piana buia sotto le stelle. Tutto ha suggerito la possibile risposta, emersa nell’assemblea finale: viviamo affinché il mondo diventi più bello.

La prima manifestazione di questa bellezza l’ho vista nei ragazzi più grandi, in cui si intravedeva un’affezione ormai cosciente a questa compagnia. Come uno dei ragazzi intervenuti dicendo che l’amico è quello che ti fa venire voglia di fare cose nuove, o un altro che ha notato che nella nostra compagnia possono coesistere Mozart e "Guendalina" come segno di un abbraccio a tutta la realtà.
Leggo su Tracce: «Serve l’impatto e l’amicizia - questa la parola chiave - con qualcuno che ci doni uno sguardo più vero e compiuto sulla realtà e su noi stessi». È quello che mi è accaduto in questi giorni.
Mario, Frascati (Roma)



L’abbiamo chiamata “Vacanza milanese” perché, d’accordo con don Edo, abbiamo preferito non organizzare la vacanza in montagna per la situazione Covid. Come spesso accade, i quattro giorni che noi, Cavalieri dell’infinito (l’esperienza cristiana delle medie inferiori, ndr), abbiamo trascorso insieme sono stati molto più belli di come ci eravamo immaginati.

La visita alla Cappella del Santo Sepolcro, come gesto d’inizio, è stata l’occasione per andare all’origine della storia della nostra compagnia di cavalieri “moderni”. Nel pomeriggio l’ascolto dal vivo di un gruppo di studenti del Conservatorio, che hanno eseguito solo per noi musiche di Dmitrij Shostakovich, ci ha permesso di accostarci alla musica classica in un modo davvero unico.
Nei giorni successivi, abbiamo incontrato gli imprenditori del quartiere: dai manager della casa di moda Dolce & Gabbana, all’antica drogheria Radrizzani, che ci hanno dato la possibilità di vedere la bellezza e la passione nel lavoro.
Alla scoperta della zona dove viviamo, abbiamo conosciuto l’opera di carità Fondazione Samaia dei frati di Sant’Angelo che di notte portano pasti caldi ai senzatetto. E poi ancora, ci siamo soffermati a guardare, forse per la prima volta in modo nuovo, i palazzi ricchi di storia delle nostre strade; la visita al maneggio e il giro a cavallo, la caccia al tesoro finale…

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Insomma, quattro giorni pieni del desiderio di aiutarci a capire che l’amico Gesù c’entra con tutto e che la nostra amicizia ci aiuta a gustare ciò che ci circonda in modo del tutto imprevedibile.
Ecco cosa ci hanno scritto alcuni ragazzi. Carolina: «Diversamente da come a volte mi viene da pensare, Gesù non c’è solo in chiesa, ma ovunque ci siano delle persone che fanno col cuore cose quotidiane, per esempio andare di notte ad aiutare i poveri o addestrare i cavalli o lavorare per un’impresa». Elena: «La cosa più bella che mi è rimasta è stata la nostra amicizia. Mi sono accorta di come sia bella dal modo in cui stavamo insieme: durante il giorno riuscivo a stare con tutti, mi divertivo con tutti! La gioia che avevo in quei giorni mi rendeva più curiosa e attenta ad ogni attività». Giovanni: «Il momento che mi è rimasto più impresso è stato quello in cui siamo andati a visitare la zona di Porta Venezia e don Edo ci ha fatto osservare alcuni edifici storici. Ora, se prima in quelle vie ci passavo con i paraocchi, adesso posso godermi la loro bellezza».
Marcella e Stefania, Milano