Assisi (Unsplash/Achim Ruhnau)

Vacanze Cavalieri. Il segno di una preferenza

Dalla Sicilia ad Assisi per incontrare le storie di san Francesco, santa Chiara e Carlo Acutis. Un gruppo di ragazzi delle medie ha trascorso alcuni giorni in terra umbra

Dal 2 al 6 luglio i Cavalieri (l’esperienza cristiana dei ragazzi delle medie, ndr) della Sicilia hanno attraversato mezza Italia per raggiungere Assisi. L’idea era nata dopo la Promessa dello scorso marzo, in cui avevamo incontrato la storia di Carlo Acutis e ci eravamo affidati alla sua protezione.

Sono stati giorni all’insegna degli imprevisti, il primo subito all’inizio: il viaggio dura per i più lontani la bellezza di sedici ore. I palermitani, partiti alle 5 del mattino, varcano la soglia dell’hotel soltanto alle 21.45. Già a metà del viaggio si capisce che la prima sera non ci sarà modo di fare la “canonica” introduzione, per cui si segue ciò che accade. Nel pomeriggio, tra giochi e chiacchere, viene proposta un’assemblea in pullman con a tema: “Che cosa cercate?”. Non tutti riescono a dare voce alle proprie domande o alle vicende che pesano sul cuore, ma qualcuno - anche scrivendo - tira fuori fatiche reali: liti e screzi con compagni, rabbia per perdite premature, desiderio di conoscere nonni mai visti prima, paure o anche il desiderio di trovare «un antidoto al veleno del giudizio degli altri». Ci si scopre veri e fragili.

Secondo giorno: sveglia alle 7 con meta Assisi. Divisi in gruppi attraversiamo a piedi le strade del borgo medievale per incontrare e avvicinarci alle storie di santa Chiara, san Francesco e il beato Carlo Acutis. Una guida speciale ci spiega la basilica di San Francesco, costruita in pochissimo tempo a ridosso della morte del santo, gli amici di Francesco avevano voluto erigere questa chiesa per tramandare la storia di chi aveva travolto la loro vita, riuscendo a ribaltare il loro sguardo e innalzare con la propria vita un inno a Dio. Ci dirigiamo alla chiesa della Spogliazione. I ragazzi sono impressionati dal flusso continuo, anche durante la messa, di visitatori che attraversa l’edificio per rivolgersi a tu per tu con Carlo Acutis. Anche loro si accostano alla teca che contiene il corpo del loro coetaneo che il prossimo anno sarà proclamato santo. Ognuno porta le proprie preghiere e le intenzioni.

Dopo i canti e la messa, entra in chiesa uno che san Francesco lo segue oggi: fra Vito D’Amato. Prima di essere frate aveva una vita abbastanza poco religiosa, con la comunione “regalata” da un prete nonostante si trovasse quasi da imbucato all’ultimo incontro del catechismo e un lungo periodo di distanza dalla comunità cristiana. Eppure ci dice «ciascuno di noi non attende altro che essere guardato dal volto di Dio e sentirsi dire “tu sei prezioso per me”». Così racconta che per caso o per difendersi dalle lamentele della fidanzata si ritrova dentro una chiesa e ascolta la testimonianza di un frate americano, ex hippie. La sua vita prende un’altra piega: si converte.

Al pomeriggio, Assisi è colpita da un temporale, così il ritorno in pullman è caratterizzato da ombrelli, giubbini e soprattutto dalla caduta di Gaetano, il responsabile che guida il gruppo da oltre vent’anni. Riusciamo ugualmente ad entrare nella Porziuncola, e poi di corsa in hotel dove scopriamo che il proiettore dell’albergo è sprovvisto di cavo funzionante. Non smette di piovere e così si cambia programma per la serata: pigiama party in salone per una serata di canti e giochi.

L’acquazzone pomeridiano e serale costringe a cambiare l’itinerario programmato del giorno dopo: andiamo alle cascate del Topino dove viene celebrata la messa. Il Vangelo è quello del paralitico: non importa in che condizioni ti trovi e chi siano coloro che si facciano carico di te per trasportarti davanti lo sguardo di Gesù Cristo. Il fatto è che se ti trovi davanti al Suo sguardo può accadere il miracolo: «Alzati e cammina!».

Pranzo in albergo e giochi divisi a squadre per comunità. La costa orientale, capitanata dai catanesi, riesce a formare una corda di vestiti lunghissima che ingombra un’intera strada di Nocera Umbra e rallenta il passaggio delle vetture per qualche minuto. La comunità di Centuripe riproduce l’Etna in eruzione con una montagna di scarpe e la costa settentrionale propone un inedito accostamento tra le parole udite da san Francesco al cospetto del crocifisso di San Damiano e il Ground Zero delle Twin Towers. Per la festa serale, tutti in piazza con la maglietta della vacanza per canti, balli e frizzi.

Ultima giornata: è il momento per raccontarsi quello che di prezioso è accaduto. Enrico rompe il ghiaccio dicendo che per lui la vacanza è stato «un rinforzo della fede, un momento prezioso per dedicare del tempo a Dio». Alcuni ragazzi ritornano sull’esperienza della vergogna che la nostra società a volte ti fa provare per il solo fatto di essere credente, aggiungendo che «in questa vacanza ho compreso che non c’è niente di cui vergognarsi», anzi, come sottolinea Emma: «In questa compagnia ho compreso che il sorriso di Dio passa anche dal mio volto». Beatrice aggiunge, ricordando il dolore legato alla malattia della nonna, che anche se non arriva il miracolo che chiediamo, pregare permette di mantenere un orizzonte più ampio di quello delle nostre strettoie. Don Pietro, vicario della diocesi di Nicosia venuto per la prima volta, precisa: «Pregare non cambia necessariamente le vicende che accadono, ma certamente cambia il nostro modo di guardarle».

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Cambiare lo sguardo, come Gaetano, che tornando con la gamba distesa sul sedile vicino scrive: «Carissimi amici, torno da questa vacanza con una certezza: i miracoli accaduti sono il segno di una preferenza che ci ha raggiunti attraverso mille imprevisti. Ricordo le parole di don Giussani a don Giorgio Pontiggia: “Il Signore non vuole le cose che fai, vuole te in quello che fai”. Continuiamo a farci compagnia con la consapevolezza che quello che cerchiamo noi e i ragazzi, non solo c’è, ma l’abbiamo visto».
Peppe, Palermo