Monsignor Mario Delpini in collegamento con "Suonate le campane"

Una campana perché Dio entri nelle case

Per tutto il lockdown, "Suonate le campane" ha proposto due video-appuntamenti quotidiani. Ospite della centesima puntata, l'Arcivescovo di Milano Delpini esorta, in questo mese di maggio, a stare con Maria. E proprio lui due mesi fa...
Paola Ronconi

«Diventiamo tutti una piccola campanella, perché la musica di Dio entri nelle case, nei dialoghi con gli amici, coi colleghi, nei condomini. Diventate anche voi un suono che rallegra», con queste parole monsignor Delpini (ma preferisce essere chiamato don Mario, l’arcivescovo di Milano) ha parlato ieri, 3 maggio, nella 100ma “campana”. E due mesi fa non poteva certo immaginare il seguito che avrebbero avuto le sue parole del primo venerdì di Quaresima (rito ambrosiano), il 6 marzo, inizio della pandemia, quando registrò un video per entrare nei salotti del suo popolo: «Vorrei stringere a ognuno di voi la mano», disse: «Noi non abbiamo il modo di risolvere il problema (coronavirus), ma abbiamo la possibilità di usarlo bene… Un tempo di grazia», da rendere «un periodo di qualità». Terminò con un invito: «Domenica a mezzogiorno suonate le campane». Come a dire: fate sentire che la Chiesa c’è, che il Signore è con noi, anche se non si può ricevere l’Eucarestia. Ecco, allora, un gruppo di amici, che in un modo o nell’altro hanno a che fare con la musica e gli eventi, ha risposto a quell’invito: Walter Muto, Fulvio Matone, Francesco Lorenzi e Giovanni Assandri hanno messo in piedi un loro “campanile” (www.suonatelecampane.it) non di mattoni, ma che viaggia in rete sulle diverse piattaforme social. Sono video, in cui vengono proposti canti, letture di brani di letteratura o teatrali, interviste, che hanno in qualche modo colpito, chi li ha proposti.
Le parole di Delpini però sono state forse l’ultimo di una serie di fattori che li ha convinti: «Da un paio d'anni io, Fulvio ed altri amici andavamo al carcere di San Vittore a Milano e cantavamo e suonavamo per i carcerati». Poi è arrivato il virus e i disordini nelle prigioni. «Non si poteva neanche mandare loro materiale, tipo un cd con canti registrati. Come star vicino a questa gente in un momento così difficile?».

Non solo: «Sul fronte del lavoro, è morto il medico che teneva il corso di medicina generale (i medici di famiglia) che organizzavamo come ente», racconta Fulvio, direttore generale di Polis Lombardia: «È stato uno strazio e allora inizi a porti la domanda su come vivere questa situazione così dura. Don Julián Carrón ci dice di cogliere i segni, gli aspetti della realtà che fanno vedere la vittoria del Signore. È diventata una fame e una sete di significato» a cui, continua Fulvio, «lo Spirito Santo ha risposto, come sempre, in un modo che non ti aspetti. Arriva la proposta di chi se ne intende dal punto di vista tecnico a fare dei video da offrire a tutti». Aggiungiamoci poi che, dal punto di vista di uno che con la musica ci vive, «il lockdown è totale», dice Walter e chissà per quanto ancora.
E se un paio di domeniche dopo quelle sue prime parole Delpini ancora parlerà di campane che «sono come l’Angelo che viene a dirci che Dio non manca mai», basta, si parte.

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Da allora “Suonate le campane” ha già offerto un gran numero di "scampanate", al ritmo costante di due uscite al giorno. «Su 9 minuti di video, magari ne hai 5 e mezzo di gente che spiega perché lo fa», spiega ancora Fulvio. «Se uno vuole una buona esecuzione vada su youtube. Ma io non voglio l’esecuzione perfetta, voglio che qualcuno mi dica cosa muove il suo cuore adesso. Ogni giorno riceviamo contributi, oppure ci capita di chiederne a qualche amico. Così ogni brano per noi è un incontro». Dai canti spagnoli a quelli irlandesi, dalla lettura di Charles Péguy al San Tommaso di Caravaggio, dai 93 cantori di un coro a Testori, dalla Cavalleria Rusticana a Guareschi.

«Quando i discepoli salutano Gesù che sale al cielo, ricevono da lui l’indicazione: aspettate prima di andare in missione, aspettate che venga la potenza dello Spirito», prosegue Delpini durante la 100ma campana. «Sono saliti al piano superiore e gli Undici con alcune donne erano costanti e concordi nella preghiera con Maria. Quando si prega il rosario è come stare con Maria, e con lei ripercorrere la vita di Gesù, i misteri». C’è posto per tutti, qualsiasi sia il nostro temperamento, sembra dire l’Arcivescovo: «Come prego? Come Pietro, che sentiva l’impazienza di portare la compassione in mezzo agli uomini. O come Giovanni che ha posato il capo sul petto di Gesù, ha raccolto le sue confidenze con particolare amore e avrà desiderato rivelare agli uomini ciò che ha visto, sentito dal Verbo di Dio». E fa un augurio per questo mese di maggio: «Con Maria siamo perseveranti, concordi nella preghiera, e impariamo a dire i pensieri che abbiamo nel cuore».

www.suonatelecampane.it