La mostra al Castello Visconteo di Abbiategrasso

Un impeto di vita, adesso

Dal Servo di Dio Andrea Aziani ai ragazzi che hanno da poco conosciuto Gioventù Studentesca. Incontri inaspettati all'evento per il Centenario di don Giussani ad Abbiategrasso, tra i video della mostra digitale

Le giornate di settembre rendono il centro storico ancora più bello. Siamo alle porte di Milano, ad Abbiategrasso. Il sole autunnale illumina nel cuore della città la facciata del Castello Visconteo, da poco restaurato e oggi sede del Consiglio Comunale e della biblioteca. Dal 15 al 25 settembre, all’interno di uno spazio espositivo ricavato nei sotterranei, oltre 500 persone hanno visitato la mostra allestita dalla comunità locale per celebrare il centenario del fondatore di CL: “Giussani 100. Un impeto di vita”. Un grande gesto pubblico per la comunità abbiatense del movimento, che oltre alla mostra ha visto anche altri eventi susseguirsi nei dieci giorni, tutti seguendo un unico filo rosso: rendere visibile, incontrabile, qui e adesso, il popolo che da quel sacerdote si è generato.

Così, il cuore della mostra – insieme alle due sale video dove si incontrava “fisicamente” la voce di Giussani e veniva presentata la mostra virtuale - erano i pannelli con le testimonianze di amici della comunità che lo hanno incontrato direttamente o indirettamente. A partire dal Servo di Dio Andrea Aziani, che racconta in uno scritto di come abbia iniziato verso gli anni Sessanta la caritativa “nella Bassa”, seguendo l’incontro con don Giussani. Fino agli interventi dei ragazzi di Gioventù Studentesca alla loro vacanza del 2022, sessant’anni dopo. Date, nomi, facce: Giovanna, Marco e Chiara, Giulia e Claudio, Federico, Bea, Saria, Elena... «La Chiesa non nasce per proselitismo, cresce per attrazione», si leggeva in uno dei pannelli finali, citazione di Benedetto XVI più volte ripresa anche da papa Francesco. E se Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, ha inaugurato la mostra presentando il libro fotografico Dove sei? di Jaio Percivaldi, dedicato alla Bassa milanese, a chiudere l’evento è stata la testimonianza di don Pigi Banna, giovane docente alla Cattolica di Milano, che ha raccontato il suo incontro con il movimento. In mezzo, una grande festa popolare, le salamelle in piazza, gli amici delle comunità vicine… E lo spettacolo Ritorneranno di Andrea Carabelli, con oltre duecentocinquanta spettatori.

Dieci giorni intensi, pieni di incontri, spesso inattesi. Capita, per esempio, che in un giorno feriale entri alla mostra una famiglia: madre, padre e figlio. Vengono da fuori città, hanno un colloquio a scuola, ma sono in anticipo e per ingannare l’attesa fanno un giro al castello. E si trovano a sbirciare fra i pannelli. Una della “guide” li avvicina. Loro non conoscevano Giussani. «È tardi», dice il marito alla moglie mentre stanno per entrare nella sala video. «Ma sì, vediamone un pezzo», risponde lei. E lo vedono tutto. E anche quello successivo… È ancor più tardi, e devono andare, ma sono colpiti. Dice il padre: «Torneremo, anche con l’altro figlio. Deve vedere anche lui».
O capita che una ragazza, che stava tenendo un banchetto in piazza per vendere oggetti in favore di una associazione, scenda per curiosità a vedere la mostra mentre è in pausa. Ha poco tempo. Alla pausa successiva, nel pomeriggio, torna ancora. Legge i pannelli, guarda i video, ascolta la spiegazione. Si commuove e confida alla guida di essere molto confusa e di avere bisogno di mettere ordine nella sua vita.

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Un ragazzo arabo, che frequenta Portofranco e che, dopo aver visto la mostra con uno degli insegnanti che lo segue, commenta: «Purtroppo lo conoscono in pochi!». La voce di don Giussani, che dalla sala video si diffonde nello spazio espositivo, «è davvero magnetica, ti cattura»: parole di un uomo entrato a curiosare con la moglie. Fino a un’altra persona che, vedendo una foto dei “primi” abbiatensi con don Giussani, dice: «Avrei voluto essere uno di loro»…

Massimo, Abbiategrasso (MI)