Conoscere (e donare) per curare tutti

Presentato il quarto Rapporto su povertà sanitaria e donazione dei farmaci. Cresce il numero degli italiani che non possono permettersi medicinali e cure. Come pure l'opera del Banco farmaceutico
Paola Ronconi

Mancano pochi giorni alla Giornata mondiale dei poveri, indetta da papa Francesco per il 19 novembre, mentre sabato 25 novembre sarà dedicato alla Colletta alimentare. La presentazione del Rapporto 2017 sulla povertà sanitaria legato a Banco farmaceutico può essere un aiuto per avvicinarci a questi appuntamenti.
«La povertà è una delle principali cause di malattia, ma sappiamo ancora poco di cosa provochi nelle persone più fragili ed emarginate, come indigenti e migranti irregolari». Lo afferma Silvano Cella, responsabile analisi farmaco epidemiologiche dell’Osservatorio Donazione Farmaci (organo scientifico di Banco farmaceutico). È per questo che «per essere in grado di intervenire sulla povertà, e su quella sanitaria nello specifico, bisogna comprendere le dimensioni del problema», gli fa eco Luca Pesenti direttore della ricerca dell’Osservatorio. In una frase, «per curare meglio, bisogna conoscere di più».
Oggi, giovedì 16 novembre 2017, alle 11.00, presso la sede dell’Agenzia Italiana del Farmaco a Roma viene presentato il "Rapporto 2017 Donare per curare - Povertà sanitaria e donazione farmaci"> realizzato dall’ODF. Interverranno Mario Melazzini (direttore generale Agenzia Italiana del Farmaco), l’onorevole Maria Chiara Gadda (promotrice della legge antisprechi), Elisabetta Soglio (Buone Notizie), Monica Tola (Caritas) Eugenio Leopardi (Federfarma), Massimo Scaccabarozzi (presidente Farmindustria), Andrea Mandelli (presidente Federazione ordini farmacisti italiani)
Giunto alla quarta edizione, lo studio è, in Italia, il documento più esaustivo sul tema.

L'annuale Giornata di raccolta del farmaco nelle farmacie

Dottor Pesenti, cosa è emerso nello studio e cosa è cambiato rispetto a un anno fa?
La prima cosa che abbiamo visto è che se in Italia ogni persona spende mediamente 695 euro all’anno per curarsi, ed è una spesa che è cresciuta rispetto all’anno precedente (il Rapporto odierno analizza il 2016, ndr), la spesa dei poveri pro capite all’anno è di 106 euro, in diminuzione di 14 euro.

Cosa ci dicono questi dati?
Mentre la spesa sanitaria in generale sale, i poveri non solo spendono un settimo rispetto alla media degli italiani, ma spendono sempre meno. Ma c’è un motivo per cui il primo dato è in aumento: le out of pocket (la spesa “di tasca propria”, quella non coperta dal Servizio Sanitario Nazionale, ndr) delle famiglie continua ad aumentare in relazione al fatto che la sanità pubblica sta retrocedendo. I tagli di questi anni hanno determinato un aumento dei ticket, mentre in certe regioni del Sud continua a non essere garantita la copertura completa dei livelli essenziali di assistenza. Per il secondo dato, la povertà determina un aggravarsi sempre maggiore della povertà sanitaria.

Spieghiamo bene questo ultimo passaggio.
Per poveri intendo i poveri in senso assoluto, quei 4 milioni e 700mila che – ci dice l’Istat - non hanno risorse sufficienti per mangiare, bere, dormire, curarsi, mandare i figli a scuola, in maniera dignitosa. Dentro questo mondo la situazione peggiora dal punto di vista sanitario. Le persone indigenti riescono a destinare una parte sempre più bassa del loro scarso budget per curarsi, e questo genera una crescente diseguaglianza. Tutto all’interno di una situazione più generale che, come dimostra la ricerca che abbiamo commissionato a Doxa Farm, ci segnala come più o meno una persona su quattro ha rinunciato almeno una volta ad acquistare farmaci e ha rinunciato a visite, esami, terapie.

E il nostro Servizio Sanitario Nazionale non ci sta dietro…
Nel nostro Paese il sistema sanitario è universalistico, cioè per tutti, sulla carta, ma lascia fuori sempre più pezzi consistenti del bisogno, tant’è che ci sono queste 580mila persone che devono essere aiutate dal Banco farmaceutico, numero in continua crescita.

Quanto incidono i migranti su questi numeri?
Sicuramente tra gli assistiti degli enti ci sono anche una quota di migranti irregolari e di clochard che sfuggono ai calcoli sulla povertà assoluta. Sui migranti c’è un dato interessante che dice molto a chi vuole gli stranieri portatori di malattie. In realtà l’approfondimento che noi abbiamo fatto questa volta segnala che ci sono malattie “socialmente trasmesse”. Per esempio tra i migranti si sta diffondendo in modo crescente il diabete a causa di un consumo di pasta più consistente rispetto a quando erano nei loro Paesi. Gli italiani poveri, invece, hanno maggiormente problemi di tipo psichico. Tra le donne straniere si riscontra una dieta troppo povera di iodio, con rischi significativi per la salute cognitiva dell’eventuale nascituro. In qualche modo questi approfondimenti sugli stranieri, pur complicati e difficili da generalizzare (questo è un campione di 12mila pazienti su alcuni grossi enti caritativi di Milano), sono uno spaccato importante per mostrare quanto queste realtà siano più complesse di quanto si possa pensare.


Info su www.bancofarmaceutico.org