La preparazione dei giochi

Vacanze GS. «Basta solo dire sì»

Tre lettere ripercorrono l'attesa, le preoccupazioni e le scoperte dei giessini di Como. Grazie anche alle testimonianze di amici più grandi che hanno illuminato l'esperienza di ciascuno

In questa vacanza mi sono divertito molto. Questa opportunità mi ha dato, infatti, la possibilità di crescere come persona e affrontare la vita in un modo diverso. Perché, vedendo i ragazzi di GS, ho capito che non erano come i ragazzi che ho sempre conosciuto io a scuola e a Como, persone che mi hanno trattato male, facendomi cambiare la mia personalità. A GS, invece, ci sono persone “giuste” e molto simpatiche. Sanno accettare chiunque. Ti trattano come se fossi uno di loro, da sempre. Mi sono trovato molto bene. E anche se all'inizio ero un po’ spaventato dall'idea di arrivare lì senza conoscere nessuno, poi ho conosciuto praticamente quasi tutti, sono stato accettato dal “gruppo” e quasi non mi sembrava vero. Non mi era mai capitato prima.
Le serate sono state per me un'opportunità per capire ciò che mi mancava. Soprattutto la serata con il padre di Martina (una studentessa scomparsa lo scorso anno a causa di un tumore al cervello, ndr), che è stata per me, come credo per gran parte dei presenti, una delle serate che più mi ha toccato nel profondo. Il messaggio che hanno infuso in me il padre e il suo amico, infatti, mi ha portato ad alzarmi e raccontare quello che avevo passato da piccolino. E che mi aveva spaventato tanto, anche se non l’avevo mai fatto con nessuno, per paura di essere preso in giro.
Non ho né dubbi né perplessità: questa vacanza mi è piaciuta, mi sono divertito e spero di tornare un’altra volta a fare una vacanza e degli incontri con voi, perché è stato veramente bello sapere che, da qualche parte, c'è un gruppo che mi accetta per come sono fatto io e dove non devo usare una maschera per nascondere come sono fatto veramente, le mie emozioni. Quindi grazie dell'opportunità che mi avete dato per rafforzare il rapporto con i ragazzi della mia squadra e per avermi fatto fare nuove amicizie accogliendomi così, anche se non mi conoscevate tanto bene. Un saluto
Edo

