I giessini delle Marche durante la vacanza

Vacanze GS. «Uno che guarda con amore il mio destino»

I giessini marchigiani, insieme per qualche giorno dopo Natale, davanti alla "Natività" di Rubens. Come duemila anni fa per i pastori del dipinto: «Siamo qui per un fatto accaduto anche a noi»

Pinacoteca di Fermo. La Natività di Rubens raccontata da Michele e dai ragazzi è il nostro punto di partenza. Siamo lì in 130, tra ragazzi e adulti di Gioventù Studentesca delle Marche, per un Fatto accaduto a ognuno di noi, come, duemila anni fa, ai pastori del dipinto. Siamo come loro: increduli, stupiti, distratti; ma tutti di fronte a un bambino che inizia a illuminare il nostro buio e a dare colore ai nostri “vestiti”, alle nostre azioni. Uno sguardo d’amore al Destino di ciascuno - come ricorda il titolo della vacanzina.

Dopo la visita, pranzo e balli davanti al mare di Grottammare. E parte la sfida di questi giorni: l’incontro fatto cosa dice al “buio”, alle nebbie, all’incapacità che sentiamo di fronte alle materie e allo studio? Possiamo verificarlo solo “facendo”, studiando, ma dentro un rapporto. La testimonianza di Gilberto - che lavora in ambito teatrale - ci aiuta. Alle superiori, un temperamento da leader, rappresentante di istituto, mille rapporti e amori, ma un desiderio immenso nel cuore e la tristezza che nulla può colmarlo. Questa “smania”, gli fa bruciare rapporti affettivi. Finché, in alcuni compagni di classe e poi di università, sente un accento di compagnia al suo cuore. Allora cede a quella Presenza, a quel Tu che lo interpella e gli dà la vita. Da quel momento la sua domanda non è: «Che cosa desidero?», bensì: «Che cosa desidero davvero?». Lo spiega con un esempio: deve assistere il padre molto malato, lui che ha sempre avuto paura della malattia. Il suo desiderio è di evitare quel momento. Ma poi, imboccando e lavando il papà, si accorge che quello che veramente desiderava era una familiarità così grande e bella con lui.

Davanti alla ''Natività'' di Rubens, nella Pinacoteca di Fermo

«Le cose vere richiedono un lavoro, una fatica». Proprio come nello studio. Non si tratta di essere bravi, ma di essere sempre più se stessi. Alcuni ragazzi descrivono quello che stanno scoprendo nello studio. Elisa racconta di una compagna di classe che si sente inferiore perché «prende sempre 5». Per Elisa è evidente, guardandola, che quel voto non misura la grandezza della sua amica. Spiega: «Questa cosa l’ho imparata a GS. Mentre parlavo con la mia amica mi è venuto in mente quello che dice Giussani sull’uso della ragione nella Scuola di comunità. Per la prima volta ho capito nel concreto cosa effettivamente volesse dire per me: ci sono dei fatti oggettivi che, se osservati, provano che la mia amica vale di più delle insufficienze che prende, e non è una mia opinione, ma la realtà. Parlando con lei, mi sono sentita tanto grata di poter accorgermi di questa cosa e desideravo che anche lei lo facesse. Infatti più che consolarla, avevo a cuore che capisse davvero che il suo valore non può essere messo in discussione. Mi ha davvero stupita il fatto che sono in GS da cinque anni (per me è stata sempre una esperienza utile), ma questa è stata proprio la prima volta che quello che abbiamo letto al raggio, che spesso mi piace molto ma che rimane astratto nella mia testa, mi ha chiarito una situazione concreta. Mi sono sentita davvero grata di avere un posto che mi aiuta ad avere uno sguardo più chiaro sulle cose e sulle questioni della mia vita». Nel suo intervento, Emma parla di come ha scoperto, studiando Platone, il rapporto tra conoscenza e amore, due fattori che portano il cuore verso il bello. Michela testimonia che, in un momento di fatica, si è messa a studiare non per uno sforzo, ma per scoprire come la realtà della scuola c’entri con sé.

Al mattino, la preghiera di fronte al mare, ci rimette davanti a Chi guarda il nostro Destino con amore: «Sei proprio come questo mare: immenso ed arcano, che sempre lo senti dire un suo misterioso pensiero profondo (…). Il mare ha ogni giorno ed ogni istante un minimo comun denominatore, un significato base unico e inesorabile, che è la sua grandezza: il senso travolgente di una immane aspirazione all’infinito, al mistero infinito», leggiamo in una lettera di don Giussani al suo amico Angelo Majo.

Nel passare dei giorni, cambia l’atteggiamento dei ragazzi verso la realtà e verso i compiti; un Tu amico al proprio destino, dei volti concreti sono la spinta a che lo studio sia sentito sempre più intenso e proficuo. Cresce la domanda di farsi aiutare dagli insegnanti, presenti alla convivenza. I canti proposti dal coro per la serata “Affezione al Destino, una amicizia inesauribile” ripercorrono l’atteggiamento dei pastori del quadro di Rubens visitato il primo giorno: l’attesa, il bisogno di un volto che prenda a cuore il proprio destino, lo stupore e la gratitudine per il Mistero fatto carne tra noi. I ragazzi ascoltano con un silenzio e una attenzione che commuovono.

LEGGI ANCHE - Vacanze GS. Tra tante pepite d'oro

L’assemblea finale ci fa prendere coscienza della ricchezza vissuta. Arianna domanda sulla sua tristezza e insoddisfazione. La tristezza è una voce che ti dice che quello che attendi è più grande di quello che stai facendo. «Questo Mistero più grande ci viene incontro diventando un uomo. Una carne. Non ti toglie la tristezza. Non vedo Lui come vedo te, ma so che Lui è qui perché ci sei tu», ha detto Giussani. Tutto ciò che sperimentiamo è come un inizio, un’alba.

Daniel è stato colpito da come vivono, come studiano, come sono lieti alcuni amici. Lui vuole essere come loro, si sente però incapace; ma cosa accade negli altri? Un Fatto si presenta davanti ai suoi occhi. Il Mistero ha attraversato ogni difficoltà e obiezione. L’ha fatta diventare in lui curiosità. Tanti gli interventi: «La grazia del mio cuore è la capacità di riconoscere ciò che lo fa vibrare». «Questa Presenza che riempie il cuore non è un mio possesso. Ma posso domandarlo». «Per essere felici possiamo guardare questa Presenza diversa da me, che è esterna a me». «Se non alleniamo ed educhiamo il cuore, stentiamo a riconoscere questa felicità». A questo vogliamo aiutarci: una inesauribile amicizia.
Nicola, Ancona