Una lezione ai PrePost

Università. Molto più di un test

Tre weekend alla Statale di Milano, in cui oltre 500 ragazzi hanno partecipato ai PrePost: i corsi gratuiti, fatti da studenti più grandi, in vista dell'esame di ammissione alle facoltà medico-sanitarie. Ecco l'esperienza di chi li ha organizzati

A fronte del bisogno di molti ragazzi di passare il test di ammissione, in questi anni abbiamo verificato la grande convenienza umana di mettere in comune il nostro tempo con le migliaia di studenti che hanno partecipato alle lezioni, alle esercitazioni e allo studio insieme.  I PrePost - partiti nel 1986 - sono spesso, infatti, l’occasione di un incontro che perdura anche dopo l’ammissione, reso possibile e affascinante dal riconoscimento che l’altro, anche se inizialmente uno sconosciuto liceale, è innanzitutto un bene. 

Quest’anno, per i cambiamenti nelle modalità di svolgimento del test di Medicina, ci siamo trovati a dover ripensare a tutta la fase organizzativa. «La preparazione è stata il primo grande regalo», racconta Giovanni: «La nostra idea di PrePost, per come sono sempre stati, si è scontrata con le circostanze e questo fatto è stato innanzitutto un’occasione per andare a identificare quali fossero le motivazioni che ci avevano mosso. A volte, è stato difficile trovarsi a lavorare, sia per il tempo da dedicare, sia perché ci siamo scoperti incapaci e impotenti, anche in disaccordo. Eppure una delle cose di cui sono più stupito è proprio l’amicizia nata tra noi, per il semplice fatto che ci siamo trovati a prenderci cura di un evento così bello e importante per ciascuno». 

In questo lavoro siamo stati accompagnati da alcuni amici più grandi, che, sfidandoci, ci hanno invitato a richiederci il perché di tanto impegno. Ci è stato chiaro che di fronte alla necessità di questi ragazzi di studiare per il test, noi portavamo non solo nozioni di Biologia e Chimica, ma tutta l’esperienza di sovrabbondanza che in questi anni in università abbiamo incontrato. Il valore di quello che facevamo stava nel rendere possibile l’incontro con Cristo in quella circostanza. 

Come spiega Margherita: «Avendo a mente le ragioni del mio implicarmi, mi sono accorta che guardavo in un modo più bello tutte le questioni organizzative, col desiderio di indagare il significato profondo di tutto, anche delle scelte più piccole, senza tralasciare niente. Il mio desiderio, adesso che i PrePost sono terminati, è che il metodo imparato in questi mesi si possa applicare sempre, in ogni circostanza della vita». 

Racconta Tommaso: «L’anno scorso eravamo in pochi per le lezioni di Fisica e immerso nelle spiegazioni e nelle correzioni degli esercizi, mi ero sentito completamente protagonista, quasi autore della bellezza del gesto. Quest’anno, invece, ho invitato alcuni amici di Ingegneria ad aiutarmi e così mi sono ritrovato a fare un passo indietro per lasciargli spazio. Questo ha permesso che maturasse in me una consapevolezza di gratuità inaspettata. Mi è tornata in mente una frase di don Giussani: “L’amore al destino dell’altro: c’è una gratuità immaginabile se non questa?”. Ho davvero scoperto che la carità è una cosa enorme e che se non la stringo a me lo è ancora di più, anche in forme inaspettate». 

Uno dei momenti che, nella frenesia di quei giorni, ci ha permesso di incontrare personalmente gli studenti sono stati i pranzi. Chiara racconta: «Con alcuni di loro, sono emerse molte domande sull’università e sulla professione medica. Un amico, che sta finendo Medicina, ha iniziato a raccontare di sé, della specialità che vorrebbe fare e dei criteri che sta usando per scegliere. Ascoltandolo, sono rimasta sorpresa da come si stesse giocando di fronte a loro. Mi è stato evidente che i PrePost, oltre a essere un aiuto a superare il test sono una possibilità di incontro e di confronto, non solo con aspiranti medici, ma con ragazzi che, come me, si stanno chiedendo quale sia il proprio posto nel mondo». 

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Da Bari Elisabetta ci ha scritto: «Ho seguito i primi due incontri online con grande difficoltà per la concomitanza con la scuola. Accorgendomi però di quanto fosse bella quest’iniziativa, ho deciso di partecipare in presenza all’ultimo weekend. È stato ancor più interessante trovare così tante persone desiderose di conoscermi e aiutarmi. È assurdo come dei ragazzi, di qualche anno più grandi di me, oberati di esami e di studio, abbiano pensato di mettersi a disposizione, pronti a donare tutto ciò che potevano per permettere a noi di vivere meglio questa circostanza. Alessandro D’Avenia in L’arte di essere fragili scrive: “Solo la fedeltà al proprio rapimento rende la vita un’appassionante esplorazione delle possibilità e le trasforma in nutrimento, anche quando la realtà sembra sbarrarci la strada”. Grazie ai PrePost, mi sono accorta di come, a volte, sia la nostra prospettiva a non cogliere a pieno quello che siamo. Sta tutto nella coltivazione del desiderio, di ciò che abita nel grande muscolo che ci tiene in vita che ci fa essere contenti, che ci fa godere e render conto di quello che abbiamo intorno». 
Chiara, Margherita, Lucia e Carlo, Milano