Prima di partire ero molto in ansia: non sapevo cosa aspettarmi da questa esperienza, o meglio, non volevo avere nessuna aspettativa per paura di rimanere delusa. Avevo un’attesa dentro e tante domande che cercavano risposte.
Per me, infatti, questa vacanzina, significava tanto: mi sono sempre sentita molto bene a GS e ogni volta che andavo a qualche incontro sentivo sempre il bisogno di tornarci, ma sentivo di dover vivere ancora qualcosa di più significativo. Perciò ho colto questa occasione e ho messo tutto il mio impegno nella preparazione.
Il vero inizio, come anche altri hanno detto, è stata un po’ la festa di Cometa (una scuola e un sistema di attività di accoglienza, sostegno, educazione e formazione al lavoro per bambini e ragazzi in situazioni difficili, con sede a Como, ndr), che ha acceso in me una voglia immensa di partire; ogni tanto mi fermavo da ciò che stavo facendo e osservavo intorno per vedere tutti gli altri che erano lì proprio a fare quello che facevo io. E non vedevo l’ora di trovarci tutti insieme in vacanzina.
Grazie ai testi che abbiamo letto e a ciò che abbiamo sentito in quei giorni, sono finalmente riuscita a dare dei nomi alle domande che avevo e a capire ciò che cercavo veramente nel mondo, che è la felicità.
L’incontro con il padre di Martina mi ha lasciata senza parole per la consapevolezza con cui ci ha parlato; quando raccontava diversi episodi con la figlia, vedevo veramente la presenza di Dio, perché, altrimenti, era inspiegabile come una ragazzina quasi mia coetanea potesse riuscire a dire che stava donando il suo dolore per la sua famiglia. L’amico di suo padre, poi, mi ha assolutamente rispiegato il senso dell’amicizia. A GS, infatti, sono sempre stata un po’ preoccupata di come dovevo comportarmi per piacere di più agli altri: come avrei dovuto parlare o cosa avrei dovuto dire… perché io non ho mai avuto così tante amicizie e questo, inoltre, è stato il primo posto dove mi sono sentita veramente accolta e guardata. Perciò avevo paura di fare qualcosa che potesse rovinare quello che stavo vivendo. Ma l’amico del padre di Martina ci ha raccontato di come lui più provava ad avvicinarsi con delle frasi che pensava potessero “andare bene” e più si allontanava; così capito che l’unica cosa che doveva fare era esserci, anche nel fare piccoli gesti, ma dimostrando di essere lì.
Riflettendoci ho capito che è veramente quello che devo fare io: non devo aspettare e nemmeno perdere più tempo a pensare che per integrarmi in un gruppo ci vuole tempo e tutte queste cavolate… basta solo dire di sì. Dire di sì a ciò che mi accade intorno e non stare ferma a fare da spettatrice. Inoltre, mi è stata molto d’aiuto anche la testimonianza su Leopardi, che mi ha fatto capire che non bisogna sprecare tempo ma bisogna trovare le cose che ci fanno vivere a pieno.
Ho vissuto tutta la vacanzina con in mente questo e, in molti momenti, ho osservato che questa cosa mi accadeva. Com’era facile e bello esserci senza sentirmi giudicata o dover indossare una maschera!
Un’altra cosa che mi ha colpita tantissimo è stata la mia squadra, soprattutto l’evoluzione che ha avuto. Il primo giorno, infatti, pensavo che saremmo stati separati e che non saremmo riusciti a lavorare; ma durante i giochi ho visto cose veramente molto belle, l’armonia che si era creata era indescrivibile; persino i giudici se ne erano accorti da come giocavamo tutto insieme. Ho anche scoperto qualità di ogni singolo compagno di squadra che non conoscevo. Sono accorsi tutti, per esempio, quando Sara non si è sentita bene.
Sono quindi rimasta veramente molto felice di questa vacanzina, dalla festa di Cometa all’ultimo saluto dopo le partite di calcio: sono riuscita a instaurare profonde amicizie e a scoprire lati molto belli di persone che conoscevo già. Mi sono proprio accorta in ogni momento che lì abbiamo tutti la stessa cosa nel cuore; e a volte riesco a percepire che quello è veramente il posto dove trovo la mia felicità in questo momento.
Martina

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Ci ho messo un po’ a scrivere questo contributo perché più pensavo all’esperienza e più mi perdevo. Avevo un po’ di paura per questa vacanzina, perché non sapevo cosa aspettarmi e come comportarmi con il gruppo, in particolare con i giochi. Però, come ha detto anche Gabriele durante la testimonianza, l’importante è starci con gli amici veri ed è quello che ho provato a fare. Mi bastava semplicemente guardare gli altri che si impegnavano per rendere i giochi perfetti per tutti e in questo modo sono riuscita, almeno un po’, a “buttarmi”, senza vergogna di sbagliare. Penso infatti di esserci riuscita, domenica durante i giochi al campo sul viaggio di Cristoforo Colombo, perché ci sono stata fino all’ultimo minuto anche se ero stanchissima.
Un’altra cosa che mi ha molto colpito è stata una frase che ha detto Mario durante la testimonianza su Leopardi, ovvero: «Leopardi stima il limite (la siepe) che può essere in ogni persona, perché il limite è il punto di forza: perché, quando lo scopri, puoi guardare oltre, l’infinito, quindi oltre la siepe. Il limite è una potenza e non una fregatura». Questo mi ha dato un po’ di conforto perché mi ha ricordato che non devo bloccarmi quando ho paura di sbagliare o deludere; ma provarci lo stesso, con più impegno, perché si riparte sempre da uno e mai da zero, come abbiamo letto prima di partire. Con questa frase ho cominciato la vacanza con più serenità, perché ero certa che tutti stavamo guardando lo stesso punto insieme. E questo mi ha tolto un po’ tutte le preoccupazioni. Grazie veramente per i giorni passati insieme.
Elisa