Salvatore Abbruzzese in dialogo monsignor Lauro Tisi, vescovo di Trento

A Trento, un grande piccolo centenario

Le celebrazioni dell'anniversario di don Giussani, organizzate dal Centro culturale "Il Mosaico". Difficoltà e sorprese di chi si è coinvolto, non «per una mera nostalgia, ma per la memoria grata»

Durante la preparazione della mostra per il centenario di don Giussani a Trento, siamo stati testimoni di un avvenimento e abbiamo avvertito la stessa appartenenza vissuta il 15 ottobre a Roma dal Papa: il cammino di un popolo nella comunione in Cristo.

Dopo il Meeting, con alcuni amici del centro culturale “Il Mosaico” di Trento è nato il desiderio di portare la mostra virtuale su Giussani in città. Siamo riusciti a trovare una location all’interno di un'ex galleria della tangenziale riconvertita a spazio espositivo. Oltre a una parte biografica, abbiamo pensato di posizionare nel percorso tre monitor con alcuni video dalla mostra interattiva e uno realizzato da tutte le persone della comunità che volessero raccontare il “proprio” don Giussani e l’esperienza del suo carisma oggi. Oltre alla mostra, abbiamo pensato di proporre una serie di incontri per approfondire il suo pensiero e la sua straordinaria personalità.

Un’iniziativa così grande per un piccolo centro culturale come il nostro è stata una sfida e proporla subito dopo le vacanze natalizie ha reso l’impresa ancora più complicata. Tra le tante cose da fare e incastrare, anch'io, presidente de “Il Mosaico”, a pochi giorni dall’apertura, mi sono trovato un po’ in affanno. La richiesta di raccontare il proprio incontro con Giussani attraverso brevi video personali non stava dando i frutti sperati: ne era arrivato solo uno. Il giorno della scadenza per l’invio, mi sono fermato a riflettere su quale fosse stato, in questi anni, il fattore decisivo del mio percorso cristiano: «L’incontro con volti ben precisi», mi sono detto. Ho preso il telefono e ho cominciato a sentire i miei amici per aiutarci a stare di fronte seriamente a quella cosa, consapevole che per molti forse non era semplice, ma che poteva essere una bella possibilità per ciascuno. Tutti, indipendentemente dal fatto che mi abbiano mandato o meno il video, hanno preso sul serio il rapporto con me e mi hanno ringraziato. È stata una cosa grande, che ha superato di gran lunga l’idea che mi ero fatto su come sarebbero dovute andare le cose.

Un altro "miracolo" è avvenuto il 3 gennaio all’incontro dei volontari per le visite guidate. Fino a quel momento si erano rese disponibili non più di due o tre persone. invece quella sera, fra gente in presenza e video-collegata, eravamo una ventina… Alcuni hanno addirittura dato la loro disponibilità a stare alla mostra tutte le mattine. Una sovrabbondanza inaspettata, che ci ha permesso di avere sempre qualcuno di noi ad accogliere i visitatori: dei volti da incontrare. Anche i video personali sono iniziati ad arrivare, semplici gesti di riconoscenza e segni di un’appartenenza e di una gratitudine per una paternità ancora viva. Perché, come ci ha detto il Papa, «non è una mera nostalgia ciò che ci porta a celebrare questo centenario, ma la memoria grata della sua presenza».

Il 7 gennaio la mostra ha aperto i battenti, in un posto che in due settimane è diventato per noi sempre più familiare. Quasi casa. Ogni guida ha raccontato di sé, della propria storia e facendolo si è ritrovata cambiata. C’è stato chi, incuriosito, si è affacciato per caso all’ingresso della mostra, qualcuno non aveva mai sentito parlare di don Giussani. Ed è stato commovente vedere i “primi” del movimento in queste terre, quelli che avevano seguito don Giussani fin dall’inizio, ascoltare stupiti il racconto fatto dai più giovani. I custodi del museo si sono dati da fare perché i visitatori non dovessero attendere troppo.
E poi le serate: l’incontro con il sociologo Salvatore Abbruzzese in dialogo con il nostro vescovo, monsignor Lauro Tisi; la guida all’ascolto di musica classica con il professor Pier Paolo Bellini, nella splendida cornice della Badia benedettina di San Lorenzo; e in calendario ci sono altri appuntamenti, con professor Adriano dell’Asta, il filosofo Carmine Di Martino e Javier Prades, rettore dell’Università Ecclesiastica San Dámaso di Madrid.

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Al termine di questa splendida esperienza, oltre seicento persone hanno potuto incontrare e conoscere don Giussani attraverso la testimonianza di un popolo ancora in cammino. Durante le visite guidate, Andrea, partito scettico, ripercorrendo la vita di don Giussani, ha scoperto che stava ripercorrendo la sua vita, che in fondo parlava di sé. Rossano, invece, ci ha raccontato che si è trovato addosso una nuova consapevolezza della storia che per grazia ci ha preso e che ancora oggi ci sostiene. Anche Michele, dando credito all’amicizia fra di noi, ha scoperto quanto sia importante rimettere al centro lo sguardo su quello che accade. E così tanti altri della comunità. È proprio vero quello che dice Camus: «La grandezza arriva, a Dio piacendo, come un bel giorno» e non grazie alla nostra piccola misura di come dovrebbero andare le cose.
Luca, Trento