Don Giussani. Con la musica dentro

Un concerto a Bolzano per il Centenario con l'Orchestra "Matteo Goffriller", diretta da Stephen Lloyd, e il violinista Marco Zurlo. Ivo Muser, vescovo di Bolzano-Bressanone: «Ricordare il fondatore di CL è ricordare che il cristianesimo è un avvenimento»

Lunedì 5 dicembre, 400 persone hanno letteralmente stipato la Sala concerti del Conservatorio di musica “Monteverdi” di Bolzano per ascoltare un concerto organizzato per commemorare due eventi. Infatti se da una parte è andata in scena la venticinquesima edizione dell’annuale “Concerto per un amico” in memoria del musicista Marco Perisutti, dall’altra, vista la coincidenza del centenario della nascita di don Giussani, la comunità di Comunione e Liberazione altoatesina, insieme a tante opere e gruppi frutti del carisma del sacerdote brianzolo, ha pensato di legare i due appuntamenti in un unico evento.

Sul palco è stata protagonista l’Orchestra Sinfonica Giovanile “Matteo Goffriller” di Bressanone, diretta dal maestro Stephen Lloyd coi suoi sessanta musicisti impegnati, dopo mesi di prove, nell’esecuzione di due fra le partiture più amate da don Giussani: il Concerto per violino e orchestra op. 61 di Beethoven e la sinfonia Incompiuta< di Schubert. Nel ruolo di solista Marco Zurlo, primo dei secondi violini dell’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, che ha messo in gioco la sua pluridecennale esperienza unita a una profonda conoscenza di Beethoven per trasmettere ai giovani orchestrali e al pubblico quell’esperienza di bellezza alla quale, come ha sottolineato introducendo la serata il responsabile di CL Alto Adige, Marco Stefanini, «don Giussani ci ha educati a guardare come segno di una presenza nella realtà che va al di là di quello che è il limite di ognuno di noi e delle difficoltà che possiamo vivere; un dato oggettivo da guardare che ci ricorda che esiste qualcosa che ci permette di riprendere il cammino nonostante le nostre cadute e difficoltà».

Una sottolineatura ripresa anche dal Vescovo di Bolzano-Bressanone, monsignor Ivo Muser, nel suo saluto: «Fare memoria di don Giussani significa ricordare che il cristianesimo non è un mito, una filosofia, non è un progetto umano, non è un comandamento, non è un divieto, non è una morale. Il cristianesimo è un avvenimento, è incontro con una Persona. Auguro a tutti noi che, anche in queste settimane che precedono il Santo Natale, possiamo metterci in cammino per incontrare questa Persona sempre nuova. La musica è espressione di bellezza. Abbiamo bisogno di bellezza e concordo con il grande Dostoevskij che diceva: “la Bellezza salverà il mondo”».

«Con la musica dentro, con il cuore più pieno»: sono i versi di una canzone di Claudio Chieffo che hanno dato il titolo al concerto. E don Giussani fin da bambino è cresciuto con la musica “dentro”: quella di Beethoven, di Schubert, di Chopin, di Brahms… Porte d’accesso alla bellezza, appunto, come ricordava l’allora cardinale Ratzinger ai suoi funerali. La musica è sempre stata “dentro” anche alla sua riflessione teologica, fin dalla sua prima intuizione di “Dio come Destino inevitabile” per cui un uomo nasce, provocata, quando era giovane seminarista a Venegono, dall’ascolto dell’aria «Spirto gentil, ne' sogni miei, brillasti un dì, ma ti perdei» de La Favorita di Donizetti. Come ha sempre ricordato don Giussani, «il successivo sviluppo della mia coscienza religiosa è stato tutto influenzato da quell’esperienza».

Ma la musica è stata anche una delle principali leve della sua proposta educativa, fin dagli anni di insegnamento al Liceo “Berchet” di Milano, come quando apriva il cuore dei ragazzi alle grandi domande sulla vita, sulla felicità, sulla morte proprio attraverso l’ascolto della musica, in particolare del Concerto per violino di Beethoven. E quando il violino di Marco Zurlo ha fatto il suo ingresso dopo la bellissima esposizione tematica dell’orchestra, a tutti è stato chiaro il commento di don Giussani a questa musica di Beethoven riportato sul programma di sala: «Il violino - l’individuo - per affermare se stesso ha sempre la tentazione di staccarsi in uno slancio fugace, e proprio in quel tentativo lo strumento dà il meglio di se stesso. (…) Ma il violino non può resistere a lungo in questo slancio; e meno male che c’è l’orchestra - la realtà comunitaria - che lo riprende in sé».

Al termine del concerto, Avsi ha raccolto offerte a sostegno dei suoi numerosi progetti in tanti Paesi del mondo, segno che la bellezza non è mai separata da una responsabilità verso il bisogno in tutte le forme e a tutte le latitudini in cui si manifesta.
Giuliano Tonini