Un momento del fine settimana a Xanten

A carte scoperte

Un fine settimana a Xanten, nel Nord della Germania. Per stare davanti alle domande della vita. Si è parlato di amici come «alleati del cuore», di una preferenza «che ridona il sonno» e della «vita come vocazione». La lettera di Bernardo da Colonia

Gratitudine è certamente la parola che emerge per i giorni passati insieme durante un fine settimana per giovani lavoratori e giovani famiglie del Nord della Germania. Ci siamo incontrati in 65 nella città di Xanten, dal 2 al 4 dicembre. Se l’anno scorso avevamo organizzato un appuntamento simile per rivederci con alcuni dopo la vacanza estiva comunitaria, stavolta si è trattato, invece, di seguire il desiderio delle persone di voler stare insieme davanti alle domande vere della vita sorte negli ultimi mesi.

Dopo il lavoro sugli Esercizi della Fraternità ci siamo voluti chiedere “se” e “dove” vediamo che Cristo è l’unica cosa necessaria nella nostra vita. È stato stupefacente come tutti abbiano preso davvero sul serio queste domande e come, durante quei giorni, si sia potuto non solo ascoltare ma respirare la concretezza di Cristo come risposta al dramma della vita. Un’esperienza che, se si ha il cuore desto, si può fare anche se si vive da soli in qualche città sperduta del Paese.
Una amica di Darmstadt ha detto: «C’era gente che viveva il fatto che Cristo è tutto. Avevo a fianco “alleati” con il mio cuore, con cui potevo giocare a carte scoperte. Dopo il weekend, sono ripartita nella vita di tutti i giorni con il desiderio che Gesù raccolga tutti i pezzetti di me e mi faccia sentire unita e piena».

Durante la vacanza abbiamo fatto un’assemblea e gli interventi mostravano tutti un’umanità viva e la bellezza dell’essere cristiani. Un’altra amica, da Amburgo, ha raccontato: «La prima metà dell’anno è stata molto difficile; un periodo pieno di sfide che mi hanno portato ansie e paure, fino a togliermi il sonno la notte. E niente riusciva a darmi di nuovo la serenità. Nel mese di agosto, tramite mia sorella, ho conosciuto una comunità di Domenicani. Ho iniziato a partecipare ogni settimana alla loro adorazione eucaristica. Quel posto, con il tempo, mi è diventato caro perché, attraverso quelle ore di silenzio, facevo esperienza che tutte le mie preoccupazioni e paure erano poste davanti a Qualcuno. Sono tornata a respirare e sperimentare uno slancio nuovo anche verso i miei amici della comunità di CL di Amburgo. Grazie anche alla loro compagnia ho riavvertito su di me la preferenza di Gesù e la voglia di affidarmi a Lui. Le circostanze difficili non erano cambiate, ma questa nuova coscienza mi ha ridato la pace. E il sonno».
Viene in mente la «prima Galilea» di cui ci parlava il Papa all’udienza del 15 ottobre scorso, non un ricordo, ma un’evidenza che ritorna protagonista nella nostra vita in carne e ossa.

In quei giorni abbiamo cantato e giocato anche con i bambini e molti di noi sono rimasti colpiti da come alcuni hanno messo il cuore anche in quei momenti, come fossero la cosa più importante. Mettere il cuore era evidentemente il risultato di una gratitudine di partenza, non uno sforzo personale. “Presenti al presente”, anche nei dettagli più piccoli dello stare insieme, perché grati e desiderosi di vederLo riaccadere. Come durante l’assemblea del sabato mattina o durante l’introduzione del venerdì sera, ascoltando un pezzo di “Riconoscere Cristo” di don Giussani: «In questo istante, se son sincero, pensoso, capisco: non c'è niente di così evidente, neanche tu che sei a due metri da me, niente è così evidente come il fatto che in questo istante non mi faccio da me, non mi do i capelli, non mi do gli occhi, non mi do il naso, non mi do i denti, non mi do il cuore, non mi do l’anima, non mi do i pensieri, non mi do i sentimenti, tutto mi è dato: perché compia il Suo disegno, un disegno che non è il mio, attraverso tutte le cose».

Due nostri amici da Mainz, sposati con quattro figli, ci hanno aiutato ad approfondire questo la domenica mattina. La loro testimonianza è stata una bella provocazione per tutti, perché con semplicità hanno raccontato come nelle pieghe del vivere, non senza difficoltà, il criterio è stato sempre seguire ciò che Cristo indicava. Parlando della loro vocazione matrimoniale, il marito ha detto: «Era chiaro che ciò che avevo a cuore era il rapporto con Dio. Per questo mi ero ritrovato più volte a pensare alla strada del sacerdozio. La vocazione però non la scegli tu, ma è la chiamata di Dio. Infatti, conoscendo lei e rimanendo onesto con ciò che desideravo di più nella sostanza e non nella forma, mi accorgevo che era proprio il rapporto con lei che mi aiutava a conoscere più a fondo Gesù». Il punto, dunque, è seguire dove Cristo ci chiama tutti i giorni, perché vivere la vocazione quotidianamente è fare tutto rispondendo ad un Altro. Lo ha detto bene un nostro amico da Amburgo, dopo la testimonianza: «Grazie, perché voi ci mostrate come noi vorremmo vivere tutto nella nostra vita».
Un'amica, ci ha raccontato che alla sua Scuola di comunità, dopo quel weekend insieme, non è mancato nessuno: quando succede qualcosa non hai più la domanda se sei stanco o no, hai semplicemente gli occhi pieni di quanto accaduto, sei “preso”.

LEGGI ANCHE - Seguendo la stella cometa

Personalmente ho vissuto i giorni successivi con nostalgia. Sono convinto che, se ci fermiamo a pensare, non esistono tante cose nella vita in grado di farti sentire questa nostalgia così potente. Tanto che ti fa ammettere: «Ma quanto è concreto quello che ho vissuto da provocarmi una cosa del genere?». Io che viaggio spesso per lavoro, a volte non sento questo livello di nostalgia neanche per mia moglie e mio figlio. Allora, qual è la verità del rapporto con loro? La verità è proprio che mia moglie, che è stata tra i primi a dedicarsi all’organizzazione di questi giorni, è stata strumento di Cristo per questo weekend dei giovani. E grazie al suo “sì” e a quello di molti amici io ho potuto rivedere cosa davvero conta nella mia vita, anche e soprattutto nel rapporto con lei: Cristo stesso. Così, e solo così, mi riscopro ad amarla davvero.
Nei giorni seguenti alla vacanza, mentre ci confrontavamo per capire come fosse andata, è emerso tutto lo stupore, da una parte, per quello che ha generato in noi l’aver camminato questi anni in questa meravigliosa strada che è il movimento e per aver visto accadere - per grazia - ciò a cui il Papa ci ha invitato all’Udienza: proseguire oggi questo cammino con libertà, creatività e coraggio.
Bernardo, Colonia