Il monastero di San Benedetto a Subiaco, Roma (Catholic Press Photo)

Vacanze GS. La promessa di compimento

Due ragazzi musulmani, uno a Cremona con i giessini di Reggio Emilia e l'altra a Roma con quelli di Napoli e Bologna, alle prese con "l'amicizia inesauribile" a tema durante le convivenze invernali

Tutto sorprendentemente nuovo
Insegno alle superiori a Napoli e dal 27 al 30 dicembre abbiamo fatto una bellissima vacanza di Gioventù Studentesca insieme ai ragazzi di GS di Bologna a Roma e a Subiaco. Il tema - “Un’amicizia inesauribile” - lo sentivo molto urgente, perché dall’inizio dell’anno scolastico sono capitati episodi dolorosi che mi hanno fatto schizzare una urgente domanda di senso: l’uccisione di un nostro ex alunno, il pianto e il dolore di molte ragazze durante la commemorazione della violenza sulle donne, la morte di un ragazzo della comunità di GS di Napoli. Tutto questo dolore chi se lo prende? E quello che salva me ha la forza di salvare tutto questo? Non ho una risposta preconfezionata, ma so che quando in me scoppia una domanda di senso, la realtà si riempie di tanti piccoli segni, per questo quel titolo mi è sembrato già un invito a verificare.
Ho cominciato, perciò, a invitare alla vacanza alunni di vecchia data, “trascurando” le nuove classi, e con mia somma sorpresa proprio poco prima della scadenza, tre ragazze nuove inaspettatamente hanno accettato il mio invito, tra cui una musulmana. Ho cercato di spiegare che l’evento era stato organizzato da un gruppo cattolico, e che la vacanza avrebbe compreso anche momenti di preghiera, ma sia lei che sua madre erano sembrate ben disposte ad accettare comunque. E così siamo partiti alla scoperta dei luoghi di san Benedetto, di testimonianze di vita molto intense, di gusto per il canto insieme ai ragazzi di Bologna, di balli, di risate, ma anche di ascolto, di messe... «Tante messe».
Ero inizialmente in apprensione, ma poi mi è diventato sempre più chiaro che quello che ognuno si sarebbe portato nel cuore di quei giorni non era in mano mia. Ho ripreso, allora, a rintracciare i segni che stavo cercando per me. È stato tutto sorprendentemente nuovo: ho visto nei ragazzi una serietà nel loro stare insieme diversa dalle altre volte, scanzonati, ritardatari e nottambuli, ma più attenti, specialmente più premurosi nei confronti di chi veniva per la prima volta.
L’assemblea finale è stato un proliferare di racconti in cui ognuno si è implicato totalmente, non tralasciando niente. Perfino c’è stato chi ha avuto il coraggio di dire di sentirsi solo sapendo di poterlo dire in un luogo che tutto accoglie, il luogo di un’amicizia sconfinata.
La mia alunna musulmana mi ha raccontato, poi, che non era mai entrata in una chiesa e di non aver mai visto celebrare una messa, ma che tutto quello che ha visto e fatto con noi le è sembrato un arricchimento culturale, e di essersi, inoltre, sentita molto accolta. Mi è chiaro sempre più che in questa amicizia tutto è abbracciato davvero, e che questo porta, poi, frutti anche a scuola. Infatti, al primo raggio dopo la vacanza, un ragazzo ha detto: «Ho capito che Petrarca amava Laura anche dopo la morte, come ci ha raccontato Enrico con sua moglie (Enrico è il marito Chiara Corbella, di cui è aperta la causa di beatificazione, ndr) allora ho capito che questa esperienza può essere anche per me».
Anna, Napoli

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Una apertura invidiabile
Durante le ultime vacanze di Natale, sono andato a Cremona alla due giorni di convivenza di Gioventù Studentesca di Reggio Emilia, dopo anni in cui, pur essendo per professione nel mondo della scuola, non ho avuto l’opportunità di vivere queste esperienze. L’ho fatto per rispondere all’invito, che più volte nel movimento ci è stato rivolto, di tenere presente GS. Tra i ragazzi, quasi tutti con genitori che appartengono o sono amici del movimento, c’erano anche alcuni di Portofranco (realtà di aiuto allo studio, ndr) che opera nella nostra città da alcuni anni. Mi ha molto colpito la posizione umana con cui uno studente egiziano di 15 anni, arrivato in Italia da soli cinque mesi, ha vissuto la vacanzina. Pur non essendo in grado di comprendere tutto quello che veniva detto, ha mostrato una curiosità ed una apertura veramente invidiabile.
Entrando nel Duomo di Cremona, si è fermato un attimo dicendoci che, essendo musulmano, non poteva pregare come noi. Ma spiegandogli che entravamo per incontrare la bellezza della chiesa, si è fidato e, alla fine della giornata, al suo compagno di camera, ha detto che sia noi cristiani che lui musulmano pregavamo il nostro Dio e questo ci univa permettendo a ciascuno di fare la stessa esperienza.
Alla fine della prima giornata, dopo aver visto alcuni bellissimi monumenti e aver incontrato la realtà locale di GS, con cui abbiamo cantato e fatto merenda, e la serata di canti alpini e popolari, mi ha detto che gli era piaciuto tutto, pur non avendo compreso completamente quello che era stato detto. Dopo la vacanza, quando gli ho chiesto che cosa lo aveva colpito di più, ha risposto: «Voi». E, prima di tornare a casa ha voluto salutare tutti porgendo la mano a ciascuno di noi ringraziando.
È evidente che lo stupore nasce solo da un incontro, e questo è vero anche per me, e che lo stupore del primo incontro deve essere quotidianamente ricercato e domandato seguendo testimoni di una compagnia, che si rivela come promessa di compimento del desiderio che tutti noi abbiamo, indipendentemente dall’età e dal contesto da cui proveniamo.
Bruno, Reggio Emilia