La raccolta fondi per Avsi a Ravenna (Foto Carlo Colombo)

Seguendo la stella cometa

Famiglie, neolaureati, fidanzati. Erano in 360, tutti tra i 25 e i 35 anni, a una vacanza organizzata qualche settimana fa da una Scuola di comunità milanese. Una lettera racconta quei giorni

Al termine della vacanza a Ravenna organizzata dalla Scuola di comunità di Milano a cui partecipo, un ragazzo - che non frequentava il movimento da anni - ha detto ai suoi amici: «Voi per me siete stati come la stella cometa per i Re Magi: vi ho seguito per partecipare a tutto ciò che ho visto accadere in questi giorni in vacanza. Grazie, vorrei sempre stare con voi».

Eravamo circa 360, principalmente giovani dai 25 ai 35 anni: neolaureati, lavoratori, fidanzati e famiglie. Tra di noi non c’è un legame storico e consolidato, non ci lega il fatto di aver la stessa età, di avere frequentato la stessa Università, di svolgere lavori simili, non ci conosciamo da sempre né quotidianamente. Eppure, è stato evidente in quei giorni che il problema del “con chi stare” non sussisteva, piuttosto c’era una semplicità di incontro e conoscenza fuori dal comune. Si percepiva il desiderio di entrare in rapporto con l’altro, nella semplicità delle cose organizzate.

La prima sera abbiamo assistito a due testimonianze: Davide De Santis presidente de “La Mongolfiera Onlus”, associazione nata per sostenere le famiglie con figli disabili; e Pierluigi Strippoli, professore associato di Biologia applicata presso l’Università di Bologna, che ha ripreso gli studi del professor Jérôme Lejeune, che ci ha spiegato il suo lavoro di ricerca sui bambini affetti dalla sindrome di Down.

Davide ci ha provocato ponendoci quella domanda che, come ci ha raccontato, si è posta per lui: perché proprio a me? Perché alla mia famiglia? Questa domanda, in diverse pieghe e circostanze della vita, è quella che avevano tanti di noi. Un ragazzo, il giorno seguente, ha chiesto: «Perché proprio a me è morto il padre?». Un amico gli ha risposto: «La risposta non sta in una “spiegazione”, in un discorso. Il cristianesimo è fatto di persone che hanno costantemente la domanda».

L’intervento del professor Strippoli, invece, è stata una testimonianza di vita, di lavoro e di cultura scientifica. Ciò che ci ha affascinati è stato soprattutto il modo di guardare alla ricerca, ai bambini affetti da sindrome di Down, e a sé stesso. Una positività e una completezza di sguardo – senza misura, ma allo stesso tempo dentro i perimetri di una disciplina così scientifica – che ha colpito tutti. Non vivere, almeno direttamente, la stessa circostanza non è stata obiezione a coinvolgersi con quanto stava succedendo davanti a noi, perché sentire parlare di una fragilità fisica e intellettuale interpella la nostra fragilità strutturale. Proprio come ha scritto una bambina con sindrome di Down in un testo mostratoci da Strippoli: «Secondo me “down” significa che, se anche hai dei problemi e hai anche un aiuto in più, non vuol dire che sei down, perché tutti hanno dei problemi, non solo quelli down. L’importante è come affronti questi problemi».

Sabato pomeriggio nelle vie del centro di Ravenna, abbiamo organizzato un gesto di raccolta fondi per Avsi. Abbiamo allestito un banchetto offrendo tè, vin brûlé e dolci di vario genere, mentre il coro intonava canti coinvolgenti che hanno incuriosito i passanti, oltre che fare compagnia a noi e ai nostri figli.

Molti di noi non partecipavamo a un momento così dai tempi dell’università, ma è stato impossibile non buttarsi e scommettere sulla proposta che ci era stata fatta. Divisi a gruppetti, ciascuno con il proprio temperamento, abbiamo incontrato le persone - tanti ragazzi e ragazze e molte famiglie giovani - che si sono mostrate interessate ed incuriosite sia da noi che dalla proposta di Avsi. Un fatto che ci ha interrogati sulla possibilità missionaria nella vita quotidiana e negli ambienti di lavoro.

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Ciò che ci precede non è aver fatto l’università insieme o vivere le stesse circostanze di vita, ma il fatto di aver seguito la “stella cometa”: aver partecipato a una vacanza così, caratterizzata da una sovrabbondanza di bene e di gratuità.
Maddalena, Milano