(Foto: Giovanni Dinatolo)

«Con una scatoletta per uno cambieremo il mondo»

La giornata della Colletta alimentare nel quartiere Aurelio a Roma. C'è chi fa il volontario anche in trasferta e chi racconta di aver perso la casa nel terremoto di Amatrice. Il racconto di Angelo

Prima busta, ore 9.15, la giornata della Colletta al quartiere Aurelio a Roma inizia con una vecchietta che con gran dispiacere – entrando al supermercato – dice che proprio non può dare nulla. Poi però esce e ci consegna due scatolette di tonno e si commuove nel dire, come a scusarsi: «Di più non posso». «Con una scatoletta per uno cambieremo il mondo», le risponde Giuliano. «Vero», risponde, e il suo viso si apre al sorriso. A supermercato si parte un po’ in sordina, clienti pochi e più volontari del previsto. Ci sono anche Matilde e Julian, di Pavia, si sono aggiunti all’ultimo momento sul foglio Excel di Michele che gestisce i turni. La ragazza è venuta a Roma per ritirare un premio di ginnastica artistica, ma non volevano, lei e il papà, saltare l’appuntamento con la Colletta e soggiornando in zona hanno saputo che questo era il supermercato “presidiato” più vicino. Chi è della zona pronostica che il grosso della clientela si farà vedere dal tardo pomeriggio. Andrà così per davvero.

C’è il signore che smanetta con il carrello con il telefono incastrato fra orecchio e avambraccio, ma prende il volantino con un cenno di grazie negli occhi, sa già tutto. Un altro fa segno di no con il dito indice, come per riflesso incondizionato, ma appena sente «Colletta alimentare» si volta indietro e accetta l’invito. Un’altra signora dice: «Sì, grazie» e risponde alla domanda della figlioletta: «È la giornata della Colletta alimentare!». Un dipendente pubblico si ferma a parlare: «In questo periodo siamo tutti un po’ in difficoltà, ma c’è chi lo è più degli altri. Con il mio lavoro ne vedo tanti, ed è giusto dare una mano».

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Una signora che aveva ricevuto da me il volantino mi fa segno che ha fatto il suo dovere e ha già consegnato tutto. Le chiedo che significato dà a questo suo gesto e scopro di aver toccato un nervo scoperto. «Sono di Accumoli», racconta: «Con mio marito abbiamo perso due case nel terremoto di Amatrice. La ricostruzione è in ritardo e ora abitiamo a Roma, anche per accudire mia madre che è ospite in una Rsa. Sappiamo bene, sulla nostra pelle, quanto si soffre in certi momenti in cui hai perso le persone care. Ti senti quasi in colpa per esserti salvato. E sappiamo quanto è importante non sentirsi soli e abbandonati, ma voluti bene da qualcuno. Ora tocca a noi ricambiare, anche se non ce la passiamo tanto bene».
Entra un giovane e ci fa segno di no. La sua ragazza si attarda col carrello, entra un attimo dopo e invece accetta volentieri volantino e busta. Chi vincerà? Una mezz’oretta e la curiosità è soddisfatta. «Ho consegnato tutto ai suoi amici», dice lei uscendo, con un bel sorriso.
Angelo, Roma