Don Bernardino Reinero

Don Berna. Inchiodato da Cristo

A 25 anni dalla sua morte, il ricordo di don Bernardino Reinero. Invitato a un "raggio" nel 1968, ha vissuto le origini del movimento a Torino. Diceva: «Quando io allento la sequela all'esperienza di Lui, mi illanguidisco»

Qualche giorno prima che il nostro don Berna (don Bernardino Reinero) salisse al Cielo – 25 anni fa-, don Giussani ci disse: «Siamo sicuri che il Signore quello che fa è per il bene». E infatti, così proseguiva, il dono che ci ha fatto nel nostro amico è stato all’origine del movimento a Torino. Nella storia di don Berna abbiamo visto ciò che in quei giorni Giussani diceva di sé: «Quando mi dicono di ciò che ho fatto nella mia vita, per me è come se parlassero di un altro, di un’altra cosa. Il Signore prende un punto o l’altro, ma è Lui che agisce». Per questo abbiamo sentito il desiderio di ricordare il nostro amico con alcuni gesti significativi, intitolandoli: “L’attualità di don Berna. Dio sceglie uno per raggiungere molti”.

Il primo momento è stato una Messa celebrata nella chiesa di Santa Giulia da don Attanasio, nella parrocchia in cui don Berna fu parroco per otto anni, dopo i molti trascorsi come insegnante di religione nei licei di Torino. Poi si è svolta l’assemblea della comunità durante la quale uno di noi, Marcello, ha ricordato il giorno in cui don Berna, accortosi della presenza di un gruppetto di giovani alla sua Messa chiese loro chi fossero e accettò l’invito a partecipare a un “raggio”. In seguito gli parlò dei ragazzi del suo oratorio chiedendo una mano. Così tutto iniziò nel 1968. Don Berna, allora giovane prete del post Concilio, seppe accogliere nei volti e nelle parole dei primi giessini la Chiesa che cercava, al punto da fargli dire: «Questi non li mollo più». Tanti anni dopo, il ricordo di quell’inizio fu fissato da lui con queste parole: «Il fatto che più mi ha provocato è quando mi hanno parlato di Cristo. Sono stato inchiodato. E in questo diventare mio centro affettivo percepisco che Cristo è il destino di tutte le cose, un valore che nasce e fiorisce in un’obbedienza e una sequela. Obbedisci al segno di Lui e lì impari».

Le testimonianze dell’assemblea ci hanno aiutato a vivere l’oggi del movimento. Abbiamo cominciato quel gesto ricordando un passaggio per noi focale della sua testimonianza: «Perché mi sono legato a don Giussani? Perché mi sono accorto, a mano a mano che il tempo passava, che se io sono legato all’esperienza di quell’uomo, io sono legato a Cristo. Quando io allento la sequela alla sua esperienza, mi illanguidisco. Dico Cristo, Cristo, Cristo, ma mi illanguidisco».
Ci siamo poi trovati il 20 novembre, festa di Cristo Re, a recitare il Rosario al cimitero dove è sepolto e a celebrare la Messa a Sommariva Bosco, il suo paese, la parrocchia della sua vocazione e ordinazione sacerdotale.

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Nei giorni successivi don Primo Soldi ci ha raccontato un episodio che dice molto di quello che era don Berna. «Pietro era uno studente del Politecnico arrivato dalla Puglia. Il primo anno a Torino –difficilissimo – lo invitarono agli Esercizi spirituali a Rimini. Non aveva un becco di un quattrino. Don Berna senza insistere gli mandò in collegio una busta con una offerta dicendogli: “Fanne quello che vuoi”, cioè gli lasciava piena libertà di scelta. Così è entrato nel movimento».
Attorno alla memoria di don Berna tutto il movimento ha vissuto un grande momento di unità e di gratitudine. Si è percepito in tutti gli incontri un desiderio e un’esperienza della comunione tra noi. Viene da dire: «Un Altro ci ha presi, un Altro ci conduce».
Adriano, Torino