(Foto Element5 Digital/Unsplash)

Sorpresi, alla vacanza maturandi

Diana è una giessina di Roma, Adriano è un universitario di Milano. Entrambi sono stati a una convivenza studio per chi preparava l'esame. Qui la loro testimonianza

La convivenza studio maturandi è stata un’occasione unica per me. Mi sono negativizzata dal Covid il giorno prima della partenza, per cui fino all’ultimo ero convinta che non sarei riuscita a partire, e questo mi dispiaceva tanto perché non ero riuscita ad andare nemmeno alla Via Crucis, in quanto tutta la mia famiglia era positiva e dovevo aiutare a casa.
Nella mia scuola ho trovato una seconda famiglia e un posto che mi ha aiutata a riscoprirmi: per questo gli ultimi giorni sono stati faticosi, perché mi sembrava che stesse finendo tutto e lo studio lo vivevo come un peso.
Durante l’isolamento mi ero scoraggiata, ma sin da subito alla maturandi, vedendo volti amici e persone che non conoscevo così felici e motivati, mi è venuto spontaneo studiare con leggerezza, ma soprattutto mi sono resa conto che la maturità non significa lasciare quello che ho trovato in questi anni, ma sarà un’aggiunta a quello che già ho.
Sono rimasta colpita da come i professori ci hanno aiutato con la più totale gratuità e libertà, e mi sono chiesta cosa li avessi spinti a farlo. Mi sono risposta che probabilmente anche loro hanno riconosciuto qualcosa di vero in noi. Il secondo giorno, c’è stata una serata molto bella, e sono stata veramente felice di vedere i ragazzi che non erano mai venuti prima a Gioventù Studentesca mettersi in gioco e prendersi sul serio. Cosa che non era assolutamente scontata.
Questo mi ha aiuta a pensare al mio percorso personale, liceale e con GS e mi sono resa conto di essere grata alla professoressa che in primo superiore mi invitò al Triduo pasquale riconoscendo un bene in me che io non ero mai stata capace di vedere.
Vivevo incastrata nei miei pensieri ed avevo paura di essere guardata dagli altri, ma poi ho trovato un posto dove ero voluta bene. Così quello sguardo che tanto temevo, è diventato essenziale per me, ed ho capito che dovevo vivere usando il mio cuore senza provare ad ingannarlo.
In quei giorni di studio, mi sono resa conto di aver trovato qualcuno che va oltre il limite e che risceglie quotidianamente di guardarmi e di volermi bene.
Diana, Roma

LEGGI ANCHE - «Restiamo anche noi, non vogliamo perderci nulla»

Un universitario racconta i giorni di aiuto allo studio alla maturandi organizzata dai ragazzi di GS di Corsico, Novara Abbiategrasso, Novara, Bergamo, Arona.

Sono tante le cose che mi hanno colpito di questi sei giorni di aiuto allo studio alla vacanza maturandi. Avevo dei dubbi se andare, per altri impegni personali. Eppure mi ritrovo a dire che è stata una vera grazia. Per quello che è successo, sento davvero una sproporzione tra i miei pre-giudizi e quello che ho visto.
Innanzitutto, quello che ho ricevuto. La prima cosa che mi ha colpito è stata la presenza lieta e attiva di Dado e di Daniela, due professori. Mi ha colpito anche solo vedere come guardano i ragazzi, come gli vogliono bene in modo libero. E mi sono chiesto: cosa lo rende possibile? L’ipotesi è chiara: il rapporto che loro hanno con Cristo. È questo quello che li accomuna. E questo sguardo di bene si riverbera anche su di me, lo ricevo io. Come dicevano alcuni all’assemblea, mi sento dire: tu vali perché ci sei, non perché fai qualcosa.

Spesso è stata forte la tentazione di dire: «Altri sarebbero più degni di essere qui, più meritevoli. E poi io devo studiare tanto…». E allora mi misuravo pensando che non davo abbastanza tempo ai ragazzi. Eppure succedevano dei fatti che mi davano come uno schiaffo, mi tiravano fuori da questa misura: uno sguardo di un altro universitario, incontrato “per caso” e che ripete il mio stesso esame, oppure un dialogo con un maturando, o anche solo qualcuno che mi chiede qualcosa. Anche qui nasce la domanda: ma chi c’è dietro questi fatti che mi tirano fuori, a questa realtà così “testarda” che mi ripesca di continuo, non mi lascia sprofondare? Uno che mi vuole bene: sempre la mia vita è così e desidero essere attento a questo.
Cosa rende possibile che due ragazzine di 15 anni di GS si rendano disponibili gratuitamente a servire venti maturandi a pranzo e cena? Sono come tutte le altre, eppure è evidente che sono anche loro trasformate dall’incontro che hanno fatto!
Tanti ragazzi hanno detto che si sono sentiti guardati da me. Certo che questo passa dalla mia disponibilità, ma il fatto che loro si sentano guardati nel profondo - penso a un ragazzo che mi ha raccontato cose sue importanti - supera tutte quelle mie paranoie di inadeguatezza, rendendo evidente che anche io, nella mia totale miseria, sono strumento di un Altro. Io ho solo ascoltato. Ed è altrettanto evidente che questi drammi solo Lui può compierli, non io con belle parole.
Infine, è successa una cosa con un altro universitario che era con noi, con cui ho ripetuto Storia moderna (“casualmente” anche lui doveva dare proprio questo esame, anche se di un’altra università). È miracoloso che, attraverso lo studio insieme, si sia affezionato a me e si sia sempre più coinvolto. Anche qui: come dice Dado siamo “servitori”; io ho solo ripetuto Storia moderna.
Chi sei Tu che fai tutto questo?
Adriano, Milano