La preghiera per la pace a Reggio Emilia

Reggio Emilia. «Coinvolti con il destino del mondo»

Una veglia di preghiera per la pace insieme a vari movimenti e associazioni cattoliche, a cui hanno partecipato anche le comunità ortodosse e greco cattoliche. Il racconto e le parole dell'arcivescovo Morandi, presente all'iniziativa

In un gruppetto di amici della comunità di Reggio Emilia, accogliendo la richiesta espressa da Papa Francesco all’udienza del 15 ottobre, è nato il desiderio di proporre un momento di preghiera per tutta la città, per «accompagnarlo nella profezia della pace». Risuonavano poi le parole del nostro arcivescovo Giacomo Morandi, che nel suo primo messaggio pastorale alla diocesi, esortava a «vivere la comunione come il principio e il fine da cui trae origine e a cui tende tutta l’attività evangelizzatrice della Chiesa», che ci hanno portato a voler condividere la proposta con le altre realtà presenti nella nostra città.

È stato un bel lavoro di preparazione, che a volte ha visto fatiche e imprevisti, ma soprattutto in cui sensibilità molto differenti, in un clima di stima e amicizia, si sono unite e si sono valorizzate con semplicità e gratitudine, con la partecipazione dell’Azione Cattolica, del Movimento dei Focolari, del Rinnovamento nello Spirito, del Movimento Familiaris Consortio, della Comunità greco cattolica ucraina, della Parrocchia ortodossa rumena e della Chiesa ortodossa di San Ioov di Pochaev.

La veglia di preghiera per la pace si è svolta domenica 29 gennaio, nella chiesa di San Francesco riempita da 350 persone e dove è stata chiara la percezione di un momento importante per la nostra Diocesi, con il grande stupore di trovarsi riuniti in modo concorde tra molte realtà differenti. Durante la preghiera si sono alternate letture bibliche, invocazioni per la pace, canti delle differenti tradizioni. È stato particolarmente intenso il momento in cui, dopo la preghiera del padre della parrocchia ortodossa rumena, il canto di due ragazzi ucraini ha ricordato in modo struggente la tragedia dei loro fratelli in guerra.

Monsignor Morandi, che per partecipare ha rinunciato a un impegno, ci ha accompagnati in modo paterno. Ci hanno molto colpito il suo giudizio e la sua gratitudine per ciò che stava accadendo, e il suo sprone a chiedere che la pace giunga prima di tutto dal cuore di ciascuno di noi, affinché il Signore ci dia la forza di allontanare quotidianamente le diffidenze verso l’altro: «Vi ringrazio per l’iniziativa di unione di oggi, sinfonicamente uniti, la sinfonia presuppone la diversità tra gli elementi, lo spartito è lo stesso ma ognuno partecipa con la sua tonalità. Essere qui significa chiedere la pace non solo per il popolo ucraino, ma che siamo capaci di vivere la pace nelle nostre situazioni quotidiane. La pace che non nasce da un cuore pacificato è sterile. Il fatto che in questo momento di preghiera siano presenti diverse realtà, diverse sensibilità ecclesiali, è un segno di speranza per la nostra Diocesi. Questa è la via, questa è la strada, evangelizzare questo bene che nella diversità dei carismi e dei doni ci portiamo nel cuore. Dalla pace interiore, dalla pace con il Signore, ne verrà un gran bene per i fratelli che avranno il dono e la grazia di incontrarci».

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Al termine della veglia ci siamo fermati a parlare con le persone da poco conosciute: oltre a sguardi commossi e contenti, sono state tante le parole piene di stupore per un fatto avvenuto in modo inaspettato e che ha riacceso nei cuori la speranza per un futuro di bene. Incontrare, nell’età della secolarizzazione, una Chiesa unita e in movimento, profondamente coinvolta con il destino del mondo, è un fatto concreto che lascia pieni di gratitudine, e certi che, coltivando i nuovi rapporti come piccoli germogli in crescita, sarà possibile vedere frutti importanti.
Paolo, Reggio Emilia