"L'Annuncio a Maria" messo in scena dalla Compagnia del Tarlo

Pietro, Violaine e l'amore secondo Giussani

In occasione del centenario, il Centro Culturale don Francesco Ricci di Forlì ha riproposto "L'Annuncio a Maria" di Paul Claudel. Uno dei testi più amati dal fondatore di CL. In scena, un gruppo di giovani diretti da Andrea Soffiantini

L’Arena San Domenico è un luogo molto bello e suggestivo che, durante l’estate, il Comune di Forlì mette a disposizione di enti, associazioni per eventi culturali. Quale occasione migliore per proporre alla città un’iniziativa in onore del centenario della nascita di don Giussani?

Con alcuni amici del Centro Culturale don Francesco Ricci, ci siamo chiesti che cosa organizzare: un concerto, un video, la presentazione di un libro? Poi Valerio ci ha ricordato che il gruppo di giovani studenti dell’Università di Bologna, con la guida e la regia dell’amico Andrea Soffiantini, aveva da poco messo in scena una delle opere più care a Giussani, L’Annuncio a Maria di Paul Claudel. Avevamo conosciuto i ragazzi della Compagnia del Tarlo (così si chiamano) quando li avevamo invitati, la domenica delle Palme, a rappresentare nel teatro comunale della città, il Miguel Mañara di Oscar Milosz, ed eravamo rimasti colpiti da come, nonostante la loro giovane età ed alla loro prima esperienza, avessero affrontato quel testo con grande maturità.
Ci siamo buttati in questa avventura, forse un po’ titubanti: i ragazzi saranno all’altezza di rappresentare adeguatamente un testo così intenso e impegnativo? Non sarà troppo noioso o troppo difficile?

Abbiamo cercato di superare tutti i problemi tecnici, organizzativi e burocratici che di volta in volta sorgevano, abbiamo assistito alle prove e visto la passione, il divertimento, il coinvolgimento e l’immedesimazione dei ragazzi, l’amicizia tra di loro e con Andrea, che li ha guidati e accompagnati nel lavoro con pazienza oltre che con professionalità e genialità. Il 10 luglio lo spettacolo è andato in scena alla presenza di circa 200 persone, fra le quali anche il Vescovo della nostra Diocesi.

I personaggi hanno preso vita sul palco, ci hanno fatto intravedere come «l’amore è generatore dell’umano secondo la sua dimensione totale», come ha Scritto Giussani ne Le mie letture a proposito di quest’opera, tanto che la bella e semplice Violaine, «troppo felice» della sua condizione, innamorata di Giacomo suo promesso sposo, non esita a baciare il costruttore di cattedrali Pietro di Craon in segno di perdono, contraendo la lebbra, gesto che le cambierà completamente la vita, ma non la distoglierà nemmeno un istante da Chi gliel’ha donata e ha deciso quale dovesse essere il suo posto nel mondo.

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Il giorno dopo un’amica che avevamo invitato ci ha scritto questo messaggio: «Che meraviglia lo spettacolo di ieri sera! Mi sono profondamente commossa pensando come è nato e al termine quando ho visto la gioia straripante dai volti di tutto il gruppo, ho avuto la conferma della bellezza che può nascere da un’amicizia che si radica in Gesù».
Uno spettacolo dentro lo spettacolo: quello di una vita talmente presa da Gesù e vissuta dentro una amicizia vera, che ha sorpreso gli spettatori e ci ha reso evidente che non c’è modo migliore per ricordare don Giussani che vederlo vivere nei volti di chi lo ha incontrato.
Patrizia, Forlì