(Foto: Giovanni Dinatolo)

Colletta. Educati all'umiltà e alla mendicanza

La raccolta per il Banco Alimentare a Catania. La spesa dell'arcivescovo Luigi Renna, Pina, la capo équipe di 85 anni, i messaggi whatsapp del giorno dopo. Giuseppe racconta la sua giornata da volontario

L’arcivescovo di Catania Luigi Renna, all’inizio della giornata di sabato 26 novembre, è andato in un supermercato per partecipare alla Colletta alimentare. Ha fatto la spesa per i poveri, ha salutato i volontari e poi ha lanciato un messaggio. «C’è bisogno – ha detto - di gesti concreti in questo momento in cui tante famiglie vedono aumentate le loro condizioni di povertà. Naturalmente quello che possiamo fare ha valore solo se lo facciamo tutti insieme, se ciascuno dona qualcosa. Non importa quanto, importa che si faccia con il cuore. Tanti nostri fratelli attendono questo gesto di solidarietà». E poi ha aggiunto: «Sappiamo anche che c’è bisogno di altro: soprattutto lavoro e stabilità nei bilanci delle nostre famiglie».

Mezz’ora dopo l’arcivescovo era già nell’aula magna “Sant’Agata” del Seminario arcivescovile di Catania per aprire la XVI Giornata sociale diocesana. È qui che mi trovavo anch’io per partecipare all’evento, a dire il vero un po’ triste perché avevo dovuto limitare il mio abituale compito di “volontario” della Colletta. Eppure è accaduto qualcosa che mi ha spostato di prospettiva e mi ha aiutato a capire meglio il valore di quel gesto.

L’arcivescovo ha introdotto la Giornata raccontando il suo incontro con i volontari al supermercato e ha invitato tutti ad aprire occhi e cuore ai bisogni della gente ma senza fermarsi a una forma superficiale di volontariato: come si organizza la carità, ci ha detto, così bisogna anche "organizzare" la speranza.
Il momento che stavamo vivendo, anche se oggettivamente mi sottraeva per alcune ore alla Colletta, mi ha aiutato a vivere meglio il valore del gesto che nel pomeriggio, fino a sera, avrei compiuto.

Alle 17,30, come detto, ho raggiunto il supermercato in cui erano già i miei amici. Ho salutato i miei compagni di Colletta, anzitutto la mia capo équipe, la signora Pina (85 anni portati bene, che è stata al suo posto di “comando” dall’apertura del supermercato sino a fine giornata, preparando perfino i panini per il pranzo dei volontari) e mi sono messo all’opera. Ho incontrato persone, sistemato derrate, imballato scatoloni. Tutto è filato liscio: abbiamo raccolto 75 cartoni di alimenti che serviranno per i poveri.

L’indomani ci siamo scambiati impressioni via WhatsApp con gli altri volontari. Un messaggio, in particolare, mi ha colpito. Diceva: «Ieri ho sorpreso tanti sguardi ammirati nei nostri confronti, in certi casi anche felici, per il fatto che fossimo là a manifestare il bisogno universale e non solo di alimenti. Mi sono molto rincuorata e anche un po’ vergognata, per essere oggetto di ammirazione sproporzionata rispetto a quel poco che riuscivo a fare ieri e al quasi nulla che normalmente faccio per l’immane bisogno che vedo attorno a me. Ma come dice il Papa fa bene vergognarsi e ti educa all’umiltà e alla mendicanza».

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Partecipando alla Colletta avevo compiuto un gesto, tutto sommato piccolissimo, se solo penso al bisogno che oggi emerge nella mia città. Certo, sull’onda dell’esortazione del vescovo sono desideroso e convinto di continuare a cercare anche altre risposte più strutturate in modo da superare una visione riduttiva della carità. Ma anche queste scelte non sono che altri piccoli semi. Mi conforta sapere che ogni nostro gesto può avere un valore grande perché c’è Qualcuno che si serve anche dei nostri miseri e, a volte, maldestri tentativi per compiere la sua opera di salvezza.
Giuseppe, Catania