(Foto: Roberto Masi)

Colletta. Un caffè con Rina

Davide ha percorso 150 chilometri per visitare tutti i volontari della zona del greppe dell'Appennino Emiliano. Tra loro, anche una signora ottantenne mai incontrata prima. «Che cosa mi unisce a questa sconosciuta?»

Alla Colletta, ho fatto il capo area nella zona del greppe dell'Appennino emiliano. Ho fatto quasi centocinquanta chilometri in macchina visitando ogni singolo negozietto per salutare i volontari che avevo chiamato al telefono, e per vederli in faccia.
Questo viaggio mi ha condotto, a un certo punto, ad incontrare la signora Rina, responsabile della Caritas di Porretta, che purtroppo non era potuta venire al supermercato perché era stata operata a un piede. L’ho sentita e mi ha invitato per un caffè. Mi sono trovato a stare mezz’ora con questa ottantenne e sua sorella, entrambe vedove, che hanno aperto casa loro a uno sconosciuto, sentito solo al telefono.
Abbiamo parlato della Colletta, ma non solo. Mi ha colpito la familiarità che c’era fra noi, al punto che pur avendo ancora mille giri da fare, non me ne volevo più andare. Altro che aperitivi con i miei coetanei che dopo dieci minuti mi sono già stufato! Cosa mi unisce a una signora di ottanta anni, mai vista prima? Nel movimento ho ricevuto una vita nuova, attraverso una strada che mi ha fatto conoscere e andare al fondo del mio umano, fino a poter verificare come Cristo risponde a tutte le precise esigenze del mio cuore. Solo dalla coscienza di questo fatto, che c’è già, un gesto come la Colletta lo faccio libero, senza misure su quanto tempo dedico o potrei dedicare. Solo perché incrementa la coscienza di me - di chi sono e di cosa mi è capitato - fare la Colletta mi manda a letto con il cuore pieno. Fare del bene, o fare qualcosa di utile per altri, mi stanca.

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Come un mio amico che sabato mi ha detto che ha provato anche a fare del volontariato, «ma poi dopo un po’ smetti», perché finisci sempre per pensare che «se non ci sono io è uguale, lo farà qualcun altro...». E invece quando l’ho invitato alla Colletta è venuto «perché so che qui è diverso, vengo per me».
Tutte le circostanze sono un’opportunità se, come sabato, io mi lascio stupire dal Fatto che ha preso la mia vita. Quell’unità impossibile davanti a un caffè con Rina, mi apre a conoscere cosa mi è successo nella vita (e che penso di sapere già) e mi dà la possibilità di crescere nella coscienza di chi sono.
Davide, Bologna